Riviviamo una dopo l’altra tutte le gare del Mondiale F1 1999, uno dei più emozionanti di sempre. La resa dei conti.
Parte 3 di 3
Arrivato in Malesia con un profilo bassissimo, al sabato Michael stampa quella che – insieme a Monaco 2012 – è la pole più incredibile della sua carriera rifilando 947 millesimi al suo….caposquadra. Niente in confronto alla gara in cui gli manca solo il giro più veloce in retromarcia.
Domenica 17 ottobre l’Italia si risveglia con la doppietta rossa sul circuito di Sepang: Irvine, al quarto sigillo stagionale, torna in testa al mondiale. La gioia tuttavia non dura fino all’ora di pranzo grazie al ‘fiuto’ del delegato tecnico della FIA, Jo Bauer, che comunica la squalifica delle due Ferrari perché ‘i deflettori laterali non sono entrati nella sagoma che li deve contenere. È mia opinione che essi siano fuori misura di 10 millimetri’.
Paura e delirio.
Segue un fine settimana di passione a motori spenti ma ci sta, essendo a Parigi la sede della Federazione Internazionale. Gli azzeccagarbugli di Maranello riescono a far ristabilire l’ordine d’arrivo in pista.
Resta l’appuntamento finale a Suzuka, la pista preferita di Eddie. Quella del debutto a punti nel ’93, quella del doppio sorpasso all’esterno nel 1997 su Schumi e Hakkinen.
Non può sbagliare questa gara.
E così si porta avanti in qualifica distruggendo la F399 e fermandosi al quinto crono ad oltre un secondo e mezzo di distacco dal rivale, ovviamente in pole.
Domenica, fotogrammi senza sottotitoli.
Schumacher imposta al via modalità ‘do not disturb’, Hakkinen alla prima curva è già bicampione del mondo mentre Coulthard si rivela fin da subito caparbio nell’intento di non arrivare al traguardo. Alla fine viene premiato con un ritiro che costa il titolo costruttori alla casa di Woking.
Ma Eddie?
Terzo, dopo aver evitato a malapena il doppiaggio. Sul podio malinconicamente si sveglia da quel sogno di una notte di mezza estate.
Explicit
Con un maledetto punto in più prima di Suzuka, Eddie sarebbe diventato Campione del mondo. Si, perché Schumacher per forza gli avrebbe ceduto la seconda posizione: sempre con il senno di poi avrebbe vinto 77-76.
Lo fece apposta la Ferrari a perdere quel titolo?
Impossibile dare una risposta certa. Perché nel bilancio finale, per quanto a distanza di oltre 20 anni possano rimanere quantomeno inspiegabili la posteriore destra mancante al Nürburgring o la partenza imbarazzante di Schumi in Giappone, bisogna tenere conto anche delle due vittorie cedute da Salo in Germania e dal tedesco a Sepang.
Il punto fatale per Eddie andò perso in mezzo alla sequenza apparentemente innocua di episodi nel resto della stagione. Hakkinen, dal canto suo, fu protagonista suo malgrado di almeno 5 corse allucinanti alle quali devono essere sommati i due errori, gravi, entrambi in terra italiana. Due talenti diversissimi tra loro, Mika ed Eddie, ma per quanto il finlandese sia stato indiscutibilmente superiore negli anni corsi insieme in Formula 1, in quel 1999 finirono di fatto per equivalersi.
Chiariamo semmai un concetto.
A livello di vettura non c’era storia: la McLaren MP4/14, partorita ovviamente dal genio di Adrian Newey, rimane tuttora una delle vetture migliori uscite da Woking. A tratti il dominio fu schiacciante ma la Ferrari F399 fece della solidità la sua arma e almeno il campionato del mondo costruttori tornò a Maranello mettendo fine ad un’attesa di certo non spasmodica durata 16 anni.

Alcune recenti dichiarazioni di Eddie, lette tra le righe, continuano a non chiarire come andò veramente.
Va bene, va bene così.