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Mondiali 2026, l’Iran rischia davvero l’esclusione dopo l’attacco Usa

Cosa succede se una nazionale qualificata diventa non gradita al Paese ospitante? Il caso Iran scuote la Fifa: precedenti, regolamenti e scenari possibili.

Il conto alla rovescia per il Mondiale di calcio 2026 è già iniziato, ma le polemiche non mancano. Dopo l’attacco degli Stati Uniti a tre impianti nucleari in Iran, la partecipazione della nazionale asiatica – già qualificata al torneo – è improvvisamente a rischio. L’escalation diplomatica tra Washington e Teheran potrebbe travolgere anche l’evento sportivo più seguito al mondo, che si disputerà proprio tra USA, Canada e Messico.

La domanda è chiara: cosa accade quando una nazionale già qualificata non può mettere piede nel Paese ospitante?

CHI È GIÀ QUALIFICATO AL MONDIALE 2026?

Quando manca ancora un anno all’inizio della rassegna iridata, sono già tredici le nazionali che hanno conquistato un posto al Mondiale 2026, il primo a 48 squadre e il primo itinerante tra tre nazioni ospitanti: Stati Uniti, Messico e Canada, automaticamente qualificate in quanto organizzatrici.

A rappresentare il Sudamerica ci saranno le grandi potenze del calcio come Brasile e Argentina, a cui si è aggiunto anche l’Ecuador, sempre più realtà consolidata del panorama mondiale.

Per l’Asia, hanno già staccato il pass il sempre temibile Giappone, la solida Corea del Sud, la sorprendente Giordania e l’Uzbekistan, che per la prima volta nella sua storia si appresta a partecipare a una Coppa del Mondo, scrivendo una pagina indelebile del proprio calcio. Anche l’Iran, grazie a un prezioso pareggio con l’Uzbekistan lo scorso marzo, si è assicurato l’accesso alla competizione per la quarta edizione consecutiva.

Completano l’elenco delle qualificate l’Australia, che ha proseguito il suo cammino impeccabile nelle qualificazioni AFC, e la Nuova Zelanda, regina della confederazione oceanica.

Tredici bandiere già sventolano in vista del 2026. Le restanti 35 saranno assegnate nei prossimi mesi tra le varie confederazioni e i playoff intercontinentali, mentre lo sguardo del mondo si sposta sui campi… e sulle tensioni fuori dal campo.

IL CASO IRAN: QUALIFICATO MA INDESIDERATO

Dopo l’attacco militare degli Stati Uniti a tre siti nucleari iraniani, la tensione diplomatica tra i due Paesi è tornata altissima, tanto da mettere seriamente in discussione la partecipazione della squadra guidata da Amir Ghalenoei.

A rendere tutto più complicato c’è il fatto che agli iraniani è attualmente vietato l’ingresso negli USA, e anche se si dovessero concedere deroghe per calciatori e staff, la nazionale giocherebbe senza alcun tifoso sugli spalti. A ciò si aggiunge una considerazione altrettanto rilevante: per motivi di sicurezza e per evitare potenziali incroci diretti tra Iran e Stati Uniti nella fase a eliminazione diretta, si valutano soluzioni alternative, come il collocamento dell’Iran in un girone che giochi solo in Canada o Messico.

Tuttavia, una volta avanzati nella competizione, sarebbe inevitabile approdare sul suolo statunitense, dove si disputeranno buona parte di ottavi, quarti e semifinali. Uno scenario logisticamente e politicamente delicato, che la FIFA vuole assolutamente evitare.

I PRECEDENTI STORICI DI ESCLUSIONI AI MONDIALI

La storia dei Mondiali di calcio non è fatta solo di gol, trofei e leggende. C’è un lato oscuro, spesso dimenticato, dove il pallone si ferma davanti alla politica, alle guerre, alle crisi internazionali. E in più di un’occasione, la FIFA ha dovuto dire “no” a intere nazionali, impedendo loro di prendere parte alla competizione più ambita.

Tutto iniziò nel 1938, quando la Spagna non poté partecipare a causa della sanguinosa guerra civile. Nel dopoguerra arrivò il primo vero segnale politico: nel 1950, in Brasile, Germania e Giappone vennero bandite in quanto considerate responsabili del secondo conflitto mondiale.

Negli anni Cinquanta e Sessanta, a pesare furono anche motivazioni ideologiche e religiose: nel 1958 alcune nazioni come Turchia, Indonesia e Sudan rifiutarono di affrontare Israele per motivi politici. Nel 1966, l’apartheid sudafricano portò all’esclusione del Sudafrica, e in segno di protesta 31 paesi africani boicottarono l’intero torneo in Inghilterra.

C’è anche chi è stato escluso per motivi burocratici, come la Repubblica Centrafricana nel 1982, o per trucchi regolamentari, come il Messico nel 1990, cacciato per aver falsificato l’età di alcuni giovani durante le qualificazioni U-20.

Non sono mancate neanche le conseguenze dei conflitti moderni: nel 1994, la Jugoslavia fu esclusa per la guerra nei Balcani e il Cile squalificato dopo lo scandalo dell’“autobomba” durante le qualificazioni contro il Brasile. Più di recente, nel 2022, la Russia è stata estromessa dopo l’invasione dell’Ucraina.

Altre esclusioni meno note hanno riguardato la Libia (terrorismo), la Guiana (motivi finanziari), lo Zimbabwe (stipendi non pagati al ct), e paesi come Indonesia, Pakistan e Congo, sospesi per interferenze governative nelle rispettive federazioni calcistiche.

CHI È GIÀ FUORI DAL MONDIALE 2026?

Mentre alcune nazionali festeggiano la qualificazione e altre si giocano ancora le ultime speranze, ci sono Paesi che al Mondiale del 2026 non ci saranno in nessun caso. Non per motivi sportivi, ma per decisioni disciplinari, politiche o federali. E in un torneo allargato a 48 squadre, la loro assenza fa ancora più rumore.

La più eclatante è quella della Russia, esclusa dalle qualificazioni per l’invasione dell’Ucraina, come già accaduto per Qatar 2022. Una sanzione pesante, decisa dalla FIFA e dalla UEFA, che riflette l’isolamento sportivo del Paese dopo lo scoppio del conflitto nel febbraio 2022. Nonostante i ricorsi e le proteste, il bando resta in vigore, e la nazionale russa sarà costretta a guardare il torneo dalla televisione.

Un altro caso simbolico è quello del Congo, escluso dalla FIFA per gravi interferenze politiche nella gestione della propria federazione calcistica. Il caos interno, con scontri tra governo e dirigenti federali, ha portato la confederazione africana (CAF) a chiedere l’intervento di Zurigo. Ma il tempo è scaduto, e la sanzione è ormai definitiva.

Infine, c’è il caso del Pakistan, sospeso per mancato adeguamento dello statuto federale. La FIFA aveva chiesto riforme democratiche, trasparenza e nuove elezioni nella federazione, ma le promesse di cambiamento non sono mai diventate realtà. Risultato: bandiera bianca e nessuna possibilità di partecipare al sogno mondiale.

Oltre a Russia, Congo e Pakistan, anche l’Eritrea è fuori dal Mondiale 2026 per ritiro volontario. Non si è iscritta alle qualificazioni, così come altre piccole nazionali come Samoa Americane e Tonga.

COSA DICE IL REGOLAMENTO FIFA?

Il regolamento FIFA prevede che ogni federazione affiliata debba garantire le condizioni per la partecipazione delle squadre nazionali. Se una nazionale qualificata non può disputare una partita per motivi politici o di sicurezza, la FIFA può:

  • Riassegnare le sedi

  • Spostare la squadra in un altro girone

  • Escludere la nazionale con possibilità di sostituzione tramite i ranking FIFA o spareggi

Una decisione estrema, ma già vista in passato.

taremi pronostico iran

IRAN VERSO L’ESLUSIONE: SI ATTENDE L’ANNUNCIO FIFA

Sulla carta, l’Iran è qualificato al Mondiale 2026, ma la realtà rischia di essere molto diversa. Dopo l’attacco militare statunitense contro tre siti nucleari iraniani e le forti tensioni diplomatiche seguite, la partecipazione della nazionale di Teheran è appesa a un filo. A oggi, i cittadini iraniani rientrano tra quelli a cui è vietato l’ingresso sul suolo americano, il che renderebbe logisticamente impossibile giocare le partite previste negli Stati Uniti o anche semplicemente allenarsi e soggiornare durante il torneo.

La FIFA è al corrente della situazione e ha già avviato contatti con le parti coinvolte, ma tutto lascia intendere che si stia andando verso una esclusione tecnica o concordata, anche per motivi di sicurezza. Il dossier è sul tavolo da settimane, e da ambienti vicini all’organizzazione trapela che manca solo l’ufficialità.

L’ipotesi più concreta è che la federazione iraniana venga formalmente esclusa nelle prossime settimane – salvo sorprese diplomatiche – con la FIFA pronta ad attivare i meccanismi di sostituzione previsti dal regolamento.

CHI POTREBBE SOSTITUIRE L’IRAN?

Nel caso in cui la FIFA dovesse ufficializzare l’esclusione dell’Iran dal Mondiale 2026, il posto lasciato vacante sarebbe riassegnato all’interno della confederazione asiatica (AFC). Al momento, le qualificazioni sono ancora in corso e non è stato ancora definito l’elenco completo delle squadre che avanzeranno all’ultima fase.

Tuttavia, in caso di sostituzione, è altamente probabile che la FIFA scelga una nazionale tra quelle ancora in corsa per il pass diretto. Tra le più accreditate in questa fase ci sono Arabia Saudita, Qatar, Iraq, Emirati Arabi Uniti e Oman, ma la situazione resta fluida. La scelta dipenderà da criteri sportivi (classifica, punti, ranking FIFA) e geopolitici.

Per questo motivo, una decisione definitiva potrà arrivare solo dopo la conclusione della fase a gironi, attesa entro la fine del 2025.

L’ITALIA NON PUO’ SUBENTRARE

In caso di esclusione dell’Iran dal Mondiale 2026, il regolamento FIFA non prevede che lo slot venga riassegnato a una nazionale di un’altra confederazione. Ogni continente ha infatti un numero fisso di posti diretti, assegnati in base ai criteri prestabiliti (eque rappresentanze geografiche e potenziale tecnico). Il posto dell’Iran, appartenente alla AFC, sarà quindi riassegnato a una squadra asiatica, con priorità a quelle eliminate all’ultima fase delle qualificazioni o meglio piazzate nel ranking.

Eppure, qui in Italia, molti avrebbero già iniziato a fantasticare: sui social, tra appassionati e opinionisti, si sarebbe acceso il “sogno ripescaggio” nel caso in cui gli Azzurri non dovessero qualificarsi tramite le vie ufficiali. Ma la realtà è ben diversa: non esisterebbe alcuna “wild card” per le grandi escluse, nemmeno per l’Italia. Il Mondiale a 48 squadre amplierebbe le possibilità per molte nazionali, ma non spalancherebbe comunque le porte a chi non rispetta i percorsi stabiliti dalla FIFA e dalla UEFA.

Per questo motivo, anche in caso di clamorosa esclusione, nessuna nazionale UEFA potrà beneficiarne, Italia compresa. Non ci saranno “ripescaggi di lusso” dall’Europa: i sogni azzurri dovranno passare per il campo e non per scenari ipotetici.

A proposito di Cristian La Rosa

Cristian La Rosa. Classe ’76, ama il calcio e lo sport in generale. Segue con passione il calcio internazionale e ha collaborato con alcuni web magazine. È il fondatore, ideatore ed editore.