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Luca Badoer, quando un grazie non è mai abbastanza

Luca Badoer taglia il traguardo dei primi 50 anni oggi. Una carriera importante la sua, di talento questo ragazzo di Montebelluna ne aveva da vendere.

Ha incendiato le tappe tanto veloce è stata la sua ascesa vincente. A 22 anni la Formula 1. Poi, dev’essere stato come risvegliarsi da un bel sogno.

L’approdo nel Circus

La McLaren inizialmente sembra interessata a lui per affiancare Ayrton Senna ma inizia a tentennare e Luca nel frattempo prova la Benetton a Silverstone. Alla fine si accorda per il 1993 con il team BMS Scuderia Italia, andando ad affiancare l’indimenticato Michele Alboreto.

Se avesse immaginato di debuttare con una vettura del genere probabilmente sarebbe rimasto in F3000 per rimettere in palio il titolo appena vinto: il telaio della T93/30 è un disastro per nulla mitigato dal V12 Ferrari. Come se non bastasse, manca l’elettronica, unico esemplare sulla griglia di partenza.

Un’amarezza tra mancate qualifiche, ritiri o, ben che vada, gare concluse nelle ultime posizioni. A Imola sfiora la zona punti ma non basta nemmeno per illudersi.

La stagione termina anzitempo, dopo il gp del Portogallo, per problemi della squadra che a fine anno si fonderà con la Minardi.

Il dimezzamento dei sedili lo condanna alla panchina, ovvero gli toccano i collaudi della M194, prima vettura della scuderia di Faenza con il cambio semi-automatico.

Nel 1995 c’è di nuovo a lui al volante in gara. Indomito, arriva ottavo in Canada e in Ungheria, in Giappone è nono. Non basta, di nuovo non per colpa sua.

Al suo posto Giancarlo, per salvare la squadra, alternerà nel 1996 Fisichella, Marques e Lavaggi.

Il 27 settembre scende in pista a Fiorano per un test-sfida con altri 3 piloti italiani: Gianni Morbidelli, Pierluigi Martini e Fisico. Batte tutti ma non c’è nessun sedile Ferrari in palio: ha già firmato Eddie Irvine.

Luca però non resta a piedi.

C’è una piccola squadra di Alessandria che ha appena concluso la stagione di esordio in Formula 1, si chiama Forti Corse e ha intenzioni serie. In squadra sono arrivati Cesare Fiorio, in qualità di team manager, e Andrea Montermini, altra fulgida promessa nostrana.

Macchè.

Sfortunato come sempre, un’incomprensione con Jacques Villeneuve a 15 giri dalla fine gli costa un probabile piazzamento a punti in quel di Monaco. Per la cronaca, quel giorno tagliarono il traguardo in 4.

La stagione è un’agonia che si protrae fino al week end in Gran Bretagna, poi il team chiude i battenti.

Stavolta è a piedi sul serio.

Rewind.

Nel 1997 si accontenta nuovamente del ruolo di tester per la Minardi e partecipa ad alcune gare del campionato FIA GT, in attesa di una chiamata.

Credit: MotoRefrain

Ferrari, delizia e croce

Quella che proviene da Maranello a fine 1998 gli cambierà la vita: Jean Todt, in cerca di un nuovo collaudatore, gli propone l’incarico.

Inizia una storia lunga 12 anni.

Nel frattempo però, al gp d’Australia che inaugura la stagione 1999 Luca è di nuovo al volante di una Minardi. Sembra un testo di Venditti.

Al netto dell’appuntamento brasiliano, saltato per un infortunio, disputa la sua seconda stagione completa. Purtroppo anche l’ultima.

A Imola è ottavo, in Canada e in Francia decimo, poi domenica 11 luglio Michael Schumacher si rompe una gamba a Silverstone nel corso del primo giro e la Ferrari ha bisogno di trovare subito un sostituto da affiancare ad Irvine appena 2 domeniche dopo.

Pensano tutti a Luca, è ovvio.

Ovvio a tutti ma non alla Ferrari che decide d’ingaggiare il finlandese Mika Salo.

Senza dimenticare che lui quella F399 la conosce eccome, è lui che l’ha svezzata.

“Fu una scelta che ancora oggi non riesco a capire, perché in quel momento ero allenato e preparato, ed il posto doveva essere mio. Fu una grossa delusione di cui ancora oggi non riesco a capacitarmi.”

A Hockenheim è nuovamente decimo.

Quando si torna in Germania, stavolta al Nuerburgring, va in scena una gara schizofrenica come i cambi di meteo. Escono nell’ordine Heinz Harald Frentzen, David Coulthard e Giancarlo Fisichella mentre sono in testa. Quando Ralf Schumacher eredita il comando ha un problema alla posteriore destra.

La stessa gomma, destinata a Irvine, che i meccanici della Ferrari perderanno nella caccia al tesoro più fantozziana della storia.

Luca, fermandosi solo una volta (pur con un errore dei box che gli costa addirittura un potenziale podio) è risalito fino al quarto posto e pregusta il suo primo piazzamento a punti, con il quale oltretutto eguaglierebbe quello migliore finora ottenuto nella storia della Minardi.

Il cambio lo molla al 54°giro, quando ne mancano poco più di 10 al termine.

Piange.

In Giappone si conclude la sua carriera in Formula uno dopo 49 gran premi disputati, senza mai essere andato a punti.

Un record, suo malgrado.

Passano gli anni, la Ferrari vince e Luca prosegue instancabile nella sua missione. Ha un bellissimo rapporto con Schumacher: il tedesco si fida ciecamente delle sue indicazioni, vuole sempre il suo parere tecnico.

Va avanti trionfalmente – 6 titoli piloti e 8 costruttori – fino al termine della stagione 2008 quando vengono aboliti i test liberi in Formula 1 e il ruolo naturale di Luca è destinato ad estinguersi.

Poi, un sabato pomeriggio in piena estate 2009, Felipe Massa viene centrato dalla molla sganciatasi dalla Brawn GP di Rubens Barrichello durante le qualifiche in Ungheria: si salva ma la stagione è finita.

Montezemolo chiama Schumacher che non se la sente di declinare. Lo blocca, letteralmente, il collo.

Stavolta tocca a lui, l’ultima volta che un pilota italiano aveva guidato una Ferrari in gara era stato nel maledetto week end di Imola ’94. Allora, Nicola Larini, sostituto di Alesi, addirittura concluse secondo.

Scende in pista a Valencia, nelle prove libere rimedia 3 multe per eccesso di velocità. La F60 non è un fulmine di guerra e oltretutto dispone di un nuovo aggeggio, il Kers: è inevitabile che Luca non sia a suo agio.

In qualifica è ultimo, in gara chiude 17°, penultimo.

No, questo non è il risarcimento postumo del 1999: è un incubo.

La settimana dopo c’è Spa. Ultimo in prova, di nuovo.

Il paradosso è che nel primo settore del tracciato belga – che comprende l’Eau Rouge – risulti regolarmente tra i più veloci e qualcosa dovrà pure voler dire. Chiude 14°, nuovamente ultimo.

Esiste lo sliding doors dello sliding doors?

Vince Raikkonen sull’altra Ferrari davanti a Fisichella sulla ‘Air’ Force India – mistero tuttora irrisolto -, a Maranello rimangono basiti dalla gara del pilota romano e fanno fuori Badoer.

Credit: Motor1.com

 

Alla vigilia di Monza, pista che conosce ad occhi chiusi. Brutta storia, che giungerà al capolinea senza nemmeno un comunicato stampa. L’ultima anomalia o forse l’ultimo sgarbo.

Luca Badoer si congeda dai suoi tifosi mercoledì 8 dicembre 2010 in occasione del Motor Show a Bologna, dopo aver percorso quasi 132.000 km di test, più o meno 3 volte il giro del mondo. L’amicizia con Schumi invece non si esaurisce nel tempo, anzi.

Quando il tedesco precipita nel dramma a Meribel, Luca è tra i primi ad essere informato nonché tra le poche persone ammesse a fargli regolarmente visita.

Basta con le corse?

Non proprio. Suo figlio Brando, classe 2006, corre – velocissimo – nei kart. E ai figli, si sa, non si può mai dire ‘no’.

Tanti auguri Luca.
E grazie ancora.

A proposito di Francesco Tassi

'Uno che nasce in Emilia Romagna e impara a leggere su Autosprint ha il destino segnato. Giornalista de mutòr e ufficio stampa.'

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