Retegui e gli altri big in Arabia: chi sono i top player della Saudi Pro League

Retegui è solo l’ultimo di una lunga lista di stelle approdate in Arabia Saudita: da Cristiano Ronaldo a Benzema, passando per Theo Hernandez e molti altri. Ecco i top player della Saudi Pro League 2025.

C’era una volta un campionato lontano, polveroso, conosciuto da pochi. Un campionato dove il calcio era più passione che vetrina, più calore locale che riflettori internazionali. Era la Saudi Pro League, e sembrava destinata a restare nell’ombra. Poi, tutto è cambiato.

Il giorno in cui Cristiano Ronaldo ha messo piede in Arabia Saudita, qualcosa si è rotto. O forse si è acceso. Da allora, nulla è più stato come prima.

Con il suo carisma, i suoi gol e la sua aura globale, CR7 ha spalancato le porte a un’esplosione di stelle, e oggi, quella che una volta era terra di passaggio, è diventata una nuova Mecca del calcio mondiale.

RETEGUI, L’ULTIMO A CEDERE AL RICHIAMO

C’è chi sceglie l’Arabia per chiudere un ciclo, e chi invece lo fa per cominciarne uno nuovo. Mateo Retegui appartiene alla seconda categoria. Ancora giovane, ancora affamato, ancora in costruzione. Ma ora pronto a vivere una svolta, lontano dai riflettori europei, ma dentro un campionato che sta attirando tutto e tutti. L’italo-argentino è l’ultimo ad aver ceduto al richiamo della Saudi Pro League, firmando con l’Al-Qadsiah, una squadra che sogna di smettere i panni della sorpresa per indossare quelli dell’élite.

Per Retegui, l’Al-Qadsiah rappresenta una scelta forte, quasi ribelle. Non ha seguito la corrente, ma ha scelto la sfida più vera, lontana dalle copertine, ma ricca di opportunità. A convincerlo non sono stati solo i numeri di un contratto importante, ma un progetto: la possibilità di essere protagonista assoluto, di guidare un attacco costruito su misura, di scrivere una nuova pagina in un campionato che cambia pelle ogni giorno.

Accanto a lui, sul fronte offensivo, troverà un compagno di reparto che conosce benissimo i campi d’Europa: Pierre-Emerick Aubameyang, uno che ha segnato ovunque sia andato e che ora, con la sua esperienza, potrà essere guida e spalla perfetta. Due stili diversi, due generazioni a confronto, ma una stessa fame di gol.

Ma l’Al-Qadsiah non è solo la coppia Retegui-Aubameyang. In difesa comanderà Nacho Fernandez, il guerriero silenzioso che per anni ha difeso la maglia bianca del Real Madrid. A centrocampo ci sarà Nahitan Nandez, cuore uruguaiano, mastino e incursore. In porta, l’affidabilità di Koen Casteels, mentre dalla Norvegia è arrivato il talento grezzo di Christopher Bonsu Baah, un’ala che può diventare devastante.

In panchina, a tenere in mano le redini tecniche, c’è Michel, uomo di calcio vero, mente lucida e profonda conoscenza del gioco.

Retegui, con la maglia dell’Italia ancora cucita addosso, sa che questo passo potrebbe essere controverso per qualcuno. Ma sa anche che a volte le strade meno battute portano alle destinazioni più sorprendenti. Nessun giovane ha ancora spiccato il volo in Arabia, e proprio per questo lui vuole essere il primo. Vuole segnare, convincere, attirare di nuovo l’attenzione dell’Europa dalla parte opposta del mondo. Vuole essere l’eccezione che diventa regola.

Il suo viaggio inizia ora, sotto i riflettori di una lega che non è più terra di passaggio, ma un nuovo epicentro del calcio globale. E in quella mappa in continua espansione, Mateo Retegui ha scelto di esserci, da protagonista.

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AL-HILAL: IL GIOIELLO DI SIMONE INZAGHI

Tra i deserti d’Arabia c’è una squadra che non si accontenta di brillare: vuole dominare con stile. Si chiama Al-Hilal, ed è molto più di un semplice club saudita. È un progetto sportivo ambizioso, un colosso costruito con cura, con l’eleganza di chi non solo vuole vincere, ma anche incantare. A guidarlo, un volto familiare al calcio italiano: Simone Inzaghi.

L’ex tecnico dell’Inter, dopo aver accarezzato la gloria europea, ha scelto un viaggio nuovo. Non un esilio dorato, ma una sfida autentica. E a Riyadh ha trovato una squadra pronta a seguirlo. Con le sue idee, la sua intensità e la sua ossessione per i dettagli, Inzaghi ha trasformato l’Al-Hilal in una creatura fluida e spettacolare, capace di incantare anche i più scettici al Mondiale per Club 2025.

Ogni reparto brilla di nomi che un tempo affollavano le notti europee di Champions League. In mezzo al campo, la potenza e l’eleganza di Sergej Milinkovic-Savic si fondono con la regia pulita e moderna di Ruben Neves, formando una coppia capace di dominare il gioco con naturalezza. I palloni non viaggiano: danzano.

Sulle fasce c’è arte e corsa. Da un lato, Joao Cancelo, che alterna dribbling e geometrie come fosse nato per stupire. Dall’altro, Renan Lodi, ex Atletico Madrid, portatore sano di verticalità e fiato lungo. Ma la vera sorpresa è arrivata quest’estate: Theo Hernandez, uno dei terzini più devastanti al mondo, ha detto addio al Milan per vestirsi d’azzurro e unirsi alla rivoluzione saudita. Con la sua falcata, l’Al-Hilal ha aggiunto potenza pura sulle corsie.

La difesa è un baluardo di esperienza. Kalidou Koulibaly, leader silenzioso e carismatico, comanda la linea con il suo stile roccioso. E alle sue spalle, come ultimo guardiano, c’è Bono, portiere protagonista in Europa League con il Siviglia, autore di parate che sembrano miracoli.

In attacco, Aleksandar Mitrovic è la bocca di fuoco. Il serbo non conosce mezze misure: se vede la porta, calcia. Ma intorno a lui si muovono interpreti che danno profondità e inventiva: Malcom, esplosivo come ai tempi del Barça, e il giovane Marcos Leonardo, talento brasiliano pronto a sbocciare sotto l’occhio attento del tecnico piacentino. Inzaghi ha portato la sua visione, la sua impronta, il suo calcio verticale e vibrante. E l’ha fatto con uomini capaci di trasformare schemi in emozione.

L’Al-Hilal è oggi la squadra più europea della Saudi Pro League, un ponte tra due mondi calcistici. Un luogo in cui si parla l’italiano degli schemi, il portoghese della tecnica e il francese dell’intensità. Il tutto in un contesto nuovo, dove ogni passo è una dichiarazione d’intenti.

E mentre in Europa si guarda con curiosità, in Arabia una cosa è certa: Simone Inzaghi ha costruito un gioiello. E quel gioiello brilla di luce propria.

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AL-ITTIHAD: DOVE COMANDA BENZEMA

Nel cuore del Golfo, tra i colori gialloneri che si accendono a ogni partita, si erge un club che ha fatto la storia del calcio saudita: l’Al-Ittihad. Ma oggi quel nome ha assunto un significato ancora più profondo. Perché da quando Karim Benzema ha messo piede in questo regno, nulla è più come prima.

Il francese, arrivato da Pallone d’Oro in carica, ha portato con sé eleganza, carisma e l’eco delle notti di Champions vissute con il Real Madrid. Non ha bisogno di presentazioni, né di urlare: comanda in silenzio, con lo sguardo di chi ha già visto tutto. È lui il faro dell’Al-Ittihad, il leader che ha scelto la sfida araba non come epilogo, ma come nuovo capitolo di un romanzo calcistico ancora vivo.

Attorno a Benzema si muove una squadra costruita per dominare. La regia in panchina è affidata a Laurent Blanc, un altro francese, ex commissario tecnico della Nazionale, che ha portato equilibrio tattico e mentalità vincente. In campo, invece, si mescolano potenza, talento e geometria. A centrocampo, il passo regale di N’Golo Kanté illumina la manovra. È il cuore instancabile della squadra, capace di coprire ogni centimetro di campo con la solita umiltà feroce. Al suo fianco, l’intelligenza di Fabinho, l’eleganza di Aouar, la fantasia esplosiva di Steven Bergwijn e la velocità di Moussa Diaby, uno di quei giocatori che può spaccare una partita in un lampo.

L’Al-Ittihad non gioca solo per vincere: gioca per incantare, per imporsi come potenza non solo sportiva, ma anche culturale. Lo fa con la classe dei suoi interpreti, ma anche con l’autorità di chi ha già alzato trofei. Perché questa squadra, lo scorso anno, ha vinto tutto in patria. E ora guarda oltre i confini.

E Benzema, con il suo incedere elegante e lo sguardo glaciale, rappresenta esattamente questo spirito. È il comandante silenzioso, l’uomo che unisce generazioni, che detta i ritmi, che infila la palla in rete con la stessa naturalezza con cui respira. Anche in Arabia, Karim è Karim. Lo chiamano con rispetto, lo ascoltano in spogliatoio, lo temono gli avversari.

L’Al-Ittihad è il suo regno, e ogni partita è il suo palco. E mentre la Saudi Pro League diventa sempre più una costellazione di stelle, lì, al centro di tutto, continua a brillare la luce calma e implacabile di Benzema.

Cristiano Ronaldo rigore alle stelle
Credit Instagram Cristiano Ronaldo (Lanotiziasportiva.com)

AL-NASSR: IL REGNO DI RONALDO

In Arabia Saudita c’è un club che si è trasformato in leggenda nel momento esatto in cui ha accolto il suo sovrano. L’Al-Nassr non è più una semplice squadra: è diventata un simbolo. Un palcoscenico su cui recita, da protagonista assoluto, Cristiano Ronaldo, l’uomo che ha cambiato la geografia del calcio mondiale.

Da quando ha indossato quella maglia gialla e blu, Ronaldo ha imposto un nuovo standard. È arrivato da campione, certo, ma con la fame di un debuttante. Ha segnato gol a raffica, battuto record, portato l’Al-Nassr sotto i riflettori di ogni continente. Ha scelto di restare, firmando un rinnovo monstre, ma dietro quelle cifre c’è molto di più: c’è il desiderio feroce di lasciare un segno, di plasmare un’epoca, di creare un’eredità. E lui, che di regni ne ha governati già tre — in Inghilterra, Spagna e Italia — sapeva esattamente come farlo.

Attorno a lui si è costruito un impero. Il cuore del gioco pulsa nei piedi sapienti di Marcelo Brozovic, che detta i tempi con l’intelligenza tattica di chi ha conosciuto la gloria europea. Al suo fianco scorrono energia e imprevedibilità, incarnate da Sadio Mané, che porta in campo quella forza istintiva che ha reso grande il Liverpool. In difesa comanda la linea Aymeric Laporte, roccioso e elegante, mentre Mohamed Simakan aggiunge vigore e velocità a ogni chiusura.

Sulla trequarti, la qualità si fa arte con Otavio, altro portoghese, che sembra danzare tra le linee avversarie per regalare a Ronaldo l’ennesimo pallone buono. E in avanti, accanto al Re, cresce con ambizione il giovane Wesley, deciso a rubare segreti dal più grande goleador di tutti i tempi.

Ogni partita all’Al-Nassr è un evento. Le tribune vibrano, le telecamere non si staccano mai da lui. E quando Cristiano calcia, quando esulta, quando alza le braccia al cielo, ogni bambino arabo con un pallone sogna di imitarlo. È un magnete, un faro. È il simbolo di un calcio che cambia pelle, ma non perde la sua essenza.

Perché Ronaldo non è venuto in Arabia a ritirarsi, ma a regnare. E ora che ha trasformato l’Al-Nassr nel suo castello dorato, l’intero campionato vive alla sua ombra. O meglio: alla sua luce.

AL-AHLI: MAHREZ, KESSIÉ E TONEY SHOW

Se c’è una squadra che sembra uscita da un sogno europeo, quella è senza dubbio l’Al-Ahli. Un club che, negli ultimi mesi, ha messo insieme un mosaico di talenti sparsi per il mondo, dando vita a un ensemble che sembra pensato per un videogioco.

In panchina siede il giovane tecnico tedesco Matthias Jaissle, ex Red Bull Salisburgo, chiamato a dare un’identità tattica a una formazione che trabocca di qualità. E bastano pochi nomi per capire la portata del progetto.

C’è Franck Kessié, il motore ivoriano ex Milan e Barcellona, uomo ovunque, capace di recuperare palloni, inserirsi, segnare e dare equilibrio. Al suo fianco, sulla corsia destra, Riyad Mahrez, che incanta con dribbling vellutati, cross taglienti e un sinistro che continua a stregare anche sotto il sole del Golfo.

Davanti, l’eleganza di Roberto Firmino, l’attaccante che sa giocare per sé e per gli altri, cucendo il gioco come un numero 10 e finalizzando come un 9. Ma a dargli il cambio di passo c’è ora Ivan Toney, arrivato direttamente un anno fa dalla Premier League, un centravanti di potenza e fiuto, capace di segnare in ogni modo.

In difesa, due nomi che conoscono la Serie A e le sue battaglie: Merih Demiral, grinta pura, e Roger Ibañez, esplosività e letture moderne. E tra i pali c’è lui, Édouard Mendy, campione d’Africa e protagonista con il Chelsea della Champions 2021: un guardiano silenzioso, ma dal carisma glaciale.

L’Al-Ahli non è solo una squadra: è una dichiarazione di ambizione. Una multinazionale del talento, pronta a giocare ogni gara come se fosse una finale. E ogni settimana, sotto le luci degli stadi sauditi, questo spettacolo prende vita. Con eleganza, forza e un tocco di magia.

UN NUOVO ORDINE CALCISTICO

All’Al-Shabab, Giacomo Bonaventura tiene alta la bandiera italiana accanto a Carrasco e Podence. All’Al-Ettifaq, spiccano i nomi di Wijnaldum e Dembélé, mentre nelle “piccole” ci sono sorprese: Lacazette gioca nel Neom, Chris Smalling all’Al-Fayha, Musa Barrow all’Al-Taawoun, Troost-Ekong, Gyömbér e Ali Adnan animano l’Al-Kholood.

La Saudi Pro League ha cambiato pelle. Non è più un campionato di passaggio. È un palcoscenico dove si affrontano veterani e stelle ancora in piena forma. Un laboratorio calcistico che mescola tecnica, fisicità, ricchezza e ambizione. Ogni partita è una sfida tra campioni che fino a poco tempo fa dominavano la scena europea. Ogni giornata offre uno scontro da copertina.

E così, mentre il vecchio continente si interroga sul futuro, il calcio saudita diventa il teatro delle nuove leggende.

A proposito di Cristian La Rosa

Cristian La Rosa. Classe ’76, ama il calcio e lo sport in generale. Segue con passione il calcio internazionale e ha collaborato con alcuni web magazine. È il fondatore, ideatore ed editore.