A Baku il Mondiale si è riaperto: Verstappen è tornato alla vittoria, Piastri si è ritirato e il distacco è sceso a -69. Troppo tardi? Non secondo la storia della F1.
Il Mondiale di Formula 1 2025 ha cambiato ritmo in Azerbaigian. Sul tracciato cittadino di Baku, Max Verstappen ha piazzato una zampata fondamentale, riportando la Red Bull sul gradino più alto del podio e riaccendendo una stagione che sembrava già archiviata. Il ritiro di Oscar Piastri, leader della classifica piloti, ha permesso al campione del mondo in carica di ridurre il distacco a 69 punti. Un’enormità, certo. Ma davvero impossibile da colmare?
IL PASSATO RACCONTA CHE SI PUO’
Chi conosce la storia della Formula 1 sa bene che le rimonte impossibili… a volte accadono. Anche i nomi più leggendari della Formula 1 hanno dovuto rincorrere, e spesso lo hanno fatto riscrivendo la storia. Nel 1984, Niki Lauda (McLaren), reduce da anni difficili e all’ombra del velocissimo compagno Alain Prost, seppe ribaltare il Mondiale con una rimonta chirurgica, vincendo il titolo con mezzo punto di vantaggio: è ancora oggi il margine più ristretto mai visto in un campionato. Nel 1981, Nelson Piquet (Brabham) sorprese tutti recuperando ben 17 punti su Reutemann, strappandogli il titolo all’ultima gara. Due anni dopo, nel 1983, fece lo stesso con Alain Prost, chiudendo con 2 punti di vantaggio in un finale incandescente.
Keke Rosberg (Williams), nel 1982, conquistò un Mondiale assurdo e imprevedibile: dopo appena due gare aveva 16 punti di ritardo da Prost, ma approfittò di un campionato pieno di incidenti, squalifiche e ritiri, chiudendo da campione con una sola vittoria stagionale. Jody Scheckter, nel 1979, sembrava lontano dopo la seconda gara, ma guidò con freddezza una stagione regolare, recuperando e poi difendendo il vantaggio su Jacques Laffite (Ligier), regalando alla Ferrari il suo ultimo titolo piloti prima di Schumacher.
A proposito di Michael Schumacher, nel 2003 si trovò a 16 punti di ritardo da Kimi Raikkonen dopo il GP del Brasile, quando il sistema di punteggio era stato appena modificato. Con una Ferrari ancora da ottimizzare, il tedesco mise in campo tutta la sua esperienza e vinse il titolo con soli 2 punti di vantaggio, all’ultima gara, davanti a un giovane Raikkonen che lo aveva insidiato per tutta la stagione.

E tra i più grandi non poteva mancare Ayrton Senna (McLaren), che nel 1988, al suo primo anno in McLaren, si ritrovò 18 punti dietro Prost dopo sole quattro gare. Ma da quel momento vinse sei dei successivi sette GP, ribaltando il Mondiale e imponendosi con il suo stile inconfondibile: tutto o niente.
Da John Surtees a James Hunt, da Lauda a Raikkonen, la massima categoria ha regalato più di una stagione ribaltata quando tutto sembrava già deciso.
Nel 1964, Surtees (Ferrari) era a -20 da Jim Clark a metà campionato, e chiuse il Mondiale davanti a Graham Hill (BRM) con un solo punto di vantaggio. Nel 1976, James Hunt (McLaren) si trovava a -35 da Niki Lauda dopo Silverstone, ma il rientro forzato e coraggioso dell’austriaco dopo il drammatico incidente del Nürburgring aprì la porta a una delle volate più iconiche della storia, vinta da Hunt per appena un punto a Fuji.
E ancora: Kimi Raikkonen nel 2007 su Ferrari si ritrovava a 26 punti da Lewis Hamilton (McLaren) a dieci gare dalla fine. Nessuno avrebbe scommesso su di lui, e invece il finlandese vinse l’ultima gara in Brasile e si prese il titolo per un solo punto, davanti a Hamilton e Alonso. Clamoroso. Più recente? Sebastian Vettel (Red Bull) nel 2012 era a -44 da Alonso (Ferrari) a metà stagione. Anche lui campione all’ultimo respiro.
E poi c’è Verstappen stesso, che nel 2022 si trovava a -46 da Leclerc dopo tre gare. Non solo ribaltò il campionato: chiuse con 146 punti di vantaggio.
LA SFIDA È DURA, MA NON È FINITA
Con 324 punti per Piastri, 293 per Norris e 230 per Verstappen, la sfida per il titolo 2025 sembra destinata a rimanere una questione interna alla McLaren. Ma se la Red Bull ha davvero ritrovato prestazione e continuità — e se la McLaren dovesse vivere un calo fisiologico — 69 punti non sono un muro invalicabile. Mancano ancora diverse gare, e una sola vittoria può valere 25 punti. Basta una domenica storta per riaprire tutto.
Chi conosce Verstappen sa che non corre per difendere un secondo o terzo posto. Corre per vincere. Sempre. Il distacco è reale, ma non condizionerà il suo approccio. La sua rimonta è iniziata, e in passato ha già dimostrato di saper gestire la pressione quando in gioco c’è tutto.
E la storia è dalla sua parte.
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