Lazio, una supernova esplosa

Essere tifosi di calcio, in se per se è qualcosa di difficile. Spiegare a un “non tifoso” cosa si prova nelle ore che precedono un derby, o cosa significhi vincere o perdere una finale di Champions League, è qualcosa di impossibile; essere tifoso di alcune squadre invece, è ancora più difficile: mentre vedi gli altri vincere e gioire per trofei importanti, tu te ne stai lì, in un angolo a piangere sul latte versato. Una di queste squadre, è la Lazio, che oggi, dopo la pesante (non di punteggio -almeno questo direte voi – ) sconfitta con il Chievo già retrocesso (sì, ricordarlo fa molto male) è letteralmente esplosa, come una supernova.

Il prezzo da pagare per un “non progetto”

Ovviamente la cosa era già annunciata, per il semplice motivo che una società come quella biancoceleste, gestita in maniera quasi impeccabile sotto l’etica del bilancio, ma che lascia a desiderare sotto altri aspetti come quello calcistico, era arrivata in un punto di non ritorno: le opzioni erano solamente due, fare il grande passo, ovvero ottenere l’accesso all’Europa che conta, o cadere definitivamente per ripartire da zero. Già, perché la mancata qualificazione dello scorso anno, che è sfuggita per un non nulla, non era stata pianificata, non sarebbe stato il frutto di un lungo percorso mirato, ma semplicemente un colpo – e anche bello grosso – di fortuna; per questo, non si è riusciti nell’intento nemmeno quest’anno, per via di un lavoro che non è stato fatto. Ora, parliamoci chiaro: la Lazio non è una squadra che può vantare dietro di se un progetto mirato ad ottenere obiettivi importanti, e questa stagione ne è la prova: lo scorso anno, dopo un campionato bellissimo che ha visto una corsa alla Champions sfumare all’ultima giornata, qualsiasi presidente avrebbe cercato di migliorare la rosa per aggiungere “quel tassello in più” che mancava, tranne Lotito, che ha invece perso due dei pezzi pregiati (De Vrij e Felipe Anderson) per sostituirli con altri due giocatori sì forti, ma non in grado di regalarti il salto di qualità (vedi Correa). Che poi, qui entra in gioco un altra questione, quella dei campioni: senza motivazioni alle spalle, anche loro possono trasformarsi in veri e propri brocchi.

I big vogliono andare via (?)

La supernova targata Simone Inzaghi ha inizio nella stagione 2016-2017, quando contro ogni aspettativa, è riuscita a raggiungere un quinto posto lasciandosi dietro Milan e Inter. Nella stagione successiva, le cose sono addirittura migliorate, arrivando a mancare la Champions League per un nulla: questo è stato il momento di massima luce raggiunta dalla supernova, “che emette tanta energia quanta è previsto che ne emetta il sole durante la sua intera esistenza”. Il resto è solo un lento e inesorabile declino. Sergej Milinkovic-Savic, l’uomo che si è più contraddistinto nella passata stagione (tanto da essere stato valutato 100 milioni di euro), ha rifiutato offerte importanti per onorare il suo contratto e rimanere alla Lazio, con la promessa però, di riuscire nell’obiettivo di raggiungere palcoscenici più importanti. È questo il motivo (secondo me) dietro la sua reazione “di pancia” che ha portato all’espulsione nel match contro il Chievo: davanti all’ennesimo fallimento, il pensiero di voler scappare, alla ricerca di competenza, si è fatto realmente concreto. Certo, che poi lui ci abbia messo del suo nell’arrivare a fallire, quello è un dato di fatto (quattro i goal stagionali contro i dodici dello scorso anno), ma cosa avreste fatto al suo posto? È come se al lavoro, il vostro capo vi chiedesse ogni anno di dare sempre il massimo senza però possibilità di ottenere una promozione. Insieme a lui poi, c’è anche Luis Alberto, che a fine partita è andato dall’arbitro per applaudirlo ironicamente rimediandosi un bel cartellino rosso, e aggiungendosi così alla già pesante lista delle assenze. Tutto ciò sembra essere solo frutto di una frustrazione arrivata ormai al limite.

Ricostruire da zero

Adesso cosa accadrà? Inanzitutto c’è da aspettare il finale di stagione, che ai biancocelesti può ancora regalare qualcosa: sono infatti ancora in corsa per un posto in Europa League e in Coppa Italia, dove affronteranno il Milan il prossimo 24 aprile. Poi da giugno, sarà rivoluzione vera e propria, bisognerà mettere mano al mercato per colmare quelle lacune difensive e non, che si sono palesate in maniera sempre più evidente nell’arco della stagione: Patric e Durmisi non si sono dimostrati adatti al livello richiesto dalla zona di alta classifica, mentre Lulic sta iniziando ad accusare lo scorrere degli anni e pensare di sostituirlo sarebbe qualcosa di molto intelligente. Prima di questo però, qualcuno in società dovrebbe chiedersi dove si vuole arrivare il prossimo anno, per non fare lo stesso errore ancora un’altra, ennesima volta.

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