La Formula 1 si ferma un fine settimana dopo il back to back Singapore-Giappone ed è tempo di riflessioni.
Il titolo mondiale piloti è già stato assegnato a Max Verstappen ma la portata dell’affaire budget cap ancora non è quantificabile: dolo o lieve disattenzione da parte di Red Bull?
La Cost Cap Administration, organismo federale che vigilia sul rispetto del nuovo regolamento finanziario della F1, ha accertato che l’anno scorso la scuderia austriaca ha sforato il tetto alle spese, fissato a 145 milioni di dollari, per una cifra inferiore al 5% del totale ma i continui ritardi della Fia lasciano intuire che la confusione al momento è oggettiva. Comunque vada appare altamente improbabile l’ipotesi che i due titoli piloti possano venire revocati: i possibili scenari potrebbero ridursi ad una sanzione o alla riduzione del budget per le prossime stagioni o al limite una decurtazione di punti nel mondiale Costruttori.
Sulla stagione 2022 della Ferrari le sensazioni sono in chiaroscuro. Ora, ripensando ad alcune scelte del muretto box, è innegabile che esistano recriminazioni ma occorre essere realisti. Come si fa a rimanere delusi nella stagione in cui la F1-75 ha conquistato al momento ben 17 podi, 4 vittorie, 11 pole, 5 gpv e soprattutto un bottino di punti (454) che praticamente eguaglia la somma dei 323,5 ottenuti dalla SF21 nel 2021 con i 131 della SF1000 nel 2020?
Si vince e si perde insieme, ergo, bravi tutti ma nessuno esente da errori a partire dalla coppia di piloti Sainz-Leclerc.
Mancano ancora 4 gare ma la sensazione è che Mercedes possa chiudere la stagione senza vittorie eguagliando il biennio 2010-2011. Che la W13 non fosse nata bene era apparso chiaro ben presto, qualche segnale si è intravisto durante l’estate ma poco più. Intanto George Russell pare seriamente intenzionato a chiudere la sua prima stagione al volante delle Frecce d’Argento davanti al blasonato compagno di squadra, Lewis Hamilton.
Se si esclude il decimo posto di Zhou nella gara di Monza, Alfa Romeo non tocca palla dal GP del Canada. D’accordo, la partnership con Sauber è ormai agli sgoccioli (terminerà a fine 2023) ma un crollo di prestazioni del genere è inspiegabile. O fin troppo spiegabile.
Vettel e Alonso sono arrivati in volata sotto la bandiera a scacchi di Suzuka, divisi da 11 millesimi, al termine di una gara alla loro maniera, ovvero da fenomeni. Il tempo passa, la costanza non può essere la stessa ma vedere i guizzi di Seb e Nando è la riprova (della quale non avevamo bisogno) che la loro generazione è stata davvero fenomenale, forse l’ultima dei Miti del volante. Lewis incluso, ovviamente.
Capitolo sicurezza. Il trattore in pista è un’immagine inaccettabile che riflette la confusione della Direzione gara e al tempo stesso si spera rappresenti la chiusura di un trittico che ha danneggiato e non poco l’immagine della Formula 1 tra Monza, Singapore e Suzuka. Ed è umanamente comprensibile la reazione furibonda di Pierre Gasly via radio. Lo stesso pilota che in quei frangenti viaggiava ad oltre 200 km/h.
Se certi atteggiamenti li avessero tenuti i piloti che correvano 30-40 anni fa la Formula 1 si sarebbe estinta.