JUVENTUS SCELTA BARICENTRO – Si è spesso discusso di quanto problematica sia la manovra offensiva della Juventus, incline poco spesso alla ricerca di un estetismo non sempre appagante e alla scarsa concretezza. Problemi, nelle ultime giornate, che si sono riversati, inevitabilmente, anche sull’intero reparto difensivo che, in diverse circostanze, ha allentato la pressione concedendo gol su errori di reparto.
Le difficoltà
A mio avviso, però, l’inclinazione negativa a cui la Juventus si era assoggettata nelle ultime uscite, era, o è, senz’altro figlia di un baricentro troppo spesso basso. Baricentro basso proponibile solo in virtù di un centrocampo dall’alto tasso qualitativo in fase di costruzione, che, ai bianconeri, attualmente manca.
Considerata tale rilevante mancanza, Allegri, proprio come nel 2016-2017, ha deciso di riproporre il 4-2-3-1. Proposta di schieramento, questa, avvenuta in circostanze diametralmente opposte a quelle della precedente gestione. Se in quella famosa annata le tre mezze punte erano stato schierate a supporto di Higuain per far coesistere Mandzukic con il tandem argentino formato dal Pipita e da Dybala, i motivi dell’attuale scelta sono finalizzate a delle carenze in mezzo al campo.
Le problematiche a cui la Juventus, dalla disfatta del famoso reparto che portò i torinesi in finale di Champions del 2015, sta riscontrando con il proprio centrocampo sono rilevanti e sotto gli occhi di tutti. Mai come gli ultimi due anni, probabilmente, il livello è stato così basso.
La svolta tattica
Lo schieramento con le tre mezze punte, che poi altro non sono se non interpreti offensivi dotati di illustre doti creative, consente al tecnico di sopperire a tali mancanze in fase di costruzione, utilizzando così i due mediani, uno e mezzo per la verità, Bentancur interamente mediano e Locatelli mezzo mediano, ma solo su richiesta, per compiti prettamente basilari quali il giro pallo ravvicinato, l’ordine, la copertura e la rottura della manovra avversaria.
Mettendo nelle mani di Dybala in particolar modo, ma degli stessi Bernardeschi, Kulusevski, la costruzione di una manovra dinamica e producente in termini realizzativi. Dinamismo maggiormente richiesto anche ai difensori, chiamati a reggere il reparto anche individualmente, soprattutto nella fluidità in cui versa oggi il calcio, in preda ad una nuova evoluzione tattica.
Modulo che concede di sfruttare meglio anche l’ampiezza tanto richiesta dal tecnico, ma, con un raggio d’azione decisamente più corto e maggiormente vicino alla porta avversaria.
Indipendentemente dalla vittoria contro la Salernitana, non sappiamo se il cambio modulo possa essere la soluzione di tutti i problemi della Juventus, perché chiaramente non è così. Ma, la squadra vista in campo a Salerno, nonostante alcuni limiti oggettivi dell’avversario, è una squadra diversa. Diversa sotto l’aspetto del pragmatismo, del palleggio e della concretezza.