Dalla salvezza con l’Empoli allo Scudetto con il Napoli, passando per Roma, Inter e Nazionale: la Juventus sarà la nona tappa della carriera di Luciano Spalletti, di nuovo subentrato a stagione in corso.
Luciano Spalletti è pronto a iniziare la sua avventura sulla panchina della Juventus. Dopo l’addio a Tudor, manca solo la firma per il via libera ufficiale: il tecnico di Certaldo è pronto a diventare il nuovo allenatore bianconero. Sarà la nona squadra italiana della sua carriera, la quinta in cui subentra a stagione in corso. Ma cosa ci racconta la sua storia quando prende in mano una squadra a campionato iniziato? Ecco tutti i precedenti, dalla salvezza con l’Empoli fino all’ultimo – quasi dieci anni fa – con la Roma.
Spalletti e i subentri: una lunga storia iniziata a Empoli
L’avventura di Luciano Spalletti come allenatore è cominciata proprio con un subentro, nella stagione 1993/94. Già allenatore delle giovanili dell’Empoli, fu chiamato in prima squadra per le ultime sei giornate del campionato di C1. I toscani erano in crisi, ma con Spalletti riuscirono a chiudere penultimi e poi a conquistare la salvezza ai playout contro l’Alessandria. Un battesimo di fuoco superato con coraggio e determinazione.
Il ritorno di fiamma con le “sue” squadre: Samp, Venezia, Udinese
Dopo Empoli, Spalletti si è trovato a vivere altri subentri complessi. Alla Sampdoria, nel 1998/99, fu esonerato e poi richiamato: l’annata fu disastrosa e i blucerchiati retrocessero. Stesso copione a Venezia: esonero, richiamo e addio definitivo con la squadra che finì in Serie B.
Alla sua prima esperienza con l’Udinese, nella stagione 2000/01, subentrò a De Canio: la squadra era 12ª e Spalletti la lasciò nella stessa posizione. Due sole vittorie in undici partite. Un’altra esperienza da subentrato arrivò l’anno dopo, ad Ancona in Serie B: qui riuscì a cambiare passo e portare i marchigiani fino all’8° posto.
La svolta: Udine, Roma e i primi trofei
Dopo il ritorno a Udine nel 2002, questa volta con un progetto a inizio stagione, arrivò la vera svolta. Tre anni straordinari, con qualificazione continua in Europa e un quarto posto storico nel 2004/05 che valse l’accesso alla Champions League.
Poi la chiamata della Roma e il primo ciclo importante in una big: 11 vittorie di fila in A, due Coppe Italia, una Supercoppa e una squadra che giocava il miglior calcio d’Italia. Le notti europee con i giallorossi lasciarono il segno, così come – in negativo – la rottura nel 2009.
Il ciclo vincente in Russia e il ritorno in Serie A
Dopo l’addio alla Roma, Spalletti sbarcò in Russia allo Zenit San Pietroburgo, dove vinse due campionati, una Coppa e una Supercoppa. Un ciclo da protagonista che si chiuse nel 2014. A gennaio 2016 tornò alla Roma, ancora una volta subentrando: portò la squadra dal 5° al 3° posto, a quota 80 punti e centrando la Champions.
Tra l’Inter di Icardi e lo scudetto di Napoli
Dal 2017 al 2019 fu la volta dell’Inter, che riportò in Champions League dopo anni bui. Ma anche a Milano esplosero tensioni, in particolare con Mauro Icardi, a cui fu tolta la fascia da capitano. L’esperienza si concluse senza titoli, ma con due quarti posti.
Poi arrivò il capolavoro: Napoli. Dopo due anni di pausa, nel 2021 Spalletti fu scelto da De Laurentiis e al secondo anno regalò ai tifosi azzurri uno scudetto atteso 33 anni. Un’impresa storica, firmata da gioco spettacolare e dominio tecnico.
Nazionale italiana, il sogno interrotto
Nell’agosto 2023 Spalletti fu chiamato sulla panchina della Nazionale dopo l’improvviso addio di Roberto Mancini. Il suo compito? Difendere il titolo europeo e riportare l’Italia al Mondiale. Dopo un Europeo fallimentare (eliminazione agli ottavi per mano della Svizzera) e il crollo in Norvegia (0-3), Spalletti ha deciso di lasciare: contro la Moldavia è arrivato il suo ultimo match azzurro.
Ora tocca alla Juventus
La firma è attesa a ore: Luciano Spalletti è pronto a scrivere un nuovo capitolo della sua carriera, ripartendo da Torino. Non sarà un’avventura semplice: la Juve è in cerca di identità, risultati e visione. Ma se c’è un tecnico abituato alle sfide impossibili, è proprio lui.
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