Irvine e quell’estate del ’99

Riviviamo una dopo l’altra tutte le gare del Mondiale F1 1999, uno dei più emozionanti di sempre. Parte 1 di 3: “Ma non schergrziamo neanche” (Jean Todt).

Di Francesco Tassi

Un punto. Un solo maledetto punto in più sarebbe bastato a cambiare le prospettive iridate di Eddie Irvine nel 1999.

Facciamo un passo indietro, anzi sedici.

Pronti-via e in Australia avviene tutto quello che nessuno si sarebbe mai aspettato. Le McLaren volano nelle qualifiche e al semaforo verde prendono il largo mentre Michael Schumacher, scattato terzo dopo aver rimediato un distacco siderale, ritocca il jackpot dei contrattempi accadibili in un singolo gran premio.

Quel giorno Jacques Villeneuve porta al debutto la BAR: invece del tradizionale brindisi beneaugurante, l’ex campione del mondo si ritrova senza alettone posteriore dopo 13 giri. Nello stesso momento in cui McLaren di Coulthard è costretta al ritiro. Et voilà, ecco servito il leit motiv della stagione: Hakkinen primo ed Irvine all’inseguimento.

Alla ripartenza dalla safety car, Mika si accorge che sta spingendo a vuoto sull’acceleratore. Eddie, incredulo, lo salta sulla linea del traguardo e va a vincere la sua prima gara. Todt non se ne fa una ragione, intanto il suo pilota ‘sbagliato’ travolge tutto e tutti: “Visto? non sono soltanto bello!’”

In Brasile si ritorna alla normalità: nonostante un infarto sfiorato ad inizio gara per un black out improvviso del cambio, Hakkinen si impone davanti a Schumi. Il podio sarebbe completato da Irvine che però nel finale viene rallentato da problemi al motore e deve effettuare una sosta supplementare ai box che lo fa retrocedere al quinto posto finale.

Tre settimane dopo la Formula 1 approda sulle rive del Santerno. Doppietta McLaren in prova e fuga iniziale di Hakkinen che al 17° giro si autoelimina in prossimità della linea del traguardo per la gioia eufemisticamente esagerata dei tifosi, una gioia simile a quella che aveva accompagnato l’uscita di pista di Riccardo Patrese alle Acque Minerali sedici anni prima: allora vinse Patrick Tambay con il numero 27 ereditato da Gilles, stavolta tocca a Schumi.

Irvine veleggia tranquillo in terza posizione e intanto pensa tra sé e sé che con quel piazzamento conserverebbe la leadership del mondiale, seppur in coabitazione con il compagno di scuderia. Non fa in tempo a riporre la calcolatrice nell’angusto abitacolo della F399 che il motore stavolta decide di lasciarlo proprio a piedi al 46° giro: Imola è il primo zero stagionale.

Frentzen, che lo segue da vicino, scivola sull’olio perso dalla Ferrari, andando in testacoda e ritirandosi. Dodici giri dopo si ripete la dinamica, protagonisti Herbert e Zanardi.

A Monaco Hakkinen cala il poker in qualifica, meglio di lui fa solo Marc Genè che riesce a disintegrare due Minardi durante la sessione. Domenica 16 maggio le Ferrari corrono all’attacco, Schumi fa gara a sè ma Eddie non è da meno e si sbarazza di entrambe le McLaren: doppietta pesantissima e mini break del tedesco in classifica.

Nessuno ci fa caso ma ai piani alti della generale si sta affacciando pure Heinz-Harald Frentzen su Jordan.

In Spagna il campione in carica fa cinque su cinque in qualifica, accanto a lui Irvine. Il tempo del semaforo verde e le loro strade si separano: Mika s’invola e tira come un ossesso fino alla bandiera a scacchi, Eddie riesce nella doppia e contemporanea impresa di partire male e rallentare il proprio caposquadra. Curioso l’ordine di arrivo: la vettura #1 (Hak) precede la #2 (Cou), la #3 (MSc) e la #4 (Irv).

La successiva trasferta canadese potrebbe agevolare le Rosse: Schumacher firma la prima pole stagionale rifilando 29 millesimi al rivale finlandese, Irvine è terzo a poco più di un decimo. Se in Formula 1 il numero 13 è stato a lungo ostracizzato per ragioni scaramantiche un motivo dovrà pur esserci.

Domenica 13 giugno è Zonta a fare da apripista, poi, nell’ordine Hill, Schumi e infine Villeneuve ‘timbrano’ la curva 13: quel giorno nasce il mito del Wall of Champions, il famigerato muro dei campioni. La safety car a furia di entrare in pista sfiora la zona punti e con l’ultimo intervento congela le posizioni fino alla bandiera a scacchi. Primo Hakkinen, davanti a Fisichella. Fortunosamente, perché il vincitore morale della gara è il nordirlandese volante, terzo con tanto di giro più veloce, autore di un’irresistibile rimonta dopo lo speronamento subito da Coulthard.

A fine mese si corre in Francia a Magny-Cours, con la pioggia che stravolge qualifiche – Barrichello in pole – e gara: vince Frentzen, sceso definitivamente dal carrello dei bolliti davanti ad Hakkinen.

E Irvine?

Prima rientra ai box nel momento in cui i meccanici stanno facendo la pennichella, poi viene rallentato da Todt per proteggere Michael, alle prese con noie elettriche e incalzato dal fratello Ralf. Da quarto finisce sesto, un gioco di squadra assurdo.

Alla vigilia di Silverstone, Mika ha 40 punti, 8 più di Schumacher. Eddie insegue a meno 14 dalla vetta. Ovvero il numero esatto di punti lasciati fin qui per strada e non per colpa sua, Spagna esclusa.

E’ la somma che fa il totale, aveva ragione Totò.

 

A proposito di Cristian La Rosa

Cristian La Rosa. Classe ’76, ama il calcio e lo sport in generale. Segue con passione il calcio internazionale e ha collaborato con alcuni web magazine. È il fondatore, ideatore ed editore.

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