Il Bologna di Thiago Motta, fra presente roseo e futuro radioso per l’ambiziosa banda rossoblù
Bologna, la dotta, da sempre sinonimo di cultura e bellezza artistica, fatica da tre decenni a ritagliarsi uno spazio importante nel panorama calcistico nazionale. I fasti di un tempo, quando i rossoblu lottavano ai vertici del campionato, sembrano ormai sbiaditi ricordi di altri tempi. Oggi il Dall’Ara non è più il fortino di una volta, e in campo la squadra alterna stagioni anonime a cocenti delusioni.
Nell’era moderna, il massimo traguardo raggiunto sono un paio di noni posti nelle zone di centro classifica; troppo poco per una piazza che ha nel DNA il gioco brillante e propositivo. Le ambizioni dei tifosi, che pure non fanno mai mancare il supporto alla squadra, sono state spesso disattese. Due amare retrocessioni in Serie B hanno poi aumentato la frustrazione di una tifoseria che non si rassegna all’ordinarietà a cui sembra condannata la propria squadra del cuore.
Eppure, nonostante le tante delusioni, Bologna conserva intatto il sacro fuoco della passione calcistica, pronta a riesplodere al primo segnale positivo. Quest’anno, complice l’ottimo lavoro di Thiago Motta, qualcosa sembra essere cambiato. Forse i rossoblù hanno riscoperto l’orgoglio dei propri mezzi e l’ambizione smarrita. Chissà che presto anche la dotta non possa tornare dotta anche nel pallone.
BOLOGNA, È L’ALBA DI UNA NUOVA ERA?
La storia recente del Bologna è stata una litania di campionati anonimi, con la squadra rassegnata a galleggiare nella mediocrità di metà classifica. I tifosi, dal canto loro, avevano smesso da tempo di sognare imprese degna dei fasti di un tempo.
Qualcosa però deve essere cambiato nello spogliatoio rossoblù, perché quest’anno il Bologna sembra davvero trasformato. Merito del nuovo condottiero Thiago Motta e della sua propositiva idea di calcio, i felsinei stanno disputando un campionato di alto profilo.
Il nono posto della passata stagione aveva illuso i tifosi, e invece quest’anno la squadra ha ingranato la quarta, issandosi incredibilmente al quarto posto in classifica. Un piazzamento impronosticabile alla vigilia, frutto anche di prestigiose vittorie contro rivali blasonate come la Roma di Mourinho.
A metà campionato, con questo ritmo è lecito sognare: la parola Champions League, tabù dai tempi della Coppa Campioni del ’64, aleggia timidamente ma con sempre maggior convinzione tra i vicoli di Bologna. Sarà davvero l’alba di una nuova era gloriosa per i rossoblù?
“LO SQUADRONE CHE TREMARE IL MONDO FA”
Per oltre mezzo secolo, dai ruggenti anni ’20 agli anni ’60, il Bologna è stata una delle regine incontrastate del calcio italiano. Sette scudetti in bacheca, una squadra che faceva tremare i polsi alle rivali quando scendeva in campo. Merito anche della lungimirante gestione del presidente Renato Dall’Ara, imprenditore reggiano che negli anni ’30 diede alla società quell’organizzazione moderna che le permise di primeggiare.
E che dire dello stadio intitolato proprio a Dall’Ara: un autentico gioiello all’avanguardia che per decenni fece scuola in tutta Italia. Nel fortino di casa, lo “squadrone che tremare il mondo fa”, come recitava un celebre detto, costruì i successi di un’era dorata.
L’apice fu raggiunto nel ’64, quando i rossoblù conquistarono l’ultimo scudetto della loro storia, guadagnandosi l’accesso alla Coppa Campioni. Quella fu però anche l’ultima vera gioia prima del lento e inesorabile declino. Come se lo squadrone di un tempo si fosse bruscamente dissolto, lasciando un vuoto che Bologna fatica a colmare ancora oggi.

L’ULTIMO TRIONFO PRIMA DEL DECLINO
Quello Scudetto del ’64 ha il sapore agrodolce di un’epoca che volgeva al termine. Dopo la guerra il Bologna faticò a ritrovare i fasti di un tempo, ma lentamente si riprese, giocandosi il titolo fino all’ultimo con la celeberrima Inter di Herrera. Un testa a testa thrilling, macchiato da accuse di doping poi ritirate, che si risolse con lo storico spareggio.
Ironia della sorte, proprio nei giorni che precedettero quel fatidico match, il presidente Dall’Ara venne stroncato da un infarto durante un incontro in Lega. Un colpo durissimo per la società, che perse il suo condottiero a soli tre giorni dal settimo scudetto.
Quell’ultimo tricolore ha così un sapore agrodolce per i tifosi del Bologna. Da una parte la gioia per l’impresa compiuta, il coronamento di una lenta risalita; dall’altra, la tragica scomparsa di Dall’Ara segnò la fine di un’era di trionfi. Da squadra abituata a primeggiare, i rossoblù scivolarono nel limbo delle provinciali, condannati all’anonimato di centro classifica quando andava bene, e a sporadiche retrocessioni in B e C quando girava male.
Gli anni d’oro in cui lo squadrone faceva tremare l’Italia parevano ormai un ricordo sbiadito, se non una dolce illusione di altri tempi. I tifosi più nostalgici potevano solo aggrapparsi ai pochi campioni che di tanto in tanto approdavano sotto le due torri, vedi Roberto Baggio e Giuseppe Signori durante la gestione Gazzoni.
RINASCITA ROSSOBLU
Dopo anni di insipienza, il Bologna sembra aver ritrovato una direzione grazie alla guida dell’imprenditore italo-canadese Joey Saputo. Pur disponendo di risorse limitate, la nuova proprietà ha saputo gettare basi solide per un progetto sostenibile. Merito anche di DS competenti come Walter Sabatini e Giovanni Sartori, e di mister carismatici come Sinisa Mihajlovic, la cui prematura scomparsa ha lasciato un vuoto incolmabile.
In attesa della complicata ristrutturazione del Dall’Ara, la società ha comunque creato i presupposti per una crescita costante, grazie a campagne acquisti oculate che hanno portato a Bologna giocatori funzionali. Il risultato è un ambiente ritrovato, dove i valori del lavoro e della dedizione la fanno da padrone.
Questa potrebbe essere la stagione della svolta per il Bologna. Un po’ come accaduto recentemente a Napoli e Milan, i rossoblù stanno disputando un campionato sopra le righe nonostante un profondo rinnovamento estivo. La cessione di pezzi pregiati come Arnautovic, Hickey e Tomiyasu avrebbe potuto destabilizzare l’ambiente, e invece i sostituti si stanno rivelando all’altezza, se non superiori.
È il caso ad esempio del giovane esterno Ndoye, ma soprattutto della punta Zirkzee, arrivato dal Bayern. Con già 7 centri all’attivo, l’olandese non sta facendo rimpiangere Arnautovic, risultando anzi uno dei bomber più efficaci dell’intera Serie A. Merito anche del gioco corale di Motta, che valorizza le sue caratteristiche.
Ma Zirkzee non è l’unica lieta sorpresa di questo Bologna rigenerato. Chi era già in rosa sta infatti trovando continuità di rendimento. Insomma, la rivoluzione estiva non ha scalfito le certezze rossoblù, anzi le ha rinsaldate con innesti azzeccati.

MOTTA SVEGLIA IL BOLOGNA
Dopo anni, il Bologna sembra aver trovato in Thiago Motta l’allenatore giusto per consacrare una crescita costante. Le sue idee di gioco piuttosto offensive erano parsi fuori contesto nelle precedenti esperienze tra alti e bassi, ma sotto le due torri hanno finalmente trovato terreno fertile. Merito della qualità della rosa, con giocatori in grado di assimilare e mettere in pratica gli insegnamenti “barcelonisti” di un tecnico che del gioco è stato finissimo interprete sul campo.
La fase difensiva solida e l’organizzazione offensiva stanno portando i frutti sperati. Terzo miglior reparto arretrato della Serie A e settimo attacco prolifico sono i pilastri su cui poggia l’ottimo cammino in campionato. Dopo l’ultima vittoria di prestigio con la Roma, lo stesso Motta ha predicato calma e concentrazione, lasciando però aperto uno spiraglio per i tifosi di sognare.
E come non concedere qualche sogno a una piazza che da troppo attende una squadra all’altezza della sua tradizione? Forse il momento è arrivato davvero e presto anche in Europa si parlerà del “nuovo” Bologna di Thiago Motta.