Leverkusen-Espanyol, 1988: la rimonta (quasi) impossibile

Finale di ritorno di Uefa: la seconda squadra di Barcellona va in Germania come fosse una pura formalità dopo il 3-0 dell’andata. E invece saranno i “farmacisti” a vincere il loro primo e unico trofeo europeo

 

di Stefano Ravaglia

 

Per tre stagioni hanno avuto il privilegio di essere l’unica squadra europea a buttar fuori il Milan di Arrigo Sacchi. Che non era ancora quello che diverrà nei mesi a venire, ma nella stagione 1987-88 l’Espanyol Barcelona si prende la briga di buttar fuori la futura squadra più forte del mondo in Coppa Uefa. Due a zero a Lecce (San Siro squalificato) e 0-0 in Spagna. Ci vorrà il Marsiglia nel 1991 per far un nuovo sgambetto internazionale ai rossoneri dopo due anni di trionfi nel 1989 e nel ’90. E in quella edizione della Uefa gli iberici fecero proprio sul serio, almeno fino alla finalissima, dove accadde l’impensabile. L’italiana che fa più strada in quella edizione, che vede ai nastri di partenza anche la Juventus e l’Inter oltre ai rossoneri, è nientemeno che il Verona, che arriva sino ai quarti di finale, quando il Werder Brema ha la meglio. Ma è un’altra tedesca a esaltare il cuore degli sportivi: è il Bayer Leverkusen, fondato nel 1904 nel modo più “educato” possibile, ossia su richiesta scritta di alcuni lavoratori della Bayer, fornita al proprio datore di lavoro, che acconsentì.

Mai il Leverkusen aveva vinto nulla sino a quel momento. Mai ha vinto il titolo, arrivando cinque volte secondo, e nemmeno in Europa si era mai distinto per imprese significative. I tedeschi guidati da Erich Ribbeck, un nazionalista tutto d’un pezzo che ha allenato solo squadre del proprio paese (oltre al Bayer anche il Dortmund, il Bayern Monaco, il Moenchengladbach e l’Eintracht Francoforte), invece quell’anno sbaragliano la concorrenza. Agevolmente eliminato l’Austria Vienna grazie a un 5-1 interno al primo turno, il confronto coi francesi del Tolosa nei sedicesimi è molto più equilibrato: dopo l’1-1 in Francia, al ritorno decide una rete di Schreier a dieci minuti dalla fine. Vibrante il confronto agli ottavi con il Feyenoord: in vantaggio 2-0 in Olanda (Buncol e Falkenmayer), i tedeschi si fanno raggiungere sul pareggio. Al Ulrich-Haberland-Stadion, il vecchio nome della attuale BayArena, un altro 1-0 premia i padroni di casa: rete di Gotz alla mezz’ora dopo che il portiere tedesco Vollborn si era esibito in parate decisive. Nei quarti di finale, la grande sfida al Barcellona. In Germania finisce 0-0, al Camp Nou è il brasiliano Tita a bucare i catalani. Bernd Schuster ha la possibilità di pareggiare dal dischetto, ma calcia alto. In semifinale, ecco la sfida tutta tedesca al Werder Brema. Anche qui, i “farmacisti” sono sparagnini: 1-0 in casa grazie alla rete di Reinhart, e 0-0 a Brema che qualifica alla finalissima.

E l’Espanyol del tecnico Javier Clemente? Nel primo turno butta fuori il Moenchengladbach, poi, dopo il Milan, fa fuori anche l’Inter (1-1 a Milano e 1-0 in Spagna). Quindi elimina senza troppe difficoltà i cechi del Vitkovice, e arriva alla semifinale con il Bruges. In Belgio, vincono i padroni di casa, 2-0. Sembra fatta, ma al ritorno l’Espanyol ribalta tutto: Orejuela, Losada e Pichi Alonso firmano il 3-0 che manda in delirio gli iberici. La finale del torneo è all’epoca ancora basata su partite di andata e di ritorno, e il primo round, quello del 4 maggio 1988, si gioca al glorioso Sarrià di Barcellona, stadio di casa dell’Espanyol, e teatro, sei anni prima, di Italia-Brasile 3-2. Non c’è praticamente partita: altro 3-0 tra le mura amiche firmato da una doppietta di Losada e una rete di Soler, il tutto in dodici minuti. Il 18 maggio 1988, il viaggio a Leverkusen pare una gita fuori porta. La rimonta che l’Espanyol aveva inflitto al Bruges, torna invece indietro come un boomerang impazzito. Accade tutto nella ripresa, dopo l’equilibrio del primo tempo: Tita e Gotz, ancora loro, fanno 2-0, prima che il terzo gol di Cha Bum-Kun, attaccante coreano di 35 anni alla sua penultima stagione in maglia Leverkusen, condanni la sfida ai calci di rigore. E anche qui, si apre un dramma a parte: l’Espanyol va addirittura due volte in vantaggio, prima di sbagliare tre volte di fila con Urquiaga, Zuniga e l’errore decisivo di Losada che calcia alle stelle e butta alle ortiche una Uefa che pareva già vinta. Il Bayer Leverkusen vincerà il secondo e ultimo trofeo della sua storia nel 1993, alzando la Coppa di Germania. Nel 2002, Lucio, Ballack e Kirsten in campo, con Klaus Toppmoller in panchina, rinverdiscono i fasti gloriosi di quegli anni, ma ai rossoneri questa volta non riuscirà il miracolo contro un’altra spagnola. Si chiamava Real Madrid, e a Glasgow impedì un’altra notte leggendaria come quella al vecchio Ulrich-Haberland-Stadion di trentuno anni fa.

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