Flashback 1990 / 1991: La Lanterna in estasi

La Sampdoria di Vialli e Mancini conquista il suo primo scudetto, mentre il Genoa ottiene una storica qualificazione in Coppa Uefa.

L’estate 1990 fu contrassegnata dai Mondiali che si svolsero proprio in Italia, con gli azzurri di Vicini che ottennero un buon terzo posto, anche se vi furono diversi rimpianti per la semifinale del San Paolo contro l’Argentina di Maradona. Il mercato invece vide la Juventus fare la parte del leone, con il clamoroso acquisto di Roberto Baggio dalla Fiorentina, che suscitò grandi contestazioni tra i tifosi viola, e l’arrivo in panchina di Maifredi, allenatore che ha fatto molto bene a Bologna.

Mentre le milanesi e il Napoli campione in carica (vincitore della Supercoppa Italiana contro i bianconeri) non cambiarono più di tanto la rosa, la Sampdoria si fece notare per gli arrivi di Branca e Mychajlycenko. Da segnalare il debutto nella massima serie del Parma di Nevio Scala.

Il campionato partì all’insegna del Milan di Sacchi, ma già a metà ottobre ci fu un continuo susseguirsi di sorpassi e controsorpassi con Inter e Sampdoria; mentre la matricola Parma si fece notare fin da subito assieme al Torino neopromosso, il Napoli ebbe un inizio negativo che lo tagliò fin da subito fuori dalla lotta scudetto, mentre la Juventus alternò grasse vittorie a clamorose debacle. Il girone d’andata si concluse con lo scatto finale dell’Inter che, approfittando della sconfitta dei rossoneri a Parma e del pari doriano con la Lazio, sorpassò le contendenti e si aggiudicò il titolo d’inverno, mentre in coda Cesena, Bologna e Cagliari sembrarono già avere un piede e mezzo in B.

Il ritorno partì all’insegna del duello tra gli uomini di Trapattoni e la formazione di Boskov, con i genovesi in grande spolvero e capace di estromettere dalla lotta Milan e Juventus. I doriani presero il largo grazie alle vittorie con il Napoli e in particolar modo contro l’Inter nella sfida scudetto per 2-0, grazie alle reti di Dossena e del capocannoniere Vialli. La Sampdoria conquistò il suo primo tricolore il 19 maggio 1991, quando sconfisse nettamente il Lecce per 3-0; Boskov fu portato in trionfo, così come Mancini e Vialli.

Dietro ai blucerchiati arrivò il Milan, anche se venne squalificato dalle coppe europee per il caso di Marsiglia, l’Inter e il Genoa che, dopo un girone d’andata discreto, alzò la propria asticella e riuscì ad ottenere per la prima volta il pass in Europa, sconfiggendo la Juve all’ultima giornata, facendo compiere il secondo miracolo sportivo firmato da Osvaldo Bagnoli.  Anche Torino e Parma andarono in Coppa Uefa, mentre la “Vecchia Signora” terminò al settimo posto fuori da tutto e diede il via all’ennesima rivoluzione societaria.

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Anche il Napoli deluse grandemente, in particolar modo Diego Armando Maradona che abbandonò l’Italia in clandestinità dopo essere stato squalificato per quindici mesi a causa della positività nei controlli antidoping. In B retrocedettero Cesena, Bologna, Pisa e Lecce, mentre il Cagliari di Ranieri riuscì nell’impresa di salvarsi grazie alle reti di Fonseca.

Alla scoperta del Parma

Una delle grosse novità della stagione 1990/1991, oltre al cambio di regolamento del fallo da ultimo uomo, fu il debutto nel massimo campionato del Parma, guidato dall’emergente Nevio Scala. La formazione parmigiana rientrò nella categoria delle tante squadre della via Emilia che occuperanno gran parte della Serie A. La struttura della rosa fu composta dal portiere brasiliano Taffarel, dal giovane centravanti Alessandro Melli e da altri prospetti come Brolin, Osio e Minotti.

Parma
L’abbraccio tra Alessandro Melli e Marco Osio. (foto: newsmondo.it)

Nonostante il debutto poco fortunato contro la Juventus, gli emiliani misero subito poco ad effettuare il clamoroso colpo, ovvero alla terza giornata contro il Napoli campione d’Italia, gara decisa grazie dalla rete di Brolin. Nelle settimane successive gli uomini di Scala fermarono la corsa della Sampdoria e, al termine del girone d’andata, sconfisse il Milan campione del mondo, impendendo agli uomini di Sacchi di aggiudicarsi il titolo d’inverno.

Anche nel girone di ritorno i parmigiani riuscirono a mantenere il ritmo e, dopo una sola stagione in A, ottennero una storica qualificazione in Coppa Uefa, complice anche la squalifica del Milan dall’Europa. Nevio Scala mise le basi per quello che sarà un grandissimo ciclo negli anni successivi.

La fine del Pibe de Oro

La stagione 1990/1991 viene ricordata da tutti come la fine di Diego Armando Maradona, ricordato ancora da molti come il più forte di calciatore della storia. Nonostante l’inizio folgorante con il 5-1 rifilato alla Juventus in finale di Supercoppa Italiana, gli azzurri ebbero un avvio di campionato da incubo e la situazione non migliorò per gli uomini di Bigon, mentre il capitano argentino sembrò con il cuore e con la mente lontano da Napoli.

Maradona
Diego Armando Maradona con la maglia del Napoli durante una partita del campionato 1990-91. (foto: ansa.it)

L’argentino fu vittima di un caso durante la partita di Champions League contro lo Spartak Mosca, ma nulla fu in confronto a quanto accadde il 17 marzo 1991, quando Maradona, successivamente alla sfida vinta per 1-0 con il Bari, fu trovato positivo al controllo antidoping e vennero rilevate tracce di cocaina. A quel punto il Pibe de Oro, dopo la gara persa contro la Sampdoria (realizzò il suo ultimo gol su rigore), decise di lasciare Napoli e la Serie A in assoluta clandestinità.

Nonostante ciò, gli azzurri riuscirono nell’impresa di rimontare, ma mancarono di poco la qualificazione in Europa.

A proposito di Giuseppe Ieno

28 anni, laureato nella facoltà di scienze dell'educazione di Parma, tifosissimo del Milan, ama seguire il calcio in generale ed è un grande appassionato di wrestling

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