Il club brasiliano arriva agli ottavi del Mondiale per Club 2025 con grandi ambizioni. Ha vinto la Libertadores nel 2023 e la Recopa nel 2024. In panchina c’è Renato Gaúcho, ex Roma e unico brasiliano ad aver conquistato la Libertadores sia da giocatore che da allenatore.
Il cammino dell’Inter al Mondiale per Club 2025 prosegue agli ottavi di finale, dove affronterà una delle squadre più gloriose del calcio sudamericano: il Fluminense Football Club, storico club di Rio de Janeiro, fondato il 21 luglio 1902 da Oscar Cox. La squadra carioca è una delle quattro “grandi” della città insieme a Flamengo, Botafogo e Vasco da Gama.
TITOLI E TRADIZIONE
Il Fluminense è molto più di una semplice squadra brasiliana: è un’istituzione storica del calcio sudamericano, fondata nel 1902 nel cuore di Rio de Janeiro. Da allora ha costruito una tradizione vincente e prestigiosa, diventando una delle quattro grandi del calcio carioca insieme a Flamengo, Vasco da Gama e Botafogo.
Nel corso della sua lunga storia, il Tricolor das Laranjeiras ha conquistato 4 campionati brasiliani (1970, 1984, 2010, 2012), una Coppa del Brasile (2007), ma soprattutto ha toccato la vetta del continente con la vittoria della Copa Libertadores nel 2023 e della Recopa Sudamericana nel 2024, battendo in finale Boca Juniors e LDU Quito.
A livello internazionale, il club si era già messo in luce nel 1952 vincendo la Copa Rio, antesignana della Coppa Intercontinentale, secondo la FIFA. Inoltre, nel 1949 il Fluminense è stato insignito dal CIO con la prestigiosa Coppa Olimpica, unico club calcistico al mondo a ricevere tale onorificenza.
Nel 1998, visse il punto più basso della sua storia: dopo una doppia retrocessione (prima in Série B nel 1997, poi in Série C nel 1998), il club si ritrovò clamorosamente nel terzo livello del calcio brasiliano. Una caduta rovinosa per una delle squadre più gloriose del Paese, che pochi anni prima giocava la finale della Coppa del Brasile.
Ma la storia prese una piega inaspettata. Nel 1999, il Flu vinse la Série C, ottenendo la promozione sul campo. Tuttavia, fu la riforma della federazione brasiliana del 2000, con la creazione della Coppa João Havelange, a riportare il club direttamente in prima divisione. Questo torneo sostituì la Serie A e permise al club di essere inserito nel “Modulo Blu”, equivalente alla massima serie. Nel 2001, la CBF riconobbe quel torneo come ufficiale e decise di mantenere in Série A tutte le squadre che avevano partecipato a quel girone, tra cui proprio il Fluminense.
Oggi il Fluminense rappresenta una fusione di storia, cultura e ambizione, con una tifoseria appassionata e una bacheca che parla da sola. Sfida l’Inter forte di un passato glorioso e di un presente competitivo, pronto a scrivere un’altra pagina importante al Mondiale per Club 2025.
GRANDI NOMI NELLA STORIA DEL “FLU”
Nel corso dei suoi oltre 120 anni di storia, il Fluminense ha visto passare tra le sue fila campioni assoluti, molti dei quali hanno scritto pagine importanti anche con la maglia della nazionale brasiliana. Tra i più celebri c’è Rivellino, stella della Seleção campione del mondo nel 1970, fantasista dal mancino elegante e potente, simbolo del Flu negli anni ’70.
Altro nome storico è Romário, uno dei migliori centravanti di sempre, Pallone d’Oro nel 1994 e campione del mondo con il Brasile, che ha vestito la maglia nei primi anni 2000 in una delle fasi finali della sua carriera. Un altro grande simbolo del club è stato Fred, uno dei più prolifici attaccanti del calcio brasiliano moderno, idolo della torcida tricolor e uomo chiave nei titoli nazionali vinti nel 2010 e nel 2012.
Tra i grandi che hanno vestito la maglia del Flu c’è anche Branco. Terzino sinistro dalla potenza straordinaria, celebre per i suoi calci piazzati, l’ex Genoa e Brescia è cresciuto proprio nelle giovanili e ha debuttato in prima squadra nel 1980. Con il club tricolore ha vinto il Campionato Carioca del 1983 e si è affermato come uno dei migliori esterni difensivi del Brasile. Campione del mondo con la Seleção nel 1994, Branco è tuttora una figura di riferimento nel panorama del calcio brasiliano.
C’è anche Edmundo Alves de Souza Neto, meglio noto come Edmundo, uno dei talenti più controversi e affascinanti del calcio brasiliano anni ’90. Conosciuto per la sua tecnica sopraffina, il temperamento esplosivo e un carisma fuori dal comune, Edmundo ha avuto un breve passaggio al Flu nel 1999, durante una delle fasi più travagliate della carriera e del club stesso, impegnato all’epoca nella Série C.
Meritano una menzione anche Deco, ex stella del Porto, Barcellona e Chelsea, che ha chiuso la carriera proprio al Fluminense, e Didi, campione del mondo nel 1958 e nel 1962, che mosse i suoi primi passi nel club prima di diventare un’icona globale.

L’ALLENATORE: RENATO GAÚCHO, UNA LEGGENDA DAL PASSATO GIALLOROSSO
In panchina siede Renato Portaluppi, noto come Renato Gaúcho, ex attaccante della Nazionale brasiliana e della Roma. Fu protagonista assoluto con il Grêmio, con cui vinse da giocatore la Libertadores e l’Intercontinentale nel 1983 (doppietta nella finale contro l’Amburgo). In Italia visse un’esperienza controversa: acquistato dalla Roma nel 1988, segnò solo in Coppa UEFA e lasciò dopo una stagione segnata più dalla vita notturna che dalle prestazioni in campo.
Tornato in Brasile, si costruì una carriera da allenatore importante: è l’unico brasiliano ad aver vinto la Copa Libertadores sia da calciatore che da tecnico. Lo ha fatto nel 2017, nuovamente con il Grêmio.
La sua consacrazione definitiva è arrivata alla guida del Grêmio, con cui ha scritto alcune delle pagine più importanti del calcio brasiliano recente. Nel 2017 ha vinto la Copa Libertadores, nel 2018 ha alzato al cielo la Recopa Sudamericana, mentre nel 2016 aveva già conquistato la prestigiosa Coppa del Brasile. A questi successi si aggiungono anche due titoli nel Campionato Gaúcho, ottenuti nel 2018 e nel 2019.
Il primo trofeo da allenatore, però, era arrivato dieci anni prima: la Coppa del Brasile del 2007, vinta proprio con il Fluminense, club al quale è legato da una lunga e intensa storia professionale. Con la squadra di Rio de Janeiro ha vissuto cinque diverse esperienze in panchina, e nel 2008 ha sfiorato l’impresa continentale portando il Flu fino alla finale di Libertadores, persa soltanto ai calci di rigore contro la LDU Quito.
Dotato di carisma naturale, abile comunicatore e spesso protagonista anche fuori dal campo, Renato Gaúcho è considerato un vero e proprio allenatore da coppa, capace di trasmettere alla squadra mentalità vincente e spirito battagliero. Alla guida del Fluminense cercherà ora di ripetere l’impresa sul palcoscenico mondiale, con l’obiettivo di sorprendere anche l’Inter e scrivere un’altra pagina indelebile della sua carriera.
IL MODULO: UN 4-2-3-1 TATTICO E VERSATILE
Il Fluminense di Renato Gaúcho si schiera stabilmente con un 4-2-3-1 compatto ma dinamico, capace di adattarsi al contesto della partita. È un modulo che garantisce equilibrio tra difesa e attacco, ma soprattutto libertà di movimento alla trequarti e agli esterni offensivi. Una scelta tattica che riflette l’esperienza e la visione offensiva dell’allenatore brasiliano, grande sostenitore del calcio verticale, ma non privo di fasi ragionate.
In porta gioca il veterano Fábio (classe 1980), garanzia di esperienza tra i pali. Davanti a lui, la linea a quattro vede protagonisti i centrali Thiago Silva e Freytes, con Renê a sinistra e Samuel Xavier a destra. Quest’ultimo è una pedina fondamentale nella manovra offensiva: spinge con continuità e ha già messo a referto un gol e un assist nel torneo.
In fase di impostazione, tende ad allargare i due centrali difensivi per consentire ai mediani di inserirsi in costruzione, creando un 2-3-2-3 fluido con i terzini alti e i due mediani in supporto.
In mezzo al campo troviamo il tandem Martinelli–Nonato, che coniuga equilibrio tattico e pulizia di gioco. Martinelli, in particolare, è uno dei giocatori più preziosi della rosa: regista davanti alla difesa, è capace di verticalizzare e inserirsi con intelligenza, e ha già segnato in questa edizione del torneo.
Davanti a loro agiscono tre trequartisti molto mobili: Agustín Canobbio (a sinistra), Jhon Arias (a destra) e uno tra Rubén Lezcano, Lima o Ganso sulla linea centrale. Arias è la vera stella del Fluminense: letale nell’uno contro uno, abile nell’ultimo passaggio e autore di 4 assist e 1 gol finora nel torneo. La sua capacità di accentrarsi e dialogare con il centravanti lo rende imprevedibile.
In avanti, il peso dell’attacco è tutto sulle spalle del trentaseienne Germán Cano, centravanti argentino prolifico, noto per il senso del gol e il fiuto da rapace d’area. Nonostante l’età, resta un riferimento solido, abile nel gioco spalle alla porta e nei movimenti in profondità. Renato Gaúcho lo considera imprescindibile.
UNA ROSA DI VALORE ED ESPERIENZA
Il Fluminense si presenta a questo Mondiale per Club con una rosa ampia e matura, composta da 34 giocatori, con un’età media di 28,4 anni, e valutata circa 82,65 milioni di euro. Una squadra costruita per competere subito, con diversi elementi dalla lunga esperienza internazionale e altri in rampa di lancio. Ben 10 stranieri e 6 nazionali attualmente in rosa, confermano l’apertura globale del progetto tecnico.
Il club carioca fa leva su profili esperti come il portiere Fábio, il difensore e capitano Thiago Silva, e il centravanti Germán Cano, ma anche su talenti che stanno attirando l’attenzione dei club europei e mediorientali. In particolare, gli occhi degli osservatori sono puntati su:
Jhon Arias, l’ala destra colombiana valutata 17 milioni di euro, protagonista assoluto in questa stagione con gol e assist. Club di Premier League, Serie A e Liga stanno monitorando la sua situazione.
Kevin Serna, colombiano classe 1997, che con 3 reti ha alzato il proprio profilo nelle ultime settimane. La Liga MX messicana e club arabi lo stanno seguendo da vicino.
Martinelli, mediano moderno e già uomo mercato nella scorsa finestra estiva, potrebbe partire per l’Europa in caso di buona offerta. La sua valutazione è di 10 milioni di euro.
Agustín Canobbio, uruguaiano con passaporto italiano, è seguito da squadre di Serie A come Fiorentina e Lazio, attratte dalla sua duttilità e intensità sulla fascia sinistra.
Anche Thiago Silva, nonostante i 40 anni, potrebbe salutare nuovamente il Brasile per un’ultima esperienza internazionale in MLS o Arabia, come anticipato da alcuni media locali. Occhio infine al giovane Rubén Lezcano (2004) e al classe 2005 Joaquín Lavega, entrambi molto apprezzati da club portoghesi e spagnoli in ottica futura.
La forza del Fluminense, dunque, sta nel perfetto mix tra veterani e giovani ambiziosi, tra esperienza sudamericana e profili pronti per il salto nei grandi campionati. Il Mondiale per Club è anche una vetrina ideale per mettere in mostra il talento e alimentare trattative già in corso.
L’INCROCIO CON L’INTER
Il Fluminense incrocerà l’Inter agli ottavi di finale del Mondiale per Club 2025, in programma lunedì 30 giugno alle ore 21 italiane, allo stadio Bank of America di Charlotte, in Carolina del Nord. Sarà una partita ad alta intensità e carica di fascino: da una parte i nerazzurri, vicecampioni d’Europa, dall’altra una delle squadre più forti del Sudamerica, con una forte identità brasiliana e una storia secolare.
La squadra allenata da Cristian Chivu arriva all’appuntamento forte del primo posto nel Gruppo E, conquistato con 7 punti e una vittoria autorevole sul River Plate per 2-0. Dall’altra parte, il Fluminense ha chiuso secondo nel proprio girone, dopo una qualificazione ottenuta con solidità ma senza brillare sul piano offensivo.
Il confronto tra i due club non ha precedenti ufficiali, ma rappresenta uno di quegli incroci culturali e calcistici che solo il Mondiale per Club può offrire. A livello tecnico, la sfida metterà di fronte la compattezza e l’equilibrio dell’Inter – che si affida al tandem Lautaro-Esposito – contro il talento sudamericano di giocatori come Jhon Arias, Germán Cano e il veterano Thiago Silva.
Sarà anche la sfida tra due filosofie diverse: l’organizzazione europea e l’impatto fisico nerazzurro contro il possesso palla ragionato, la tecnica e l’estro tipico del calcio brasiliano. Occhio alle corsie esterne, dove il Fluminense può far male con Arias e Canobbio, ma anche alla transizione interista, letale con i suoi due centravanti.
Infine, non va sottovalutato il fattore esperienza: in panchina, il Fluminense si affida a Renato Gaúcho, allenatore navigato e uomo da coppe, mentre per Chivu si tratta della prima grande competizione internazionale da tecnico della prima squadra.
Il passaggio del turno non sarà semplice per nessuna delle due. In palio non c’è solo la qualificazione ai quarti, ma l’opportunità di avanzare nel tabellone con ambizioni reali di vittoria. Per l’Inter, sarà fondamentale mantenere l’equilibrio e sfruttare la superiorità fisica e tattica. Per il Fluminense, servirà la partita perfetta.