Perché il Brescia rischia di scomparire dal calcio professionistico?

Per la prima volta in oltre un secolo di storia, il Brescia Calcio è a un passo dal baratro: stipendi non pagati, penalizzazioni, un debito da 9 milioni e la concreta possibilità di perdere la matricola federale. Ora il futuro passa da una fusione con altre squadre della provincia o da un’amara ripartenza nei dilettanti.

Il Brescia Calcio, una delle società più antiche e simboliche del calcio italiano, è sull’orlo di un clamoroso collasso. Dopo 114 anni di storia ininterrotta, la squadra potrebbe non iscriversi al prossimo campionato di Serie C a causa del mancato pagamento di stipendi e contributi per circa 3 milioni di euro. La scadenza cruciale era venerdì 6 giugno: entro quel termine, il presidente Massimo Cellino avrebbe dovuto versare le somme necessarie per mantenere viva la matricola sportiva, il codice che identifica ufficialmente ogni società calcistica italiana.

Nonostante gli sforzi e le trattative con potenziali investitori statunitensi, il denaro non è arrivato. Ora il Brescia, ufficialmente retrocesso in Serie C dopo una penalizzazione di 8 punti inflitta per gravi inadempienze amministrative, rischia di non poter più esistere nella forma che conosciamo.

DAL CAMPO ALLE AULE DI TRIBUNALE

Il disastro non è solo sportivo, ma anche finanziario e giuridico. La Procura Federale ha evidenziato il mancato pagamento di IRPEF e contributi INPS relativi ai tesserati. Secondo l’accusa, non si tratta di semplici ritardi, ma di violazioni sistemiche e gravi. Il club si è difeso sostenendo di essere stato truffato da terzi, ma il Tribunale Federale Nazionale ha giudicato insufficienti le prove e ha confermato la penalizzazione.

Il quadro si complica con un debito stimato attorno ai 9 milioni di euro e l’impossibilità di far fronte agli impegni. A peggiorare tutto, la prima rata del piano di rientro con l’Agenzia delle Entrate (circa 400mila euro) è rimasta inevasa. Da qui, il rischio concreto che venga aperta una procedura fallimentare.

LA SPERANZA: FUSIONE O RIPARTENZA DAI DILETTANTI

A questo punto, due sono le strade percorribili. La prima, più traumatica, è la ripartenza dai dilettanti: Serie D o addirittura Eccellenza, perdendo tutto ciò che il Brescia Calcio rappresenta da oltre un secolo.

La seconda ipotesi è quella di un “salvataggio federale” attraverso la fusione con un’altra società bresciana attualmente in Serie C: FeralpiSalò, Lumezzane o Ospitaletto. In tal caso, la squadra perderebbe però la storica matricola e il nome ufficiale “Brescia Calcio”, diventando una nuova entità sportiva con sede magari ancora in città, ma con diversa identità.

Un incontro fondamentale in questo senso è previsto per lunedì, convocato dalla sindaca di Brescia, Laura Castelletti, con i presidenti delle tre società menzionate. Il Comune si è offerto come “facilitatore istituzionale” per scongiurare il peggio e trovare una soluzione che salvi quantomeno una parte dell’eredità calcistica della Leonessa.

UN EPILOGO TRISTE PER UNA PIAZZA GLORIOSA

Per i tifosi bresciani è un colpo durissimo. Da Roberto Baggio a Guardiola, da Hagi a Pirlo, troppe le stelle passate dal Rigamonti per accettare senza dolore questa prospettiva. In una città che vive di calcio, perdere il Brescia così sarebbe un trauma generazionale.

Ora non resta che attendere sviluppi, ma il tempo stringe e il conto alla rovescia è già iniziato. Se nessuna soluzione verrà trovata, il 24 giugno potrebbe sancire la fine di un’epoca. E il calcio italiano, silenziosamente, perderebbe un altro pezzo della sua storia.

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