Adriano, lettera all’Inter: “La morte di mio padre il dolore più grande”

Lettera di Adriano ai tifosi dell’Inter: “L’esordio al ‘Bernabeu’, quella punizione dal limite: si dice che il pallone andasse a 170 all’ora!”.

Adriano è ancora oggi ricordato dai tifosi dell’Inter come un enorme rimpianto per una carriera che avrebbe potuto essere completamente diversa, se solo i problemi personali non avessero condizionato l’Imperatore nella fase clou della sua esperienza milanese.

L’ex attaccante brasiliano ha scritto una lunga lettera indirizzata ai tifosi nerazzurri e pubblicata dal club sul suo sito ufficiale: la storia di quel sinistro al fulmicotone è abbastanza semplice da raccontare.

“Avete presente il mio sinistro, potentissimo? Ecco, l’ho allenato e coltivato fin da bambino. Distruggevo le porte e diversi oggetti in casa, mamma era disperata. Anche per questo aveva deciso di portarmi al Flamengo, per iscrivermi alla scuola calcio. Bisognava pagare, però, per il tesseramento. E papà sapeva che non avevamo i soldi: non ce lo potevamo permettere. Mamma Rosilda, però, non voleva certo negarmi quel sogno: disse a papà che sarebbe stata nostra zia ad aiutarci a pagare la retta. Una bugia, a fin di bene, coperta con un lavoro extra: si mise a vendere le caramelle per strada”.

La chiamata dell’Inter fu il coronamento del sogno di approdare in Europa e l’esordio al ‘Bernabeu’ rappresentò l’apertura perfetta del cerchio.

“E sì, l’inizio è stato proprio da sogno. E rimane ancora oggi, tra mille partite e momenti, il ricordo più bello, quello a cui tengo di più. Ero arrivato da pochi giorni, mi aggregano alla trasferta di Madrid. Il 14 agosto 2001 entro al Bernabeu. Ho la maglia dell’Inter, di fronte c’è il Real. Già così, poteva bastare. E invece entro in campo. Non penso a nulla, gioco come se mi fossi trovato sul campo di terra battuta a Vila Cruzeiro. Dribbling, tunnel. Mi riesce tutto. Mi procuro una punizione, dalla panchina mi invitano a tirarla. Ricordate quel sinistro che allenavo in casa e per strada, quello che faceva impazzire mia mamma? Ecco, l’ho presentato al mondo con quella punizione, dicono andasse a 170 all’ora!”.

Nel 2004 la notizia più brutta che Adriano potesse ricevere: suo padre Almir morì improvvisamente, gettandolo nello sconforto più totale.

“Calcio, goal, emozioni. Poi però, le notizie sanno far male, come un proiettile. Arrivano all’improvviso e ti cambiano la vita. Agosto 2004, Bari. Sono in pullman con i compagni, squilla il cellulare: ‘Papà Almir è morto’. Ho pensato fosse un incubo. Ho sperato lo fosse. Non riesco a raccontarla, la disperazione di quel momento. Non ho mai provato in vita mia un dolore così grande, così insopportabile. Sono tornato a Milano di corsa, alla ricerca di un volo. Angoscia soffocante, mista alla coincidenza per Rio de Janeiro persa. E allora via, a Roma, e poi in Brasile”.

L’affetto del mondo Inter, in primis di capitan Zanetti e del presidente Moratti, lo aiutò ad uscire parzialmente dal tunnel.

“E ricordo ancora adesso gli abbracci dei compagni. L’Inter mi è stata molto vicina in uno dei momenti più difficili della mia vita. Moratti è stato come un padre per me. Non solo lui, ma anche Zanetti e le altre persone attorno a me. Sono molto grato a tutti, perché sono cose che mi porterò dentro per sempre”.

A proposito di Cristian La Rosa

Cristian La Rosa. Classe ’76, ama il calcio e lo sport in generale. Segue con passione il calcio internazionale e ha collaborato con alcuni web magazine. È il fondatore, ideatore ed editore.

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