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Formula 1, weekend troppo lunghi? Domenicali lancia il cambiamento

Stefano Domenicali accende il dibattito sul futuro della Formula 1: GP troppo lunghi, Sprint Race da moltiplicare e prove libere da cancellare? Ecco perché il format dei weekend potrebbe cambiare radicalmente dal 2026.

Il futuro della Formula 1 potrebbe non assomigliare più al passato. Stefano Domenicali, presidente e CEO della F1, ha acceso un acceso dibattito nel paddock e tra i tifosi, mettendo in discussione il formato classico dei weekend di gara: tre giorni, prove libere il venerdì, qualifiche al sabato e Gran Premio alla domenica. Secondo Domenicali, questo schema è poco coinvolgente, soprattutto per le nuove generazioni sempre più attratte dai contenuti rapidi e facilmente fruibili sui social. Un’indagine condotta da Motorsport Network e Nielsen nel 2022 ha rilevato che il 46% dei giovani tra i 16 e i 24 anni preferirebbe formati più brevi e dinamici, con più contenuti online e meno tempi morti.

La sua provocazione? I weekend tradizionali «piacciono solo ai super specialisti» e le gare da 300 chilometri potrebbero essere percepite come troppo lunghe da chi non ha la pazienza (o il tempo) di seguirle dall’inizio alla fine.

Sprint Race e highlights: il nuovo modello F1?

Già dal 2024 le Sprint Race – gare brevi da circa mezz’ora al sabato – sono diventate parte integrante di sei weekend a stagione. L’idea è quella di aumentare ancora questi appuntamenti (si parla di dieci nel 2027), riducendo le prove libere e massimizzando il potenziale spettacolare. Nel 2024, cinque delle sei Sprint Race disputate hanno registrato ascolti TV superiori del 18% rispetto alle prove libere del venerdì precedente, secondo dati forniti da Liberty Media. Le Sprint, con le loro qualifiche dedicate e punti in palio, generano più contenuti “virali” e più attenzione da parte degli sponsor. E, ovviamente, più denaro.

Domenicali ha dichiarato che «molte persone vogliono solo gli highlights»: pochi minuti emozionanti da guardare online. Da qui l’idea – mai confermata ma neanche smentita – di accorciare i Gran Premi o addirittura invertire le griglie di partenza nelle Sprint, come già avviene in Formula 2 e 3.

Critiche da Verstappen e Alonso: “Non è lo sport il problema”

Le reazioni? Immediate e taglienti. Max Verstappen, campione del mondo in carica, ha risposto con una stilettata: «Non puoi renderlo sempre emozionante, perché se succede sempre diventa prevedibile… e quindi noioso». Più filosofico Fernando Alonso: «Il problema non è la F1, è l’attenzione di chi guarda. Nessuno chiede di ridurre il calcio a 60 minuti, eppure anche lì ci si distrae». Il team Mercedes, ad esempio, ha più volte sollevato dubbi sulle Sprint, evidenziando come un contatto o un ritiro possa compromettere l’intero weekend di gara, generando spese extra e rischi tecnici elevati.

Insomma, per i grandi campioni la durata di un Gran Premio non è un difetto, ma un punto di forza che garantisce strategia, colpi di scena e profondità tecnica.

Libere da abolire? La visione di Briatore

Le prove libere, in particolare, sono il bersaglio principale. Trasmesse, ma poco seguite, servono a squadre e piloti per testare assetti e gomme, ma per il pubblico generalista hanno poco appeal. Flavio Briatore ha detto chiaramente: “Andrebbero cancellate”. Ma anche questa visione divide. Per molti appassionati – soprattutto quelli storici – togliere le libere significa impoverire lo sport, riducendolo a puro intrattenimento.

Secondo alcuni ingegneri, come Jock Clear della Ferrari, le prove libere sono fondamentali per prevenire problemi di affidabilità, specialmente con le power unit del 2026, che saranno più complesse e ibride.

Griglie invertite e gare brevi: innovazione o rischio?

Tra le ipotesi più discusse c’è l’adozione della griglia invertita nelle Sprint Race: i primi dieci delle qualifiche partirebbero in ordine rovesciato. Un’idea già vista nelle serie minori, ma giudicata da molti poco meritocratica e potenzialmente pericolosa, perché incentiverebbe tattiche al ribasso (come rallentare apposta per partire in pole nella Sprint).

Cosa succederà davvero?

Per ora, nel 2026 tutto resterà “quasi” come prima: sei weekend sprint su 24, Gran Premi ancora da 300 km. Ma la direzione è tracciata. Domenicali non ha (ancora) proposto cambiamenti drastici, ma ha testato la reazione del pubblico e degli addetti ai lavori. E il messaggio è chiaro: la Formula 1 si sta preparando a cambiare volto per attrarre nuove generazioni. I nuovi GP come Miami e Las Vegas hanno mostrato quanto l’aspetto “evento” conti oggi: oltre la gara, ci sono show, concerti e contenuti pensati per TikTok e Instagram. Un modello a cui Domenicali guarda con interesse per modernizzare il format.

Ma fino a dove potrà spingersi senza snaturare la sua essenza? La risposta, forse, è già scritta nei prossimi anni. O meglio, nei prossimi giri.

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