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Pisa in Serie A: da Simeone a Vieri, quante stelle hanno vestito nerazzurro

Dal “Cholo” Simeone a Vieri, passando per Dunga, Chamot, Bonucci e Allegri: il Pisa torna nella massima serie dopo 34 anni e si riaccendono i ricordi di un passato ricco di campioni che hanno fatto la storia del calcio italiano e mondiale.

Il ritorno del Pisa in Serie A dopo 34 lunghi anni è molto più di una semplice promozione: è un tuffo nella storia di un club che, sotto la guida visionaria di Romeo Anconetani, ha saputo trasformarsi in un trampolino di lancio per futuri fuoriclasse. In tanti, magari dimenticati dai più, hanno vestito la maglia nerazzurra lasciando un segno indelebile, non solo all’Arena Garibaldi. Dai sudamericani portati per primi in Italia, ai talenti lanciati e poi esplosi altrove, Pisa ha rappresentato per anni una fucina calcistica unica nel suo genere.

E come dimenticare i derby infuocati con la Fiorentina, simbolo di una rivalità toscana mai sopita, che infiammava spalti e passioni. Oggi, mentre la squadra torna a calcare i palcoscenici più importanti, è il momento ideale per riscoprire i calciatori più iconici che hanno indossato quella maglia: uomini che, partendo dalla città della Torre Pendente, sono entrati nella storia del calcio italiano e mondiale.

DA SIMEONE A DUNGA: QUANDO L’ARGENTINA E IL BRASILE SCOPRIRONO PISA

Negli anni ’80 e ’90, il Pisa divenne un crocevia internazionale del calcio: un laboratorio di talenti stranieri in una Serie A che si stava aprendo sempre più al mondo. Fu proprio qui che sbocciarono le prime versioni italiane di alcuni futuri protagonisti mondiali.

Diego Pablo Simeone fu uno dei primi colpi sudamericani del Pisa: nel 1990 arrivò dal Vélez Sarsfield a soli 20 anni. Grinta, inserimenti e un senso del gioco già maturo: chi lo vide all’Arena Garibaldi ricorda bene il suo carisma da leader. Dopo una stagione in A e una in B, spiccò il volo verso l’Atletico Madrid, iniziando un viaggio che lo avrebbe reso leggenda prima da calciatore e poi da allenatore. José Antonio Chamot, anche lui argentino, arrivò poco dopo e si fece notare per affidabilità difensiva e applicazione tattica. In tre stagioni collezionò 96 presenze, prima di diventare un pupillo di Zeman al Foggia e alla Lazio, fino ad arrivare a indossare la maglia del Milan. Con l’Argentina contò 42 presenze e partecipazioni a Mondiali e Coppa America.

Carlos Dunga, futuro capitano del Brasile campione del mondo nel 1994, iniziò la sua avventura italiana proprio a Pisa nella stagione 1987/88. Un metronomo di centrocampo, roccioso e pragmatico, che impressionò per intelligenza tattica e leadership. Pisa fu solo l’inizio: da lì Fiorentina, Pescara, e il trionfo con la Seleção.

Di sconosciuto – http://www.ilpisasiamonoi.it/wp-content/uploads/Dunga.jpg, Pubblico dominio, https://it.wikipedia.org/w/index.php?curid=5349387

Klaus Berggreen è ancora oggi uno dei calciatori più iconici del Pisa in Serie A: centrocampista totale, abile negli inserimenti e nel tiro da fuori, collezionò 152 presenze e 33 gol, diventando il miglior marcatore della storia nerazzurra nella massima serie. Fu anche titolare fisso nella nazionale danese degli anni ’80. Wim Kieft, centravanti olandese proveniente dall’Ajax, era già noto per aver vinto la Scarpa d’Oro nel 1982. Arrivò nel 1983 e, sebbene le sue performance non furono sempre costanti in A, mise comunque a segno 37 reti in 110 presenze, lasciando un ricordo importante nell’epopea nerazzurra.

Paul Elliot fu uno dei primi difensori inglesi a calcare i campi della Serie A. La sua esperienza al Pisa fu breve, ma significativa per rappresentare l’apertura del club a un calcio internazionale più fisico e dinamico. Henrik Larsen, centrocampista della nazionale danese campione d’Europa nel 1992, visse una tappa di passaggio che contribuì a consolidare il suo stile tecnico e ordinato, molto apprezzato per visione di gioco e disciplina tattica.

IL GIOVANE VIERI E IL PROMETTENTE BONUCCI. ALLEGRI, CERCI, MOSCARDELLI: TAPPE DECISIVE DI UNA CARRIERA

Ci sono luoghi dove il destino di un calciatore si decide in silenzio, lontano dai riflettori. Per molti, Pisa è stata una fermata fondamentale, spesso sottovalutata, ma determinante per la svolta della carriera. Sono passati ragazzi che sarebbero diventati campioni d’Europa, bomber da copertina e allenatori da panchine d’oro.

Nel 1992, Christian Vieri era poco più che un talento grezzo, fisico imponente e fame di gol. Dopo il debutto in A col Torino, venne mandato in Serie B a Pisa per farsi le ossa. In nerazzurro collezionò 18 presenze e 2 gol, imparando a lottare in una categoria dura e formativa. Fu un’annata tosta, ma fondamentale: da lì passò al Ravenna e poi al Venezia, dove esplose davvero. Il resto è storia: Lazio, Juve, Inter, 49 gol in Nazionale e una carriera tra le più iconiche del calcio italiano. Non tutti sanno che Massimiliano Allegri, oggi celebrato per i suoi successi sulla panchina della Juventus, debuttò ufficialmente in Serie A proprio con il Pisa, nella stagione 1988/89. Appena 21enne, giocò due gare in campionato e tre in Coppa Italia. Il talento si intravedeva, ma ci volle tempo prima di diventare quel “Max” pragmatico e vincente che avrebbe sollevato scudetti e guidato il calcio italiano dalla panchina.

Nella stagione 2007/08, il Pisa trovò in Alessio Cerci un’arma offensiva letale. In prestito dalla Roma, mise a segno 10 gol in 28 presenze, diventando l’uomo copertina della squadra. Quell’annata gli aprì le porte della Serie A da protagonista, prima con l’Atalanta e poi con Torino, Fiorentina e una parentesi anche all’Atletico Madrid. Pisa fu il primo trampolino verso un calcio da palcoscenico europeo. Nel gennaio 2009, Leonardo Bonucci era ancora un giovane centrale dell’Inter in cerca di spazio. Pisa lo accolse in prestito, e in soli 18 match mostrò leadership, visione e senso della posizione. Giocava con la personalità di un veterano e attirò subito le attenzioni del Bari, dove esplose sotto la guida di Ventura. Poi sarebbe arrivata la Juventus, la Nazionale, gli Europei vinti nel 2021 e una carriera tra le più longeve e vincenti per un difensore italiano del nuovo millennio.

Per Davide Moscardelli, Pisa non fu una tappa, ma il traguardo di una lunga e romantica carriera. Tra il 2018 e il 2020, con 17 gol in 56 presenze, fu decisivo nella promozione in Serie B e diventò simbolo di carisma e passione, soprattutto per i più giovani dello spogliatoio. Nella stagione segnata dal Covid, realizzò anche le ultime due reti della sua carriera, prima di ritirarsi dal calcio giocato.

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GLI ALLENATORI ICONICI: SIMONI, LUCESCU, VENTURA E GATTUSO

Il Pisa non è stato solo terra di passaggio per futuri campioni in campo, ma anche per tecnici che hanno scritto pagine importanti del calcio italiano e internazionale. All’Arena Garibaldi si sono seduti allenatori che, in tempi e modi diversi, hanno lasciato un’impronta forte nel DNA nerazzurro e nel panorama calcistico europeo.

Il nome di Gigi Simoni è inciso a lettere d’oro nella memoria dei tifosi pisani. Allenò il Pisa in due momenti chiave: nella stagione 1984/85 e poi nel 1986/87, centrando in entrambe le occasioni la promozione in Serie A. Uomo pacato, ma con idee chiare e vincenti, Simoni costruì squadre solide, compatte e spettacolari. Pisa fu la sua palestra prima di conquistare trofei importanti con l’Inter di Ronaldo, ma nella città della Torre rimane un autentico mito.

Nel 1990, Pisa diede il benvenuto a Mircea Lucescu, fresco di esperienze vincenti con la Dinamo Bucarest. Il tecnico rumeno arrivò in Toscana come innovatore, portando una mentalità calcistica europea moderna, fatta di pressing e gioco posizionale. Tuttavia, il suo impatto fu breve: esonerato a marzo, non riuscì a imporsi in un contesto ancora legato a dinamiche tradizionali. Ma proprio da Pisa iniziò la carriera italiana di un tecnico destinato a vincere ovunque, specialmente con lo Shakhtar Donetsk.

Pochi ricordano che Gennaro Gattuso, dopo l’inizio da calciatore a Perugia e la gloria al Milan, mosse i primi passi da allenatore proprio a Pisa. Tra il 2015 e il 2017 visse due stagioni intense, culminate con una storica promozione in Serie B e una salvezza sfiorata nonostante mille difficoltà societarie. La sua grinta da mediano si riversò totalmente in panchina: squadra tosta, motivata e sempre pronta a lottare. Pisa fu il trampolino che lanciò Ringhio verso il Milan e poi il Napoli.

Tra i banchi della provincia, Giampiero Ventura ha costruito parte della sua reputazione. Anche lui ha seduto sulla panchina del Pisa, a più riprese tra la fine degli anni ’90 e i primi 2000. Amante del calcio offensivo e della valorizzazione dei giovani, Ventura fu uno dei primi a proporre un gioco fluido e moderno nel campionato cadetto. Dopo Pisa, avrebbe guidato squadre come Bari, Torino e la Nazionale italiana, con alterne fortune ma sempre con una filosofia di gioco ben riconoscibile.

UN PASSATO GLORIOSO CHE FA SPERARE PER IL FUTURO

Il ritorno in Serie A del Pisa non è solo una vittoria sportiva: è la rinascita di una squadra che ha dato tanto al calcio italiano. Oggi si scrive un nuovo capitolo, ma è giusto ricordare da dove si è partiti: da quei Simeone, Dunga, Vieri e Allegri che hanno illuminato Pisa… e poi il mondo.

A proposito di Cristian La Rosa

Cristian La Rosa. Classe ’76, ama il calcio e lo sport in generale. Segue con passione il calcio internazionale e ha collaborato con alcuni web magazine. È il fondatore, ideatore ed editore.