Il folletto di Napoli chiude la carriera dove tutto è cominciato davvero: nell’abbraccio di un amico, in nome di una città che lo ha eletto figlio adottivo. Il 5 luglio a Bratislava l’ultimo atto, al fianco di Marek Hamsik.
Dries Mertens ha scelto il cuore, non un palcoscenico qualsiasi, per dire addio al calcio giocato. Il 5 luglio 2025 sarà la sua ultima partita, nel giorno dell’addio al calcio del suo ex capitano Marek Hamsik, amico fraterno e simbolo del Napoli che fu. Non a caso sarà proprio Bratislava, patria dello slovacco, a ospitare il commiato di entrambi. E sarà lì che “Ciro”, come lo chiamano i napoletani, calcherà per l’ultima volta un campo di gioco.
L’annuncio è arrivato via Instagram, con un video carico di emozione in cui il belga ha detto:
“Ho smesso col calcio, ma mi rimetto le scarpe un’ultima volta per te, che resti il grande capitano e l’uomo migliore con cui ho giocato. Un saluto da Napoli, casa tua.”
Un cerchio che si chiude, con Napoli al centro. E non poteva essere altrimenti per uno che non solo ha regalato gol e magie, ma ha scelto di restare, stagione dopo stagione, anche quando i riflettori lo chiamavano altrove.
UN NUMERO 14 ENTRATO NELLA STORIA
Arrivato nel 2013 dal PSV Eindhoven sotto la gestione Benitez, Mertens sembrava destinato a restare un buon esterno, uno dei tanti. Ma il destino aveva in serbo altro. Con Sarri e il clamoroso addio di Higuain, fu reinventato da centravanti nel 2016: una mossa che avrebbe cambiato la storia del club. In nove stagioni ha collezionato 397 presenze, 148 gol (record assoluto del Napoli), due Coppe Italia e una Supercoppa Italiana.
Poi il passaggio al Galatasaray, dove ha chiuso in bellezza: tre stagioni, tre titoli turchi e un ultimo grande amore calcistico. Ma il suo cuore è sempre rimasto in riva al Golfo, dove il 6 giugno scorso ha ricevuto la cittadinanza onoraria di Napoli, entrando nella storia civile oltre che sportiva della città.
CIRO, UN NOME, UNA PROMESSA
Dries non è stato solo un campione: è stato un uomo tra gli uomini, un napoletano d’adozione che ha vissuto la città pienamente, senza filtri. La prova? Ha chiamato suo figlio “Ciro”, simbolo di un legame che va oltre la maglia. Dopo Reina e Callejon, un altro eroe di quegli anni meravigliosi saluta il calcio. Ma nessuno come lui ha saputo unire bellezza del gesto tecnico e umanità.
Il 5 luglio sarà un giorno di lacrime, ma anche di festa. Perché Ciro Mertens non se ne va davvero. Rimarrà nei cuori, nei vicoli e nei sogni di chi ha vissuto quegli anni con il cuore in mano.