La società biancoceleste al lavoro per piazzare gli esuberi. Primo obiettivo: liberarsi dell’ingaggio pesante di un calciatore ormai fuori dal progetto.
A Formello, si respira aria di cambiamento. La Lazio di Claudio Lotito e del DS Angelo Fabiani è al lavoro per snellire una rosa che, al netto delle ambizioni europee, rischia di implodere sotto il peso di contratti inutilizzati e stipendi fuori scala. Uno su tutti è quello di Mohamed Fares, che dopo l’ennesimo prestito – questa volta in Grecia – è rientrato alla base. Ma non per restarci.
Il destino dell’algerino è ormai segnato: fuori dal progetto tecnico, fuori rosa, ma ancora ingombrante nei bilanci societari con un ingaggio da 1,2 milioni netti. Troppo per un giocatore che non scende in campo in maglia biancoceleste da oltre tre stagioni. E troppo per una Lazio che, bloccata sul mercato, ha un solo obiettivo: liberarsi di tutto ciò che pesa, per far spazio al nuovo.
FARES E LA FINE DI UN CAPITOLO MAI DAVVERO APERTO
Mohamed Salim Fares è stato, per un attimo, una promessa. Giocatore esplosivo, mancino naturale, capace di coprire tutta la fascia sinistra con una corsa instancabile e quella capacità di inserimento che aveva stregato prima la SPAL, poi Simone Inzaghi. Ma quella Lazio che sembrava poter essere casa sua si è trasformata ben presto in una terra di passaggio.
Dopo le esperienze altalenanti con Genoa, Torino (dove non ha mai giocato), Brescia e Panserraikos, il ritorno a Roma non è stato accolto con entusiasmo. Né dalla società, né tantomeno dal giocatore. Le offerte non mancano – Asteras Tripolis, Aris e Paok si sono fatti vivi – ma nessuno è disposto a farsi carico per intero del suo ingaggio. Fares, dal canto suo, continua a rifiutare ogni soluzione che implichi un sacrificio economico. E così, il tempo passa. Inesorabile.

UN’USCITA NECESSARIA, UN INSEGNAMENTO DA NON DIMENTICARE
Con il contratto in scadenza nel 2026, la Lazio ha due strade: prestarlo nuovamente per poi liberarsene a parametro zero o accettare una minusvalenza immediata pur di cancellarne lo stipendio a bilancio. La seconda opzione è quella più auspicabile. Perché trattenere in rosa, anche solo formalmente, un giocatore che non fa parte del progetto è una sconfitta sportiva, ma anche gestionale.
Il caso Fares è esemplare: un talento dal potenziale indiscusso, frenato da infortuni, scelte sbagliate e forse anche da un pizzico di sfortuna. Ma è anche il simbolo di un calcio che troppo spesso compra senza costruire, che accumula senza progettare. E la Lazio, oggi, deve imparare da questi errori.
UN GRAZIE SOTTOVOCE, UN FUTURO DA RISCRIVERE
Fares ha dato, a modo suo. Due gol e cinque assist nella scorsa stagione in Grecia non sono numeri da sottovalutare. Ma il suo tempo in biancoceleste è finito da tempo. L’addio non è un tradimento, è una liberazione reciproca. E per quanto silenzioso sarà il suo saluto a Roma, il suo nome resterà inciso come monito per il futuro: nessuna promessa va fatta alla leggera, nessun progetto può ignorare l’equilibrio tra cuore, bilancio e campo.