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Nuova Superlega: sarà la fine del calcio come lo conosciamo?

La rivoluzione Superlega è iniziata: addio vecchio calcio, benvenuto business globale con nuovi padroni. Il pallone che verrà: più ricco, più elitario e lontano da UEFA e FIFA.

L’annuncio della Superlega è arrivato come un fulmine a ciel sereno, a poche ore dalla sentenza della Corte di Giustizia Europea che di fatto ha limitato il potere monopolistico di Uefa e Fifa nel mondo del calcio. I top club, forti di questa decisione, hanno subito colto la palla al balzo presentando il progetto di un torneo continentale con un format innovativo a 64 squadre e tre livelli.

Si apre dunque una nuova era per il pallone europeo, con gli scenari futuri che appaiono incerti e potenzialmente dirompenti. I campionati nazionali saranno ancora centrali o finiranno ai margini? I tifosi come reagiranno a questa rivoluzione? La Uefa riuscirà a contrastare la creazione della Superlega o sarà costretta ad accettare un ridimensionamento del suo ruolo? Il calcio diventerà uno sport d’élite per pochi club ricchissimi o si troverà un equilibrio per preservare un minimo di competitività? Sono solo alcune delle tante domande aperte in questa fase di grandi cambiamenti.

SUPERLEGA, ARRIVA L’ERA DEL CALCIO GLOBALE

La nuova Superlega si prepara a rivoluzionare il panorama calcistico europeo, ponendo fine all’egemonia ultra decennale della Coppa dei Campioni/Champions League. Il CEO di A22 Sports Management Bernd Reichart ha svelato i dettagli del progetto: una competizione suddivisa in tre livelli (Star, Golden e Blue League) basata su criteri meritocratici, con promozioni e retrocessioni annuali. Le leghe Star e Golden vedranno 16 top club sfidarsi in gironi da 8, mentre nella Blue League giocheranno 32 squadre in 4 gironi. Le vincenti di ogni lega saranno proclamate campionesse, con meccanismi di interscambio tra i livelli. Ma il grande ricambio avverrà nella Blue League, dove ogni anno 20 club verranno rimpiazzati da formazioni nazionali.

Prevista anche una Superlega femminile. Le partite saranno trasmesse gratuitamente sulla piattaforma di streaming Unify, permettendo a miliardi di persone di seguire il torneo. Una mossa mediatica studiata per acquisire consensi tra i tifosi. Gli analisti confermano la validità commerciale del format, che proietta il calcio nel futuro puntando su meritocrazia, apertura e inclusione. Una rivoluzione che promette di stravolgere gli equilibri del pallone.

È GUERRA TRA VECCHIO E NUOVO CALCIO

La creazione della Superlega pone inevitabilmente interrogativi sul futuro dei campionati nazionali come la Serie A, la Premier League, la Liga e la Bundesliga. Secondo A22 Sports queste competizioni mantengono un ruolo centrale, ma la realtà potrebbe essere ben diversa. In Inghilterra, patria della Premier League, il mondo del calcio è già sul piede di guerra. Il governo sta valutando una legge per impedire l’adesione dei club, mentre i tifosi ribadiscono il no alla Superlega. Ancora una volta la Gran Bretagna potrebbe ritrovarsi isolata nella difesa dello status quo, com’è spesso accaduto nella sua storia. Per ora tutte le big inglesi hanno dichiarato di voler restare in competizioni UEFA.

Uno scenario inedito potrebbe essere l’alleanza tra UEFA e Football Association per contrastare la Superlega. Insomma, l’impatto sulle competizioni nazionali appare tutto da decifrare: da un lato la ricca Premier League difficilmente accetterà di essere declassata, dall’altro però la Superlega potrebbe attirare club e interessi economici alterando profondamente gli equilibri consolidati. Il futuro è ancora tutto da scrivere.

L’ASSE ARABI-USA PER IL NUOVO CALCIO GLOBALE

Con la nascita della Superlega, il panorama del calcio mondiale potrebbe presto avere nuovi padroni. I petrodollari arabi e il business sportivo americano hanno le risorse e la mentalità giusta per scalzare il predominio di UEFA e FIFA. Non è da escludere che soggetti finora defilati possano inserirsi in questo scenario, magari attraverso alleanze strategiche: la Cina, dopo aver abbandonato il pallone, potrebbe ritornare con ambizioni di leadership; il Giappone, con la sua potenza economica, sarebbe un partner ideale. In caso di conclusione del conflitto ucraino, anche la Russia di Putin potrebbe tornare prepotentemente in gioco per contendersi il controllo del nuovo corso del pallone mondiale.

Insomma, la Superlega spalanca le porte a un business planetario dagli orizzonti sterminati, capace di attrarre nuovi capitali e modelli imprenditoriali lontani dal calcio tradizionale. I petrodollari arabi, il pragmatismo americano e le potenze asiatiche sono pronti a contendersi lo scettro di nuovi padroni del pallone. Il calcio è a un bivio cruciale della sua storia: la sfida per il controllo del futuro è appena cominciata.

L’arbitro Daniele Orsato ossserva il VAR durante il match Atalanta – Juventus

SUPERLEGA VS UEFA/FIFA: È SCONTRO PER IL CONTROLLO DEGLI ARBITRI

La questione arbitrale è destinata a diventare centrale con l’avvento della Superlega. UEFA e FIFA si troveranno di fronte a un bivio: come gestire il probabile esodo dei fischietti più importanti verso il nuovo torneo? La minaccia di escluderli dalle competizioni nazionali potrebbe non bastare. Gli arbitri seguiranno i propri interessi economici: se la Superlega metterà sul piatto compensi faraonici, in molti potrebbero decidere di cambiare casacca.

Si porrà quindi un duplice problema: reclutare nuove leve da addestrare per i campionati domestici e gestire le defezioni eccellenti. Anche il VAR rischia di diventare terreno di scontro: la Superlega vorrà un sistema proprietario, togliendo a UEFA e FIFA il controllo sulla tecnologia. Insomma, la battaglia per assicurarsi i migliori fischietti segnerà una nuova frontiera della sfida tra Vecchio e Nuovo Calcio. Il potere arbitrale cambierà padrone.

UEFA E FIFA: MIGLIAIA DI POSTI A RISCHIO

La creazione della Superlega mette a rischio la stessa esistenza degli organi di governo del calcio UEFA e FIFA. Le due istituzioni, con sedi e dipendenti sparsi in tutta Europa e nel mondo, dovranno inevitabilmente ridimensionarsi di fronte alla perdita di potere e appeal.

Mentre i vertici troveranno il modo di riciclarsi restando a galla, saranno i dipendenti di base a pagare il prezzo più alto, con l’angoscia di migliaia di posti di lavoro a rischio. I colossi burocratici di UEFA e FIFA, abituati a dettare legge, si troveranno improvvisamente sull’orlo del baratro. Dovranno ridefinire da zero il proprio ruolo, operando dolorosi tagli al personale. I leader resteranno in sella, ma i lavoratori delle classi più basse vivranno mesi di incertezza sul proprio futuro. È la fine di un’era per le istituzioni che hanno governato il calcio per decenni?

A proposito di Cristian La Rosa

Cristian La Rosa. Classe ’76, ama il calcio e lo sport in generale. Segue con passione il calcio internazionale e ha collaborato con alcuni web magazine. È il fondatore, ideatore ed editore.

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