Tra dubbi sul futuro di Inzaghi e strategie societarie, l’Inter valuta i nomi per un possibile dopo. Cosa bolle in pentola?
Simone Inzaghi, protagonista di una cavalcata europea che lo ha portato per la seconda volta in tre anni in finale di Champions League, non ha ancora sciolto le riserve sul suo futuro. E, tra frasi lasciate a metà e silenzi più eloquenti di mille parole, prende corpo l’ipotesi di un addio a fine stagione. Con buona pace di Giuseppe Marotta, che lo considera al centro del progetto. Ma l’Inter, società solida e lungimirante, sa bene che nel calcio moderno le certezze valgono poco se non si trasformano in firme.
UN CONTESTO CAMBIATO: OAKTREE E IL NUOVO CORSO
Il passaggio di proprietà da Suning al fondo Oaktree ha cambiato il modo in cui l’Inter affronta il futuro. I nerazzurri devono conciliare l’ambizione con la sostenibilità: investimenti mirati, valorizzazione del capitale umano (giocatori e tecnici) e attenzione a progetti di lungo periodo. La figura di Inzaghi, finora, si è incastrata perfettamente in questa logica. Ma se davvero accettasse l’offerta faraonica dell’Al-Hilal, con un biennale da 25 milioni netti a stagione, l’Inter non potrebbe permettersi di farsi trovare impreparata.

LE IPOTESI IN CASO DI ADDIO
Chi, allora, potrebbe sedersi sulla panchina nerazzurra? I nomi sul tavolo non mancano. E tra questi, alcuni sono più credibili di altri.
Massimiliano Allegri è il profilo che più intriga per esperienza, gestione delle pressioni e rapporti consolidati con Marotta. Dopo l’addio burrascoso alla Juventus, Allegri è libero e in cerca di un progetto importante. Resta però un ostacolo l’ingaggio: almeno 5-6 milioni netti, in linea con i top d’Europa. Cesc Fabregas, invece, rappresenterebbe una svolta generazionale. Il suo lavoro a Como ha impressionato: ha saputo valorizzare giovani talenti, farli crescere, venderli. Un aspetto molto apprezzato da Oaktree. Il suo stile propositivo e internazionale lo rende un’opzione intrigante, ma rischiosa a certi livelli.
Altri candidati? Tre nomi da tenere d’occhio: Francesco Farioli, ex Ajax, giovane e moderno nel pensiero calcistico; Andrea Pirlo, reduce dalla breve esperienza alla Sampdoria, ma ancora stimato negli ambienti dirigenziali; e Thiago Motta, che dopo il fallimento con la Juventus cerca una rinascita, magari proprio dove tutto era iniziato: l’Inter.
PROFILO IDEALE: VINCENTE, MA CON VISIONE
Il nuovo allenatore dell’Inter dovrà sapere vincere, certo. Ma soprattutto dovrà essere in grado di lavorare con una rosa in evoluzione, dove giovani e profili futuribili saranno sempre più centrali. L’epoca dei grandi nomi a ogni costo è finita: serve un tecnico che sappia valorizzare, costruire, durare. L’eventuale partenza di Inzaghi sarebbe un colpo emotivo, più che tecnico. Perché nessuno conosce come lui questo gruppo. Ma con la giusta scelta, l’Inter può non solo reggere l’urto, ma addirittura rilanciarsi.
E magari scrivere un nuovo ciclo. Con o senza Simone Inzaghi.