Notte di Champions amara per la Roma, eliminata in casa del Porto dopo aver subito il gol decisivo ai supplementari. Si chiude così una settimana parecchio difficile per l’ambiente romanista, dopo la pesante sconfitta inflitta dai cugini laziali e poi dai portoghesi.
Le colpe, come solito, sono finite su Di Francesco: tecnico giovane, preparato, che solo 12 mesi fa ha compiuto un’impresa eliminando il Barcellona dopo una rimonta da sogno. La stessa Roma, che poteva contare su giocatori di categoria superiore come Alisson, Nianggolan e Strootman, è in un periodo parecchio difficile. E la croce, purtroppo, è addosso ad Eusebio.
La fotografia della partita di ieri è la sintesi di cosa sta provando l’ambiente giallorosso: l’apporto di De Rossi in campo è stato fondamentale, anche se per soli 45′. È mancato qualcosa in più (escludendo le dubbie decisioni arbitrali) ma soprattutto è sembrato un esilio dello stesso allenatore, abbandonato dalla stessa società che ha raccolto fortune da lui.
I giocatori, in gran parte, sembrano essere con lui: cosa blocca quindi Di Francesco? Addossare a lui le colpe di una stagione per il momento negativa (anche in luce della sconfitta subita in Coppa Italia contro la Fiorentina) e un percorso difficile in Serie A, sembra forzare la mano nei confronti di un tecnico che ha visto privarsi di ben 3 titolari della scorsa stagione, sostituiti forzatamente: Olsen non è Alisson, Cristante non è Nianggolan, Nzonzi non è Strootman.
Ma soprattutto: aver forzato l’utilizzo di Zaniolo e aver fatto esplodere l’ennesimo talento in quel di Roma, pone le basi per una squadra che può puntare ad essere competitiva, senza però dover rinunciare al suo tecnico. C’è chi parla di dimissioni, chi di esonero. Per il bene della Roma e della sua crescita, bisogna salvare il soldato DiFra, lasciato per il momento solo.