ITALIA-CROAZIA UNDER 21. Quando Del Piero segnò con la maglia del Nissa

C’era una volta un’Italia Under 21 che racchiudeva l’ultima generazione d’oro del nostro calcio, in grado di vincere per 3 bienni consecutivi gli Europei di categoria: sotto la guida tecnica di Cesare Maldini, poi promosso a CT della Nazionale maggiore per i Mondiali di Francia ’98, gli Azzurrini trionfarono a Euro ’92, ’94 e ’96.

Tanti i nomi che si susseguirono con quella maglia, che spirava gioventù ma paventava già momenti di gloria. Molti di quei giocatori sarebbero stati parte integrante dell’ultima Serie A che faceva davvero sognare, quella di inizio anni Duemila, e alcuni di essi sarebbero divenuti Campioni del Mondo nel 2006, canto del cigno del pallone made in Italy.

Immaginatevi dei poco più che maggiorenni Buffon, Toldo, Tommasi, Tacchinardi, Inzaghi, Favalli, Morfeo, Albertini, Panucci, Vieri, Delvecchio, Nesta, Totti… e molti altri, dominare i campi da gioco della Giovine Europa per poi irrorare le file degli Azzurri.

Una formazione dell’Under 21 di quegli anni (non quella di Italia-Croazia)… quanti giocatori riconoscete?

In questi aurei anni Novanta della nostra Under 21 si colloca anche una partita dai risvolti abbastanza comici, memorabile più per gli aspetti di immagine e contorno che per il risultato finale (pur molto importante).

È l’ora di pranzo del 16 novembre 1994: la sfida in programma è Italia-Croazia, valida per la 3^ giornata delle Qualificazioni agli Europei del 1996. Teatro della sfida è lo stadio Marco Tomaselli di Caltanissetta, inaugurato due anni prima e capace di contenere 11.950 spettatori.

Per inseguire la super-Ucraina dei “gemelli” Rebrov e Shevchenko, l’Italia ha bisogno di far bottino pieno. Per farlo, Maldini sr. opta per lo schieramento pragmatico a lui più caro in quel contesto: una difesa a 5 assai “italiana”, un centrocampo a 3 di fisico e corsa, un tandem offensivo dove poter ruotare il fior fiore della meglio gioventù italica.

Portiere: Domenico Doardo, all’epoca al Ravenna in Serie C
Prima linea: Fabio Cannavaro (Napoli, A), Giulio Falcone (Torino, A), Salvatore Fresi (Salernitana, B), Fabio Galante (Genoa, A), Vittorio Tosto (Lucchese, B)
Mediana: Massimo Brambilla (Monza, C), Fabio Pecchia (Napoli, A), Alessio Tacchinardi (Juventus, A)
Attacco: Alessandro Del Piero (Juventus, A), Davide Dionigi (Reggiana, A)

La Croazia si presenta in Sicilia forte del tradizionale mix di furia e talento. Nella propria formazione conta ragazzi che in carriera si sarebbero ritagliati un ruolo anche nel calcio italiano (Dario Simic, Tomislav Rukavina, Milan Rapaic, Davor Vugrinec) ed europeo (Ivica Mornar).

Il turbine di “sfortunati eventi” legati a quel match inizia a pochi minuti dal teorico fischio d’inizio. Un turbine innescato dagli ospiti ma ben alimentato dai padroni di casa.

Procediamo con ordine.

I croati, nonostante fosse previsto che avrebbero giocato in blu, hanno portato divise bianche. Lo stesso colore con cui avrebbe dovuto giocare l’Italia. L’arbitro, lo spagnolo Juan Ansuategui, pensa di poter ovviare facilmente all’inconveniente: chiede agli italiani di giocare in azzurro (che del resto sarebbe anche il nostro colore principale). Il direttore di gara dà infatti per scontato che la nostra delegazione abbia munito lo staff di regolari maglie di ricambio. Ma così non è: delle casacche azzurre ci sono, ma non hanno i numeri dietro.
Che fare dunque? Vengono interpellati i dirigenti della squadra locale, il Nissa (oggi in Prima Categoria, all’epoca in Eccellenza) ed esce fuori l’idea risolutiva. La seconda maglia nissena è rossa: è fatta, l’Italia può giocare con quella!

C’è però da aspettare: le preziose divise di riserva si trovano nel magazzino dell’altro stadio di Caltanissetta, il Palmintelli. Ci pensano i vigili urbani: vanno a prelevare le casacche e le trasportano al Tomaselli, dove con un pennarello viene scancellato da ciascuna di esse lo stemma del Nissa. Gli azzurrini indossano finalmente le inedite maglie rosse e possono disputare l’incontro.

Ma non è finita…
Tutti questi siparietti sono durati circa un’oretta, durante la quale il pubblico è stato intrattenuto dall’esecuzione della popolare canzone ‘La società dei magnaccioni’ e dalla successiva lite tra Carabinieri ed Esercito su quale delle due bande dovesse suonare l’Inno di Mameli.
Il tutto sotto la supervisione dell’elicottero della Polizia, che ha partecipato alla surreale atmosfera con quelle che Vittorio Zambardino, inviato di Repubblica, definì “evoluzioni a pelo di follia”.

Dulcis in fundo, un incidente diplomatico evitato di un soffio. Dagli spalti qualcuno si è accorto che sui pennoni sventola soltanto la bandiera della UEFA, mentre sono assenti quelle delle due Nazionali. Il motivo è presto svelato: erroneamente, stava per essere issata la bandiera della Serbia al posto di quella croata. Meglio allora tenere al caldo i tricolori e limitarsi al vessillo dell’organo del calcio europeo.
Tanto per non far mancare nulla in quell’ordinario pomeriggio di follia.

 

Dunque, si gioca. L’arbitro iberico pensa bene di non essere da meno rispetto a tutti i bizzarri avvenimenti, e al 12′ s’inventa un rigore per l’Italia: azione sulla fascia destra, Falcone prova ad entrare in area dal lato corto, viene atterrato malamente da un difensore croato… mezzo metro fuori dal rettangolo dei 16 metri; ammonizione sacrosanta, ma penalty inesistente. Ad ogni modo, dal dischetto va Del Piero: portiere spiazzato, 1-0.

Ma passano appena 6 minuti e la Croazia pareggia. Mornar viene atterrato rudemente dai 25 metri, posizione centrale: a battere la punizione va Vugrinec, che col destro aggira la folta barriera azzurra – pardon, rossa – e il suo tiro fa palo-gol.

Raggiunti in men che non si dica, i giovani italiani si gettano in avanti e al 28′ trovano il 2-1: Dionigi sradica il pallone dai piedi del libero Osibov (sì, ancora qualcuno giocava col libero) e si invola di forza a marcare il nuovo vantaggio.

La Croazia persevera col suo palleggio fine e prolungato, e a tratti fa paura. Tuttavia in apertura di secondo tempo ogni speranza slava viene spenta: prima viene espulso Rukavina per un colpo proibito a Tacchinardi, e poco dopo lo stesso centrocampista juventino commette fallo ai danni di Simic, che reagisce malamente e riceve anch’egli il cartellino rosso.
Croati in 9, Italia a sfiorare ripetutamente la terza rete. Senza riuscirci.

Spreconi ma vincenti, i “ragazzi in rosso” portano a casa preziosi 3 punti.

A passare alla storia, però, sarebbero state l’odissea pre-match e l’insolita cromìa della nostra squadra.

A proposito di Nicolò Vallone

Nato 26 anni fa in Florida, ma italianissimo: una prima infanzia a Palermo, una vita a Milano, una passione per il racconto sportivo scoccata alle Scuole Medie, un 'pezzo di carta' in Lettere e uno in Comunicazione. Pubblicista dal 2015, con un paio di amici ha lanciato il progetto di storytelling su web Sportellers, e ha abbracciato La Notizia Sportiva mosso dalla voglia di viaggiare tra storie ed emozioni. Il suo re: Roger Federer. Il suo dio: Federico Buffa.

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