Federico Giunti si racconta: dall’esordio in Serie A con la maglia di Mancini ai ricordi in rossonero, passando per Spalletti, la nuova Italia e un calcio che cambia. Un’intervista profonda, tra analisi tecniche, aneddoti inediti e uno sguardo al futuro del Milan e della Nazionale.
Un regista d’altri tempi, oggi uomo di campo e formatore di giovani talenti. Federico Giunti, ex centrocampista di Perugia e Milan, attuale direttore tecnico della Lube Academy, si è concesso a cuore aperto in una lunga intervista con Daniele Bartocci, ripercorrendo momenti chiave della sua carriera e riflettendo sull’attualità del calcio italiano.
Tra ricordi, analisi tattiche e giudizi netti, l’ex numero 8 ha offerto una panoramica lucida e sincera, senza mai sottrarsi ai temi caldi del momento.
“Il mio esordio con Mancini? Un colpo di fulmine. Un sacrilegio vederlo in Arabia”
Quando gli chiediamo di Roberto Mancini, Giunti parte da un ricordo indelebile:
“La mia prima maglia in Serie A è stata la sua. Esordio a Perugia, vinciamo 1-0 con la Sampdoria e a fine gara mi regala la sua maglia. Era il trequartista più forte del campionato. Quel gol al volo a Napoli me lo fece ammirare per sempre. In panchina ha dimostrato di avere competenze ovunque. Il fatto che ha allenato in Arabia? Un sacrilegio. Allenatori così servirebbero ancora in Italia.”
“Spalletti ha tutto per riuscire, ma la qualità oggi è minore”
Sul nuovo ciclo azzurro, Giunti è chiaro:
“Spalletti è l’allenatore giusto, ma lo sarebbe stato chiunque con questo materiale. Il paragone con l’epoca di Chiellini e Bonucci non regge. La qualità oggi è calata, e si sente. Spalletti potrà fare il massimo, ma servirebbe anche più talento.”
“Camarda? Dovevano lanciarlo subito. Così rallenti la sua crescita”
Chi meglio di Giunti può parlare di giovani e Primavera? E su Francesco Camarda ha le idee chiare:
“Io lo avrei fatto giocare. Se credi in lui, non vai a prendere un attaccante straniero che non ha mai segnato. Dovevi accorciare il suo percorso di crescita. Ha talento, va solo accompagnato.”
“Tare? Ottima scelta per il Milan. Ha esperienza e conosce le difficoltà”
Avendo condiviso lo spogliatoio con Igli Tare a Bologna e Brescia, Giunti ne apprezza il percorso dirigenziale:
“Gestire Lotito non è facile. Lui è riuscito a costruire squadre valide con poco budget. Due anni fuori dal giro gli avranno dato modo di riflettere. Al Milan serve una figura come la sua.”
“Non esiste più un Giunti. Il regista di oggi deve fare tutto”
Interrogato sul suo possibile erede in campo, sorride:
“Il calcio è cambiato. Ai miei tempi c’erano Giunti, Liverani, Pirlo. Oggi il centrocampista è un jolly: deve difendere, impostare, inserirsi. Ce ne sono pochi con quelle caratteristiche.”
“Tra Tonali, Rovella e Ricci? Punto su Sandro. Ma gli altri due sono in rampa”
Una preferenza netta, ma anche aperture:
“Tonali è un gradino sopra. Su di lui ci farei affidamento. Ma anche Rovella sta crescendo bene. Ricci già in Primavera faceva la differenza, si vedeva già allora.”
“PSG-Inter? Finale apertissima. Tifo Milan, ma una vittoria nerazzurra farebbe bene al calcio italiano”
Nonostante il cuore rossonero, l’obiettività vince:
“È una finale imprevedibile. Tifiamo Milan, ma va bene se vince una squadra italiana. Serve per il movimento. E Inzaghi merita questa chance.”
“Inzaghi non ha buttato lo scudetto. Ma in certe partite doveva osare di più”
Sull’allenatore dell’Inter, Giunti non si unisce al coro delle critiche:
“Non è giusto ridurre tutto a lui. Però la gara con la Lazio si doveva giocare con i migliori. I cambi non mi hanno convinto. Alla fine bisogna affidarsi ai big.”
“Il Milan ha buone basi. Fonseca? Serviva proteggerlo, non scaricarlo alle prime difficoltà”
E sul mercato rossonero estivo:
“La rosa non è male, bisogna solo ritrovare fiducia e un tecnico da sostenere. Fonseca poteva essere l’uomo giusto, ma doveva essere tutelato. Quando arrivano le prime difficoltà bisogna fare gruppo, non scaricare tutto sull’allenatore.”
Un calcio che cambia, ma certi valori restano
Federico Giunti dimostra ancora una volta lucidità, competenza e passione. Tra passato e presente, l’ex regista oggi lavora per formare i talenti del futuro, senza dimenticare il valore delle scelte, della fiducia e del coraggio.
Un’intervista che sa di calcio vero, di spogliatoi e di campo, firmata da chi ha vissuto ogni ruolo da protagonista.