Spesso oscurato dai riflettori della celebrità e dell’immagine patinata, Beckham è stato molto più che un’icona pop: con un piede destro straordinario, una dedizione maniacale e una carriera piena di successi, ha scritto pagine memorabili del calcio europeo e mondiale.
Tra la fine degli anni Novanta e i primi Duemila, dire “Beckham” significava evocare molto più di un calciatore: era un fenomeno globale, un’icona pop, il protagonista indiscusso di copertine, spot e gossip. Ma nel giorno in cui compie 50 anni, è tempo di ricordare il vero David Beckham: il calciatore, il professionista, il leader in campo che troppo spesso è stato messo in secondo piano rispetto alla star.
IL TALENTO OSCURATO DALLA FAMA
Il giornalista Jonathan Wilson lo definì con lucidità: Beckham è stato vittima della sua stessa celebrità. Un talento la cui fama ha superato le prestazioni, rendendolo paradossalmente meno credibile agli occhi di molti puristi del pallone. Eppure, numeri e prestazioni raccontano un’altra storia: 394 partite con il Manchester United, 85 gol, oltre 100 assist, 6 Premier League, 2 FA Cup e una Champions League leggendaria, quella del 1999, culminata nel celebre treble.
UN PIEDE DESTRO TRA I MIGLIORI DI SEMPRE
Beckham aveva un dono speciale: la capacità di colpire il pallone con una precisione chirurgica. Punizioni, cross, corner: ogni calcio diveniva arte. La famosa punizione che qualificò l’Inghilterra ai Mondiali 2002 è solo la punta dell’iceberg di una carriera fatta di colpi di classe e giocate decisive. Sven-Göran Eriksson, ex CT inglese, lo definì “il miglior piede destro del mondo”, e non era un’esagerazione.
OLTRE LO STILE, LA SOSTANZA
Lavoratore instancabile, Beckham non era solo estetica: aveva una preparazione atletica notevole, una dedizione maniacale agli allenamenti, e una rara intelligenza tattica. Anche per questo, fu prezioso in ogni club dove giocò, dal Real Madrid al Milan, passando per PSG e LA Galaxy. E nonostante fosse spesso giudicato più per il look che per il gioco, si adattò con umiltà a ogni contesto.
L’UOMO CHE CONVINSE ANCHE I PIÙ SCETTICI
Quando arrivò al Milan, nel 2009, in molti alzarono le sopracciglia. Ma bastarono pochi allenamenti perché giocatori come Gattuso lo elogiassero pubblicamente: “Grande umiltà, si mette a disposizione, fa gol e non tira mai indietro la gamba.” Anche Capello, inizialmente restio a utilizzarlo nell’ultima stagione madrilena, finì per ricredersi grazie al suo esempio nello spogliatoio.
UN’EREDITÀ DA RIVALUTARE
Ieri ha spento 50 candeline, Beckham merita più che mai di essere ricordato non solo come star planetaria, ma come uomo squadra, calciatore completo e professionista esemplare. Perché se la sua celebrità ha valicato il mondo dello sport, è stato proprio il calcio – quello vero – a consegnarlo all’eternità.