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Triestina, sognare è un dovere!

La Triestina passa a Pordenone, agganciando in vetta la Fermana. La promozione fra i cadetti è l’obiettivo stagionale, per una piazza che meriterebbe senza dubbio la Serie A…

 

di Giuseppe Livraghi

 

Tanto tuonò che piovve. Dopo undici giornate, vincendo (2-1) lo scontro diretto in casa dell’ostico Pordenone, la Triestina si porta in vetta al girone B di Serie C: l’unico girone (quasi) normale, per intenderci, nel quale (per i noti motivi legati agli eventuali ripescaggi in Serie B) solamente quattro compagini (Ternana, FeralpiSalò, Rimini e Sambenedettese) hanno “saltato” alcune delle gare in calendario. Le “fere” ternane, infatti, devono recuperare tre partite, cioè quelle che le opponevano, appunto, a FeralpiSalò, Rimini e “Samb” (questi ultimi tre sodalizi, quindi, devono ciascuno recuperare un incontro).

Ma torniamo al calcio giocato, che vede in vetta, a quota 20, la “strana coppia” composta dai giuliani e dalla Fermana: appena dietro, ecco Lanerossi Vicenza Virtus e Pordenone a 19, Ternana e FeralpiSalò a 18. Come è facile immaginare, lo scontro diretto di Pordenone poteva permettere ai “ramarri” nero-verdi friulani di portarsi al primo posto solitario, a +2 sulla Fermana: invece, i tre punti sono andati alla Triestina.

Con massimo rispetto e simpatia per i pordenonesi, è giusto focalizzarsi sulla compagine giuliana, tornata nel calcio professionistico la scorsa stagione e ora con le carte in regola per puntare alla cadetteria.

Come direbbe il buon Antonio Lubrano, “la domanda sorge spontanea” ed è la seguente: “Avete mai sentito nominare da qualcuno il famoso zio d’America?”. La Triestina non ha uno zio nel continente americano, ma un… cugino in Australia: il suo nome è Mario Biasin, triestino trasferitosi nella terra dei canguri negli Anni Cinquanta, cugino dell’ex calciatore (triestino DOC) Mauro Milanese. Chiamato da Milanese, Biasin ha acquistato la società giuliana il 12 aprile 2016, pagandola all’asta giudiziaria 100mila euro (accollandosi il debito sportivo pregresso, ammontante a 250mila euro) e promettendo serietà. Nessun proclama esagerato, ma un motto: “Cresceremo pian pianin”, cresceremo pian pianino, passo dopo passo.

Il primo passo è stato la più che saggia nomina dell’esperto Milanese (già dirigente, con ottimi risultati, al Varese) ad amministratore unico; il secondo, la salvezza conquistata nella Serie D 2015-’16, in un ostico play-out con la Liventina. Il bello, però, arriva in seguito, con il secondo posto in Serie D nel 2016-’17 (dopo un lungo testa a testa col Mestre) e la successiva vittoria nei play-off per il ripescaggio in Serie C: dopo il fallimento del 2012, il sodalizio di Trieste torna fra i professionisti.

Ma non è finita: dopo aver sfiorato i play-off nell’annata del ritorno in terza Serie (2017-’18), i “muli” giuliani sono tra le candidate al salto di categoria in questa stagione di Serie C, forti di un organico che annovera elementi del calibro di Alessandro Lambrughi e Pablo “el diablo” Granoche.

Dopo tanti anni di delusioni, nei quali hanno dovuto vedere le gloriose maglie rossoalabardate impegnate su campi non consoni al loro blasone (Eccellenza 2012-’13), potendo gioire solo raramente, i sostenitori triestini possono nuovamente pensare in grande: una società solida, seria, capace (Biasin ha dimostrato di capire di calcio proprio in Australia, quale “patron” del Melbourne Victory) e, soprattutto, triestina.

L’ambizione è la promozione in Serie B, ma Biasin ha affermato che il progetto è a lungo termine: si riuscirà a rivedere i “muli” in Serie A, dalla quale mancano dalla remota stagione 1958-’59? Chi ama il calcio, spera di sì. Una città meravigliosa, chiusa tra il mare e le montagne, diffusa cultura, una fede patriottica mirabile, uno stadio (il “Nereo Rocco”) bellissimo, una storia sportiva piena di campioni: Trieste e la Triestina meritano la massima Serie.

Non sarà facile, lo si sapeva, ma ora il vento (in tutti i sensi, visto che questa è la città della bora) è cambiato: sognare non solo è lecito, ma è un dovere. Come giustamente affermano tanti tifosi rossoalabardati, la Triestina, per Trieste, è molto più di una squadra di calcio: è il legame alla Patria, dalla quale rimase divisa per secoli; è il simbolo di un’identità che, nel tempo, taluni vollero negare o cancellare; è l’anima di un popolo generoso e sincero; è il cuore pulsante di un’umanità che crede ancora in qualche cosa; la Triestina è un ideale.

Auguriamo, con il massimo rispetto di tutte le avversarie, alla compagine giuliana di tornare presto in alto. Prendendo in prestito alcune frasi del grande poeta triestino Umberto Saba, possiamo affermare: “Anch’io, fra i molti, vi saluto, rossoalabardati, sputati dalla terra natia, da tutto un popolo amati! La vostra gloria, undici ragazzi, come un fiume d’amore orna Trieste!”.

A proposito di Giuseppe Francesco Livraghi

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