Da Donnarumma a Lookman, passando per Luis Alberto e Tevez: quando i calciatori spingono per l’addio ma alla fine restano. I casi più clamorosi tra Serie A e top club europei.
Ogni estate di calciomercato regala colpi di scena, ma alcuni di questi avvengono non nei corridoi dei dirigenti, bensì nel cuore dello spogliatoio. Ci sono calciatori che chiedono apertamente la cessione, si scontrano con la società, finiscono fuori rosa o disertano i ritiri estivi. Eppure, per mille motivi – strategici, economici, o semplicemente sportivi – alla fine restano. E in alcuni casi, tornano addirittura protagonisti. L’ultimo esempio è quello di Ademola Lookman, ma prima di lui è successo a tanti altri: ecco i casi più clamorosi degli ultimi anni, partendo da quelli italiani.
I GRANDI CASI DEL PASSATO: TRA TENTAZIONI E STRAPPI RICUCITI
Anche quando il calcio non era ancora dominato dai social e dai comunicati ufficiali su Instagram, le tensioni tra campioni e società infiammavano tifosi e giornali. È il caso di Lothar Matthäus, che nel 1991 era ad un passo dal Real Madrid. Il fuoriclasse tedesco aveva rotto con l’ambiente dell’Inter, pronto a lasciare Milano… ma alla fine restò. E con la maglia nerazzurra vinse anche la Coppa UEFA del 1991.
Ma ancora più clamorosa fu la voce – poi confermata – di un contatto segretissimo tra Diego Armando Maradona e il Marsiglia. Nell’estate del 1989, Tapie, presidente dell’OM, offrì una cifra faraonica per portare El Pibe de Oro in Francia. Diego voleva andar via da Napoli, il rapporto con Ferlaino era logoro… ma alla fine restò, e trascinò ancora una volta il Napoli allo Scudetto e alla conquista della Coppa UEFA nel 1989.
Nel 1999, Gabriel Batistuta sembrava sul punto di lasciare la Fiorentina per l’Inter. Dopo sette stagioni, il Re Leone voleva lottare per lo scudetto altrove. I viola però riuscirono a trattenerlo, e Batigol ripagò con un’altra stagione straordinaria, segnando 23 gol e portando la squadra in Champions League.
Un altro caso emblematico è quello di Alessandro Del Piero nel 2006: dopo Calciopoli, molti davano per scontata la sua partenza. Il Capitano aveva offerte da tutta Europa, ma decise di restare alla Juventus in Serie B, rifiutando il Milan, l’Atletico Madrid e il Manchester United. Non un ritorno dopo uno strappo… ma un no al tradimento, che lo rese eterno.

I CASI ITALIANI: I RIENTRI CHE NON TI ASPETTI
Nel calcio italiano, nessuno strappo è davvero irreparabile. Ci sono giocatori che, dopo essersi messi di traverso o aver chiesto apertamente la cessione, sono riusciti a rientrare nel gruppo e a riscrivere la propria storia con la maglia che sembrava ormai perduta. Prendiamo Ezequiel Lavezzi, ad esempio. Nell’inverno del 2009, l’argentino entrò in rotta di collisione con il Napoli, arrivando addirittura a pubblicare una lettera durissima contro il club, in cui denunciava una mancanza di rispetto e invocava la “dignità”. Sembrava finita, e invece no. Dopo settimane di tensione, il Pocho tornò in campo, accolto dal calore dei tifosi. Restò a Napoli fino al 2012, diventando uno degli idoli più amati della storia recente del club.
Simile, per certi versi ancora più clamorosa, la vicenda di Adrian Mutu alla Fiorentina. A gennaio 2011 il romeno si rifiutò di allenarsi e venne messo fuori rosa, escluso da ogni progetto tecnico. Ma bastò un mese – e un chiarimento – per rivederlo in campo con la maglia viola, titolare come se nulla fosse accaduto.
Gianluigi Donnarumma, invece, fu protagonista di uno dei casi più mediatici in assoluto. Nel 2017, tra trattative saltate, tweet polemici e striscioni ostili, sembrava che il portiere fosse destinato a lasciare il Milan. E invece firmò il rinnovo, lasciando i fischi alle spalle. Fino al 2021, quando decise davvero di partire, stavolta per Parigi.
Anche Luis Alberto, alla Lazio, ha vissuto una relazione fatta di alti e bassi. Dalle critiche a Lotito per l’acquisto dell’aereo privato, all’assenza ingiustificata nel ritiro del 2021. Sanzioni, esclusioni, ma anche reintegri e prestazioni da leader. Perché il talento, alla fine, trova sempre spazio.
Ultimo, ma non per importanza, Ademola Lookman. Il suo rapporto con l’Atalanta è una continua montagna russa. Nel 2024 chiese la cessione, finì in panchina, poi tornò titolare. Scrisse una pagina indelebile con la tripletta in finale di Europa League 2024. Oggi, a un anno di distanza, la storia sembra ripetersi con il mancato passaggio all’Inter. Ma con lui, nulla è mai davvero scritto.
I CASI ESTERI: DA TEVEZ A KANE FUORI RITIRO
Anche oltre i confini italiani, il calcio ha raccontato storie di separazioni annunciate e ritorni clamorosi. È il caso di Carlos Tevez, che nel 2011 entrò in rotta con Roberto Mancini al Manchester City dopo essersi rifiutato di scendere in campo in Champions contro il Bayern Monaco. Fu messo fuori rosa per cinque mesi, sembrava ormai fuori dal progetto… e invece tornò in primavera, contribuendo in modo decisivo allo storico titolo vinto dai Citizens.
Altrettanto eclatante fu la vicenda di Luis Suárez al Liverpool. Nell’estate del 2013 aveva chiesto la cessione, convinto da un’offerta dell’Arsenal. I Reds dissero no, e dopo un periodo di gelo l’uruguaiano fu reintegrato. Il risultato? Una stagione da capocannoniere e Scarpa d’Oro, la migliore della sua carriera in Premier.
C’è poi Robert Lewandowski, che nel 2013/14 giocò un’intera stagione da separato in casa al Borussia Dortmund, pur sapendo che a luglio sarebbe passato al Bayern. Eppure, grazie a Jürgen Klopp, il polacco fu ancora decisivo per il BVB, lasciando il club da professionista vero.
E che dire di Neymar? Nell’estate 2019 provò in ogni modo a tornare al Barcellona. Il PSG resistette, i tifosi lo contestarono, ma quando tornò in campo rispose con giocate e gol. In quella stagione raggiunse anche la finale di Champions League.
Infine, la Premier League ha vissuto il suo “strappo” con Harry Kane, che nel 2021 disertò il ritiro del Tottenham nel tentativo di forzare il trasferimento al Manchester City. Un altro caso destinato a finire male… e invece Kane restò, e continuò a segnare valanghe di gol per gli Spurs.
TANTI STRAPPI, QUALCHE RICUCITURA, MA NON SEMPRE UN LIETO FINE
Questi casi insegnano che il calciomercato non è mai solo una questione di soldi o contratti. È fatta di rapporti, equilibri, gesti e – a volte – di scuse. Alcuni tornano a brillare, altri semplicemente sopravvivono alla burrasca. Ma il filo che lega ogni storia è lo stesso: in un calcio sempre più freddo, la passione e la tensione emotiva contano ancora.