Lebron James fuori dai playoff: quali sono le cause?

La notizia è una di quelle che fanno veramente clamore: dopo ben quindici anni, Lebron James non parteciperà ai playoff NBA. I suoi Lakers infatti, che già avevano basse probabilità di strappare un ticket per la post-season, si sono visti eliminati matematicamente dopo la doppia sconfitta con i Clippers nel derby di Los Angeles, e con i Denver due notti fa. I giornali americani del settore non stanno facendo altro che scavare a fondo da mesi sulle prestazioni dei gialloviola, ma quali sono i reali motivi della debaclè?

L’assenza del king

Che i Lakers ci abbiano messo impegno nel mancare l’ottavo posto è un dato di fatto, ma non si può dire che la fortuna sia stata dalla loro parte: nella gara di natale contro i Golden State Warriors infatti, James ha rimediato un infortunio all’inguine, che lo ha tenuto fuori dal parquet per quasi due mesi, cosa che a Cleveland (ma anche a Miami) non era mai accaduta. Ed è proprio qui che la sua squadra ha ottenuto i risultati peggiori, senza la guida del #23 in campo; che al suo rientro ha trovato una situazione di classifica disastrosa. Quello di Lebron però non è il solo infortunio che si  è visto tra le fila dei Lakers, visto che secondo una statistica, Lebron, K. Caldwell-Pope e Lonzo Ball non sono riusciti a giocare nemmeno una partita partendo tutti dal quintetto iniziale negli ultimi due mesi. Un problema che a livello di talento, si è fatto sentire non poco.

Un giocatore anormale, diventato normale

Un altro fattore che ha determinato l’esito negativo della stagione è stato il cambiamento di status del Re da “giocatore anormale”, a “giocatore normale”. Nell’arco della regular season infatti, abbiamo visto un calo nelle sue “stats”, come piace tanto chiamarle agli americani: non parliamo di peggioramenti drastici, ma in una squadra con già evidenti problemi, una crepa extra non fa certo che bene. Nella precedente stagione, l’ultima disputata a Cleveland, in Ohio, James ha collezionato una media di 27 punti a partita, un 74,2 % di riuscita nei tiri liberi e un 36,7% nei tentativi da tre, senza contare rimbalzi e stoppate; quest’anno invece, i punti a partita sono di media 25, la percentuale sui liberi è scesa al 65,3%, e quella sui tiri da tre al 34%. Numeri in calo (di poco) per un giocatore che non ha mai visibilmente accusato l’avanzare dell’età, problema che adesso forse sta iniziando a bussare alla porta.

Poca concretezza

Il bello (o il brutto, dipende dai punti di vista) del campionato NBA è senza ombra di dubbio l’elevato numero di partite previste dalla “stagione base”, ovvero ben 82 match, con 30 squadre a darsi battaglia. Di queste 30 però ce ne sono una manciata in evidente fase di “re-building” in attesa del draft, e quindi in qualche modo obbligate a non raggiungere risultati accettabili in classifica per ottenere una migliore possibilità di scelta a fine stagione. Ed è proprio con queste squadre che la franchigia di Magic Johnson ha perso vittorie importanti: infatti negli ultimi due mesi, contro Phoenix Suns, Atlanta Hawks, New York Knicks e Utah Jazz sono arrivate solo sonore batoste sia in termini di punteggio che di classifica. Addirittura si sta facendo peggio in questo avvio di marzo, dove nelle ultime 5 partite non possiamo contare nessuna vittoria.

Spogliatoio spaccato?

Un altra voce che circola da tempo nell’ambiente è quella del pessimo umore all’interno dello spogliatoio della squadra, per via di una scelta di Lebron a gennaio. Il numero 23 infatti, si è sempre distinto sia a Miami che a Cleveland, per il ruolo di giocatore/GM: è lui infatti a mettere sempre l’ultima parola sulle mosse di mercato della squadra, e ai Lakers, prima della “deadline” tutti si sono chiesti cosa sarebbe successo, visto che la dirigenza (sotto richiesta forzata di Lebron) ha offerto per Anthony Davis dei Pelicans, tutto il possibile: Lonzo Ball, Rajon Rondo, Kyle Kuzma, Beasley e una futura prima scelta. Il risultato? Un secco rifiuto da parte della dirigenza dei Pelicans, che senza ombra di dubbio attenderanno giugno per ricevere offerte migliori dai Boston Celtics e New York Knicks, e uno spogliatoio con una frattura giovani-Lebron James a Los Angeles.

 

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