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Chi sono i bomber più letali delle Nazionali?

Da Messi a Ronaldo, da Haaland a Giroud: viaggio tra i migliori bomber della storia di ogni Nazionale, tra record imbattibili, leggende del passato e nuove stelle pronte a scrivere il futuro.

Ogni gol con la maglia della Nazionale ha un peso diverso. Non è solo una questione di numeri, ma di emozione, di identità, di appartenenza. Quando un calciatore segna per il proprio Paese, scrive una riga di storia. E proprio lì, tra i record, ci sono nomi che hanno lasciato un’impronta indelebile.

In questo lungo viaggio tra le principali Nazionali del mondo, scopriamo i veri simboli del gol. Alcuni ancora in attività, altri leggende scolpite nel mito. Tutti accomunati da un dono: far esultare un popolo intero.

I RE DEL GOL TRA EUROPA E SUDAMERICA

Parlare della Nazionale argentina significa inchinarsi di fronte a Lionel Messi, il miglior marcatore della storia dell’Albiceleste con 114 gol in 194 presenze. Un dominio assoluto, frutto di quasi due decenni di carriera al servizio della Selección, culminata con la Coppa America 2021 e il Mondiale vinto nel 2022 in Qatar. Messi non solo ha superato tutti i record precedenti, ma ha anche trasformato la sua leadership da promessa a leggenda vivente, regalando agli argentini quella terza stella tanto attesa dal 1986.

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Alle sue spalle, il secondo miglior marcatore è Gabriel Batistuta, fermo a 54 reti in 77 presenze. Il “Re Leone” ha rappresentato l’Argentina degli anni ’90, una squadra spesso spettacolare, ma sfortunata nei grandi tornei. Batigol deteneva il primato fino al 2016, prima dell’inarrestabile scalata di Leo.

Segue Sergio “Kun” Agüero con 42 gol, simbolo della generazione dorata che, per anni, ha sfiorato la gloria prima di raggiungerla proprio con Messi. Da non dimenticare Hernán Crespo (35) e Diego Armando Maradona, che con 34 gol è l’emblema di un calcio che va oltre i numeri: la sua impronta storica ed emotiva è incalcolabile.

Tra i nomi recenti, Lautaro Martínez si sta ritagliando un ruolo da protagonista con più di 25 gol all’attivo nonostante l’età, proiettandosi come erede naturale nella fase offensiva del post-Messi. Più staccato, Ángel Di María, spesso decisivo nei momenti chiave, ha superato quota 30 reti.

Dal Sudamerica all’Europa il passo è breve. Nel firmamento della Germania, il trono dei marcatori è saldamente nelle mani di Miroslav Klose, autore di 71 gol in 137 presenze. Non solo è il miglior bomber della Mannschaft, ma anche il miglior marcatore di sempre ai Mondiali, con 16 reti, superando persino Ronaldo il Fenomeno. La sua parabola, iniziata nel 2001 e culminata con la Coppa del Mondo vinta nel 2014, racconta di un attaccante letale, umile e decisivo nei momenti chiave.

Subito dietro c’è un’icona assoluta del calcio tedesco: Gerd Müller, che in soli 62 match ha segnato 68 gol. I suoi numeri, tenendo conto dell’epoca e delle condizioni di gioco, sono semplicemente mostruosi. Con lui la Germania vinse l’Europeo del 1972 e il Mondiale del 1974.

Altri grandi nomi includono Lukas Podolski (49 gol) e Jürgen Klinsmann (47), ma è interessante notare che l’attuale stella Kai Havertz è ancora lontano da queste cifre. La generazione recente non ha trovato eredi all’altezza dei grandi bomber del passato, e questo è un tema ricorrente nel dibattito sul futuro della Nazionale tedesca.

Nella storia della Spagna, nessuno ha lasciato il segno quanto David Villa, miglior marcatore di sempre con 59 gol in 98 presenze. Protagonista assoluto nel triplete storico 2008–2010–2012, Villa ha incarnato la perfetta fusione tra tecnica, cinismo e senso del gol. Memorabili i suoi gol all’Europeo 2008 e ai Mondiali 2010, quando le Furie Rosse si laurearono campioni del mondo.

Alle sue spalle si posizionano Raúl González Blanco, leggenda del Real Madrid, con 44 reti, e Fernando Torres, con 38, decisivo però nei momenti cruciali, come la finale dell’Europeo 2008 e quella del 2012. Più staccato, ma ancora attivo, Álvaro Morata è già oltre le 35 marcature, con la possibilità concreta di superare Raúl nei prossimi anni.

Nel caso del Portogallo, la storia è dominata da un solo nome: Cristiano Ronaldo. Con 128 gol in oltre 200 presenze, è il miglior marcatore di sempre a livello di Nazionale, non solo portoghese ma mondiale. La sua carriera con i lusitani, iniziata nel 2003, è costellata di record e traguardi: dall’Europeo vinto nel 2016 alla Nations League 2019, passando per 5 edizioni dei Mondiali.

Alle spalle di CR7, troviamo Pauleta (47 gol), ex PSG e Bordeaux, che deteneva il record prima dell’ascesa del campione di Madeira. Eusébio, con 41 gol in 64 presenze, resta una leggenda assoluta, capace di trascinare il Portogallo al terzo posto nei Mondiali del 1966 con 9 gol in 6 partite.

Oggi, il Portogallo può contare su altri nomi di rilievo come João Félix o Gonçalo Ramos, ma il solco tracciato da Cristiano è immenso. E anche se l’epilogo della sua carriera si avvicina, nessuno sembra pronto a prendere il suo posto nella storia.

La Francia ha visto crescere generazioni di campioni, ma il record di gol appartiene a Olivier Giroud, con 57 reti in oltre 130 presenze. Un primato conquistato nel 2022, superando Thierry Henry (51 gol), colonna portante dell’epoca d’oro tra fine anni ’90 e inizio 2000. Giroud, spesso sottovalutato, ha costruito il suo bottino con una straordinaria continuità, risultando decisivo anche ai Mondiali 2018, vinti dai Bleus, e in quelli del 2022, chiusi in finale.

Alle loro spalle c’è Antoine Griezmann, ancora in attività, con 44 gol: il suo contributo è stato fondamentale nelle principali competizioni dell’ultimo decennio, incarnando il prototipo del trequartista moderno: corsa, qualità, intelligenza tattica. Va ricordato anche Michel Platini, che con 41 gol in 72 presenze resta una leggenda assoluta: il suo Europeo 1984, chiuso con 9 gol in 5 partite, è ancora oggi un record.

Da tenere d’occhio, infine, Kylian Mbappé, già oltre i 46 gol a soli 26 anni: per lui, la corsa al trono è solo una questione di tempo. Se non ci saranno intoppi, è destinato a diventare il capocannoniere di tutti i tempi per la Nazionale francese.

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L’Inghilterra ha sempre avuto attaccanti iconici, ma nessuno ha mai fatto meglio di Harry Kane, il vero volto dei Tre Leoni dell’era moderna. Con 63 gol in oltre 90 presenze, Kane ha superato Wayne Rooney (53 gol) e riscritto la storia. Leader tecnico e morale, ha trascinato l’Inghilterra in finale a Euro 2020 e 2024, segnando anche ai Mondiali 2018 dove fu capocannoniere del torneo.

Alle sue spalle, oltre a Rooney, ci sono nomi che hanno fatto la storia del calcio britannico: Sir Bobby Charlton (49 gol), simbolo del trionfo mondiale del 1966; Gary Lineker (48), protagonista a Messico ‘86; e Michael Owen (40), Pallone d’Oro 2001 e talento precocissimo.

Nonostante la ricca storia offensiva, è Kane ad aver segnato l’epoca più prolifica. A soli 32 anni, il centravanti del Bayern Monaco ha ancora margine per allungare, anche se all’orizzonte si affacciano giovani come Jude Bellingham e Bukayo Saka, che potrebbero riscrivere le gerarchie nei prossimi anni.

La Norvegia ha oggi un nuovo re: Erling Haaland, che con i 5 gol rifilati alla Moldavia è salito a 48 marcature, diventando il miglior marcatore della storia del suo Paese a soli 25 anni. Dietro di lui nomi come Jørgen Juve e John Carew: oggi distanti, domani forse dimenticati, perché il dominio di Erling sembra destinato a durare a lungo.

Brasile
L’esultanza di Neymar

Parlare del Brasile significa immergersi nella storia viva del calcio mondiale. Non a caso, la Seleção è l’unica nazionale ad aver partecipato a tutte le edizioni dei Mondiali e vanta ben cinque titoli iridati. In una patria dove il calcio è religione, la lotta per il trono di miglior marcatore è sempre stata affascinante e combattuta.

In vetta alla classifica c’è ora Neymar, che con 79 gol ha superato Pelé, fermo a 77. Un traguardo epocale, anche se accompagnato da qualche polemica: per molti, le reti di O Rei (che ne conta 95 includendo le amichevoli non ufficiali) restano più pesanti, più significative. Tuttavia, Neymar ha messo la sua firma su un’epoca: protagonista a cavallo tra due decenni, ha segnato in tutte le competizioni, dalle qualificazioni sudamericane alle Coppe del Mondo, passando per Copa América e Confederations Cup, vincendo quest’ultima nel 2013 da leader tecnico.

Subito dietro, Pelé rimane una leggenda immortale. I suoi 77 gol ufficiali in 92 presenze sono distribuiti in un’epoca in cui il calcio era diverso, ma non meno spettacolare. Campione del mondo a soli 17 anni nel 1958, e ancora nel 1962 e 1970, Pelé ha rappresentato il volto glorioso del Brasile che dominava il mondo.

Il terzo gradino del podio è occupato da Ronaldo Nazário, autore di 62 gol in 98 presenze. Il “Fenomeno” ha lasciato un segno indelebile soprattutto nei Mondiali del 2002, dove trascinò il Brasile al quinto titolo segnando 8 gol, inclusa la doppietta in finale contro la Germania. La sua carriera è stata un mix di talento, potenza e resilienza dopo i gravi infortuni.

Non meno importanti sono altri nomi entrati nella leggenda: Romário (55 gol), capocannoniere tecnico e imprevedibile degli anni ’90; Zico (48 gol), il “Pelé bianco” che incantò l’Europa e il Giappone; Ronaldinho (33 gol), il funambolo capace di sorridere mentre umiliava gli avversari; e Kaká (29 gol), l’eleganza fatta calciatore.

E oggi? Con Neymar spesso ai box per infortuni e con i giovani ancora in cerca di consacrazione, il testimone sembra destinato a Vinícius Júnior e Rodrygo, ma la strada per entrare tra i grandi è ancora lunga.

Quando si parla di Uruguay, è impossibile non pensare alla grinta sudamericana e alla capacità di produrre attaccanti di razza. Il primato appartiene a Luis Suárez, autore di 69 gol con la maglia della Celeste. Una leggenda vivente, protagonista di due Mondiali, vincitore della Copa América 2011 e simbolo di un’epoca di rinascita per la nazionale orientale. Le sue reti sono arrivate in ogni competizione possibile: qualificazioni, amichevoli, fasi finali di tornei internazionali, e spesso sono state decisive. La sua intesa storica con Edinson Cavani, secondo miglior marcatore con 58 gol, ha scritto pagine memorabili del calcio uruguaiano.

Entrambi hanno annunciato l’addio alla Nazionale, ma restano figure iconiche e insostituibili nel cuore dei tifosi. Dietro di loro, con distacco ma comunque con un segno indelebile nella storia, c’è Diego Forlán (36), il “rubio” dal tiro potente, capocannoniere del Mondiale 2010 e leader tecnico e carismatico di una generazione indimenticabile. Prima di loro, la gloria era firmata da campioni degli anni ‘20 e ‘30 come Héctor Scarone (31) e Ángel Romano (28), pionieri che hanno portato l’Uruguay sul tetto del mondo quando ancora si giocava con il pallone di cuoio cucito a mano.

Se l’Uruguay è cuore e artigli, la Colombia è estro e talento. In vetta alla classifica dei cannonieri c’è Radamel Falcao, detto “El Tigre”, con 36 gol. Le sue reti sono state il frutto di una carriera fatta di potenza e senso del gol, anche se segnata da troppi infortuni. Il Mondiale 2014 avrebbe potuto consacrarlo definitivamente, ma un brutto infortunio lo tenne fuori dalla spedizione brasiliana. Eppure, Falcao ha lasciato un’impronta duratura nel cuore dei colombiani.

Subito dietro si trova James Rodríguez, con 30 reti all’attivo e ancora in attività. Il suo sinistro magico ha incantato il mondo proprio nel Mondiale 2014, dove vinse la classifica marcatori e trascinò la Colombia ai quarti di finale. Oltre ai due fenomeni recenti, non si possono dimenticare altri protagonisti del passato come Arnoldo Iguarán (25), bomber negli anni ’80, e Faustino Asprilla (20), l’imprevedibile e geniale attaccante che ha stregato anche il pubblico italiano con la maglia del Parma. Chiude la top five Freddy Rincón (17), centrocampista offensivo simbolo degli anni ‘90, tragicamente scomparso nel 2022 ma ancora presente nella memoria di una generazione.

Per l’Austria, il nome che campeggia in cima alla classifica dei bomber è quello di Toni Polster, autore di 46 gol con la maglia biancorossa. Un centravanti potente e tecnico, simbolo degli anni ’90, difficile da scalzare. Ma Marko Arnautović, con 41 reti, è il grande inseguitore: ancora in attività, l’attaccante ex Inter e Bologna ha rappresentato per anni la speranza offensiva della sua nazionale e potrebbe ancora puntare al primato. Dietro, leggende come Hans Krankl (34) e Marc Janko (28) raccontano un passato glorioso fatto di eurogol e momenti indimenticabili per i tifosi viennesi.

In Polonia, invece, il trono non è mai stato così saldo: Robert Lewandowski, con 86 gol, è inamovibile e destinato a restare in vetta ancora a lungo. La sua straordinaria costanza realizzativa, tra Bundesliga, Liga e Nazionale, lo ha trasformato in un’icona globale. Alle sue spalle, l’unico che si è avvicinato davvero è Włodzimierz Lubański (48), mentre Grzegorz Lato (45) e Kazimierz Deyna (41) rappresentano una generazione dorata legata al periodo d’oro degli anni ’70. Un’altra figura storica è Ernest Pol (39), leggenda del calcio polacco pre-Lewandowski.

La Croazia, giovane come Stato ma già ricca di eroi calcistici, celebra Davor Šuker come miglior marcatore con 45 gol, soprattutto grazie alle prodezze del Mondiale 1998. Ma il presente parla di Ivan Perišić (36) e Andrej Kramarić (35), entrambi protagonisti dell’epopea recente che ha portato la Vatreni a sfiorare la gloria mondiale nel 2018. Anche Mario Mandžukić (33), con i suoi gol pesanti, resta scolpito nella memoria collettiva, così come Eduardo da Silva (29), brasiliano naturalizzato che ha contribuito al salto di qualità della nazionale balcanica.

Zlatan Ibrahimovic, con i suoi 62 gol, ha segnato un’epoca per la Nazionale svedese: gol spettacolari, numeri da leader e un carisma fuori dal comune che lo rendono il volto calcistico del Paese nel mondo. Dietro di lui, però, ci sono icone del passato come Sven Rydell (49) e Gunnar Nordahl (43), quest’ultimo amatissimo anche in Italia per i suoi trascorsi al Milan.

Per la Danimarca, Jon Dahl Tomasson e Poul Nielsen hanno condiviso il trono dei bomber con 52 gol ciascuno, ma Christian Eriksen (45) potrebbe presto superarli, diventando il miglior marcatore danese di sempre nonostante un grave problema cardiaco che aveva messo in dubbio la sua carriera. Un esempio di resilienza e amore per la maglia.

In Finlandia, Teemu Pukki ha scalzato un monumento come Jari Litmanen grazie a una seconda parte di carriera brillante tra Inghilterra e Nazionale, arrivando a 42 reti.

In Svizzera, Alex Frei è ancora il capocannoniere con 42 reti, ma Xherdan Shaqiri, fermo a quota 32, ha ancora margine per avvicinarsi, soprattutto con un ruolo centrale nel nuovo corso elvetico.

In Turchia, Hakan Şükür, con i suoi 51 gol, resta il simbolo di un’epoca dorata culminata con il terzo posto al Mondiale 2002. Il suo record non sembra a rischio immediato, ma dietro di lui si muovono volti noti come Burak Yilmaz (31), Tuncay Sanli (23) e i più recenti Cenk Tosun e Hakan Calhanoglu (21), che rappresentano il presente della Mezzaluna calcistica.

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IL CALCIO AFRICANO E I SUOI BOMBER LEGGENDARI

Il panorama delle Nazionali africane è vasto e affascinante, ricco di storie di orgoglio, talento e riscatto. Tra i più grandi marcatori della storia del continente spicca Didier Drogba, che ha lasciato un segno indelebile con la maglia della Costa d’Avorio, realizzando 65 gol in 105 presenze. Un simbolo, non solo per le sue reti, ma anche per il suo ruolo di leader in una generazione d’oro degli Elefanti.

Nel Camerun, il primato appartiene al leggendario Samuel Eto’o, autore di 56 gol, quattro volte miglior giocatore africano dell’anno e campione d’Africa nel 2000 e nel 2002. La sua carriera con i “Leoni Indomabili” è un capitolo di gloria che ha ispirato milioni di giovani africani.

Il Ghana può vantare Asamoah Gyan, miglior marcatore di sempre della nazionale con 51 gol. Famoso per il suo mix di potenza e agilità, Gyan è anche il miglior realizzatore africano nella storia dei Mondiali FIFA, con 6 reti complessive.

Il Senegal vede in Sadio Mané il volto moderno del calcio africano: con oltre 40 gol all’attivo, l’esterno offensivo del club saudita Al-Nassr (dopo anni di Premier League ad altissimo livello) è oggi il cuore pulsante della nazionale dei “Leoni della Teranga”.

In Egitto, la leggenda è Hossam Hassan con 68 gol, ma il presente ha il volto sorridente di Mohamed Salah, che si avvicina rapidamente a quel traguardo. Già oltre le 50 reti, Salah è l’uomo simbolo di una generazione che sogna il grande salto a livello mondiale.

La Nigeria, terra di talenti infiniti, ha avuto nei suoi anni d’oro diversi goleador, ma il recordman è Rashidi Yekini, con 37 gol in 62 presenze. Indimenticabile la sua esultanza al Mondiale USA ’94, urlando dentro la rete dopo il gol contro la Bulgaria: un’immagine iconica. Oggi, Victor Osimhen prova a seguire le sue orme.

Passando all’Algeria, il primato spetta a Islam Slimani, autore di 44 gol, che ha superato leggende come Lakhdar Belloumi e Rabah Madjer. L’Algeria ha sempre avuto attaccanti tecnici e carismatici, e Slimani ha saputo incarnare lo spirito guerriero dei “Fennecs”.

Per il Sudafrica, il miglior marcatore è Benni McCarthy, con 31 gol in 80 presenze. Uno degli attaccanti più prolifici anche a livello di club (memorabile il suo passaggio al Porto di Mourinho), McCarthy è ancora oggi un punto di riferimento per il calcio sudafricano, che continua a cercare eredi degni del suo nome.

Infine, uno sguardo a Marocco e Tunisia, due delle nazioni più storiche del Maghreb. Il Marocco vanta in cima alla classifica Ahmed Faras con 36 gol, mentre nella Tunisia è Issam Jemâa il leader storico con 36 reti, autore di un ciclo importante tra anni Duemila e Dieci.

ASIA E OCEANIA: BOMBER TRA LEGGENDE E CONTINUITÀ

Nel calcio asiatico, i grandi bomber spesso non hanno avuto la stessa risonanza mediatica di quelli europei o sudamericani, ma i numeri parlano chiaro. A guidare la classifica continentale c’è Ali Daei, leggenda assoluta dell’Iran, capace di segnare 109 gol in 149 presenze: un record che ha resistito a lungo anche su scala mondiale, prima di essere superato solo da Cristiano Ronaldo. Daei è stato un simbolo per tutto il calcio asiatico, apripista anche in Europa (giocò in Bundesliga) e icona di una generazione.

A raccogliere il suo testimone è Mehdi Taremi, che nonostante il recente infortunio, è oggi uno dei volti più riconoscibili dell’Iran a livello internazionale. Ma l’Asia ha prodotto anche altri marcatori eccellenti: Sunil Chhetri, attaccante indiano, è tutt’ora in attività e ha superato 90 gol in Nazionale, portando l’India in una dimensione sportiva più rispettata. Un vero fenomeno locale, secondo solo a Ronaldo e Messi tra i giocatori ancora in attività.

Per il Giappone, il capocannoniere storico è Kunishige Kamamoto con 75 reti, ma il pubblico europeo conosce bene Keisuke Honda e Shinji Okazaki, protagonisti dei Mondiali e di esperienze significative nei top campionati. Takumi Minamino e Kyogo Furuhashi sono tra i nomi da seguire per il presente.

In Corea del Sud, il nome più celebre è ovviamente Heung-Min Son, bandiera del Tottenham e uno dei calciatori asiatici più forti di sempre. Ha già superato quota 40 gol, insidiando il primato di Cha Bum-kun, fermo a 58 reti.

Nel mondo arabo spicca anche Younis Mahmoud, miglior marcatore della storia dell’Iraq con 57 gol, mentre Mabkhout è oggi il bomber più prolifico per gli Emirati Arabi Uniti, con oltre 80 reti in Nazionale.

Passando all’Oceania, il calcio è inevitabilmente dominato dalla Nuova Zelanda, dove il record di gol è detenuto da Vaughan Coveny con 29 reti, anche se negli ultimi anni Chris Wood (attualmente in Premier League) ha già superato quota 30, diventando il volto moderno degli “All Whites”.

Un discorso a parte merita Tim Cahill, autentico eroe nazionale per l’Australia, con 50 gol in 108 presenze. Colpi di testa spettacolari, gol ai Mondiali e un’incredibile longevità hanno reso Cahill un simbolo del calcio oceanico, tra i più amati e rispettati.

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CENTRO E NORD AMERICA: BOMBER ICONICI TRA MLS E MONDIALI

Nel panorama del Nord e Centro America, il calcio ha avuto un’evoluzione notevole, e con esso anche i suoi goleador. A guidare il continente, per peso specifico e impatto internazionale, è sicuramente Javier “Chicharito” Hernández, che con 52 gol in 109 presenze è il miglior marcatore della storia del Messico. Ex Manchester United e Real Madrid, è diventato l’emblema della nuova era della Tricolor, pur avendo vissuto momenti controversi con la Federazione.

Il Messico ha avuto altri nomi leggendari nel suo passato recente, come Cuauhtémoc Blanco e Hugo Sánchez, ma è Chicharito a detenere il primato, con Raúl Jiménez che lo insegue da lontano, pur avendo rallentato negli ultimi anni.

Negli Stati Uniti, invece, il record appartiene a Clint Dempsey e Landon Donovan, entrambi con 57 reti. Due figure totalmente diverse, ma accomunate dalla leadership tecnica e carismatica in epoche in cui la nazionale a stelle e strisce cercava conferme sullo scenario mondiale. Christian Pulisic, oggi al Milan, è la stella del presente, ma ancora lontano dai numeri dei predecessori.

Nel piccolo ma passionale mondo del Centro America, spicca Rolando Fonseca, miglior marcatore della Costa Rica con 47 gol, mentre Carlos Ruiz, soprannominato “El Pescadito”, ha lasciato un’impronta indelebile in Guatemala, firmando 68 reti, e diventando il miglior bomber della Concacaf per una singola nazionale per molti anni.

Anche i caraibici hanno prodotto goleador importanti: basti pensare a Luton Shelton, autore di 35 gol con la Giamaica, oppure a Peter Byers con Antigua e Barbuda, in grado di segnare 43 volte in 93 presenze. Tra le sorprese, va citato Cyle Larin, attuale miglior marcatore del Canada, con oltre 30 gol, davanti a nomi più noti a livello mediatico come Alphonso Davies o Jonathan David.

Infine, da menzionare anche Deon McCaulay, che per il Belize ha segnato 23 gol, e il mitico Winston Parks per il Nicaragua, con 20 gol in appena 43 presenze.

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NAZIONALI SCOMPARSE, BOMBER INDELEBILI

Nel grande atlante del calcio internazionale ci sono Nazionali che non esistono più, ma che hanno lasciato una traccia profonda nella storia. La Jugoslavia, culla di talenti tecnici e forti caratterialmente, ha avuto in Stjepan Bobek il suo miglior realizzatore: 38 gol in 63 presenze tra gli anni ’40 e ’50. Un centravanti moderno per l’epoca, capace di segnare con entrambi i piedi, di testa e con una visione di gioco superiore. Il suo record resiste ancora oggi, nonostante le fratture che hanno portato alla nascita di nuove federazioni come Serbia, Croazia, Bosnia, Slovenia e Montenegro.

Anche l’Unione Sovietica (URSS) ha avuto una sua leggenda: Oleg Blokhin, leggendario attaccante della Dinamo Kiev, che firmò 42 gol in 112 presenze con la maglia sovietica. Pallone d’Oro nel 1975, Blokhin fu simbolo di un calcio atletico, disciplinato ma anche di grande qualità tecnica. Dopo la dissoluzione dell’URSS nel 1991, molte delle sue repubbliche – come Russia, Ucraina, Georgia, Armenia e Lettonia – hanno creato Nazionali indipendenti, ma nessuno ha ancora superato l’impronta lasciata dal numero 11 ucraino.

Un’altra realtà storica è stata la Cecoslovacchia, che ha avuto in Antonín Puč il suo top scorer con 34 reti in 60 partite, tra gli anni ’20 e ’30. Fu protagonista anche al Mondiale 1934, portando la sua Nazionale fino alla finale contro l’Italia. Dopo la scissione tra Repubblica Ceca e Slovacchia, il suo record è rimasto nei libri di storia di entrambi i Paesi.

Persino in Africa troviamo casi simili: lo Zaire, oggi Repubblica Democratica del Congo, vide tra i suoi goleador più celebri Mayanga Maku, che guidò l’attacco della Nazionale negli anni ’70, inclusa la storica partecipazione al Mondiale 1974.

Oggi questi nomi vivono nella memoria del calcio internazionale, simboli di epoche che non torneranno, ma che ancora sanno ispirare. Erano tempi in cui il gol aveva un sapore diverso, legato spesso a rivoluzioni geopolitiche e cambiamenti epocali, ma anche a un’idea romantica di sport e appartenenza.

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E L’ITALIA?

Il nostro primato resiste da decenni: Gigi Riva, il “Rombo di Tuono”, con 35 gol, è ancora oggi il miglior marcatore della Nazionale azzurra. Alle sue spalle Meazza (33), Piola (30), Baggio e Del Piero (entrambi a 27). Ciro Immobile è il primo tra i giocatori ancora in attività con 17 gol, ma lontano anni luce dai grandi del passato.

Un dato che fa riflettere: l’Italia, terra di difensori e centrocampisti di classe, ha spesso faticato nel trovare un bomber che potesse superare quella quota di 35. Un paradosso per una Nazionale che ha vinto quattro Mondiali, ma raramente ha avuto un vero cannoniere dominante sul piano internazionale.

I record non sono solo numeri. Sono testimonianze di epoche, generazioni, culture calcistiche. Dal carisma di Messi alla fame di CR7, dalla potenza di Haaland all’estro di Neymar, ogni Nazione ha il suo volto, la sua leggenda.

E se oggi alcuni di questi traguardi sembrano inscalfibili, il bello del calcio è proprio questo: da un giorno all’altro, può nascere un nuovo idolo. Un bambino che, oggi, guarda la maglia del suo Paese e sogna di diventare il prossimo numero uno. Il futuro dei bomber è ancora tutto da scrivere.

A proposito di Cristian La Rosa

Cristian La Rosa. Classe ’76, ama il calcio e lo sport in generale. Segue con passione il calcio internazionale e ha collaborato con alcuni web magazine. È il fondatore, ideatore ed editore.