Calciomercato Serie A: a volte ritornano (forse), Pereyra-Torino e Schelotto-SPAL

Dall’Argentina con nostalgia… del calcio italiano. In questi giorni si parla con insistenza del possibile ritorno in Serie A di Roberto Pereyra ed Ezequiel Schelotto, entrambi provenienti dalla Premier League.

 

Roberto Pereyra, che ha appena compiuto 28 anni, ne aveva 20 quando arrivò in Italia. L’Udinese lo prelevò dal River Plate nell’ambito della diaspora seguita alla traumatica retrocessione in B dei Millonarios.
Dopo una stagione di ambientamento, divenne titolare inamovibile nelle ultime due annate di Guidolin sulla panchina friulana. Tuttofare del fronte centro-destra offensivo, era un dribblomane che giocava o sottopunta o esterno o mezzala.

La sua duttilità conquistò Massimiliano Allegri, che lo volle alla Juventus appena ne divenne l’allenatore. Con la Vecchia Signora trovò per la prima volta una dimensione davvero importante: 35 presenze in Serie A (di cui 27 da titolare), 12 in Champions League (anche se solo 3 da titolare) e 4 in Coppa Italia (2 da titolare); con la soddisfazione del doblete scudetto-coppa nazionale e il raggiungimento della finale di Champions, persa col Barcellona a Berlino.
Non un top della rosa, non una macchina da gol e assist, ma un formidabile jolly di qualità capace di dare fluidità alla manovra. Tanto che la Juve pagò i 14 milioni del riscatto nell’estate 2015.

L’escalation di Pereyra tuttavia si troncò traumaticamente ad ottobre dello stesso anno: un infortunio muscolare alla coscia destra lo tenne fuori diversi mesi, in una spirale di ricadute che ne minò irrimediabilmente minutaggio e rendimento.
Nel 2016 allora la società bianconera, costretta peraltro a rientrare dell’esborso per Higuain, riuscì a vendere El Tucumano (come soprannominato in patria) in Inghilterra per la stessa cifra spesa a suo tempo per acquistarlo. Curiosamente, la destinazione fu l’altro club della famiglia Pozzo: il Watford, all’epoca allenato da Mazzarri.

In Premier League il guizzante argentino ha ritrovato a fatica la migliore condizione. Un altro infortunio, stavolta al ginocchio sinistro, ha rischiato di compromettere la sua esperienza britannica. Ma nel 2017-2018 è tornata finalmente la continuità: sotto la guida tecnica di Marco Silva prima e Javi Gracia poi, si è progressivamente trasformato da ala destra pura ad ala sinistra a piede invertito. Risultato: 5 reti, eguagliato il record personale nel 2012-2013 a Udine.

https://www.youtube.com/watch?v=FhOVXmAv3GQ

Giungiamo quindi al campionato in corso: Pereyra non ha ancora saltato una partita e ha già segnato 6 gol (l’ultimo dei quali, bellissimo, contro il Chelsea sarriano) superando dunque il proprio primato.
È chiaro che stiamo parlando di un giocatore nel pieno della salute e della forza calcistica. Ad essersi interessato a lui è il Torino. E non è certo un caso. Il Toro ha appena lasciato partire Roberto Soriano ed è alla ricerca di un centrocampista di qualità per Mazzarri. Già, esattamente colui che fu il primo mister del Tucumano in Premier.
Il DS granata Petrachi sta lavorando a un’operazione “triangolare” coi Pozzo: per prendere Pereyra, il Torino darebbe 20 milioni di euro al Watford e Vittorio Parigini all’Udinese.

Se l’affare si dovesse concretizzare, Mazzarri avrebbe a disposizione un elemento di indubbio spessore in grado di ricoprire tutti i ruoli tra metà campo e trequarti d’attacco.
Oltre a ciò, i tifosi torinisti potrebbero togliersi lo sfizio di vedersi consacrare nella loro squadra un calciatore che esplose nell’altra odiata sponda del capoluogo piemontese.

 

Ezequiel Schelotto ce lo ricordiamo tutti soprattutto per un gol. E che gol. L’unico realizzato con la maglia dell’Inter. Derby di ritorno 2012-2013: il Milan chiude il primo tempo in vantaggio grazie alla rete di El Shaarawy; al 26′ della ripresa l’esterno destro italo-argentino dalla lunga chioma, appena entrato al posto di Cambiasso, s’inserisce su un traversone di Nagatomo e di testa la piazza all’angolino. È la rete del definitivo 1-1. Soprattutto è uno squarcio di gioia in un’esperienza buia per Schelotto, invischiato nella mediocrità di una Inter passata dalle stelle alle stalle negli anni post-Triplete.

La sua esultanza in lacrime, sdraiato sul prato di San Siro sotto l’abbraccio di Ricky Alvarez, è una toccante e amara fotografia di una seconda metà di stagione che doveva costituire per lui il salto nell’Olimpo, e invece definì impietosamente quale fosse la sua dimensione nel nostro massimo campionato: le squadre da parte destra della classifica. Come quelle dove si era messo in evidenza (Cesena, Catania e soprattutto Atalanta, da cui era passato all’Inter nel gennaio 2013) e dove avrebbe continuato la sua vita calcistica dopo quella breve parentesi milanese: Sassuolo, Parma (unica eccezione: 6° posto in classifica e record personale di reti) e Chievo.
Con buona pace dei paragoni giovanili con Mauro German Camoranesi.

Nel 2015 si ripresenta nuovamente un’opportunità di vertice. Ma in Portogallo. Dall’Italia, Schelotto si trasferisce allo Sporting Lisbona. È un giocatore diverso da quello conosciuto fino a pochi mesi prima: realizzando pienamente l’esperimento tattico messo in atto dal tecnico Maran nelle ultime partite clivensi, arretra definitivamente il suo raggio d’azione e allo Sporting agisce da terzino. Forse un modo per distendere su un binario più lungo la sua corsa, che da sempre gli vale il soprannome El Galgo (“il levriero”).

A Lisbona però non convince appieno: per il 2017-2018 preferiscono puntare sull’italiano Piccini e l’ultimo giorno di mercato Schelotto viene ceduto per 3 milioni di euro al Brighton, neopromossa in Premier League alla ricerca di qualcuno che possa far rifiatare il 38enne capitano Bruno. È un contesto tecnico-tattico potenzialmente ideale per chi fa della falcata la sua arma principale. Difatti, dopo i primi fisiologici mesi di ambientamento, El Galgo si guadagna i gradi di titolare al posto dell’attempato capitano: 20 presenze e salvezza.

Anche oltremanica, tuttavia, le cose non vanno come sperato. Per l’edizione corrente della Premier, il Brighton ha ingaggiato il terzino destro Montoya (ex Barcellona e Valencia) e Bruno è rimasto come sua riserva. Per Schelotto non c’è spazio: alle soglie dei 30 anni di età, si ritrova ai margini della rosa e in questa sessione di mercato anela a una piazza che possa restituirgli la gioia di mangiarsi il campo e arare la fascia.
Un’offerta è stata formulata in questi giorni, e se la trattativa andasse in porto segnerebbe il suo ritorno in Serie A.
La SPAL propone un prestito con diritto o obbligo di riscatto a 3 milioni.

Nel 3-5-2 ferrarese, ideale per i corridori sulle corsie, Schelotto andrebbe a costituire una valida alternativa a Manuel Lazzari. O diventerebbe addirittura un protagonista, qualora Lazzari dovesse accasarsi subito al Napoli.

Dal biancazzurro Brighton al biancazzurro SPAL. Per provare a ribaltare una carriera piena di illusioni.

A proposito di Nicolò Vallone

Nato 26 anni fa in Florida, ma italianissimo: una prima infanzia a Palermo, una vita a Milano, una passione per il racconto sportivo scoccata alle Scuole Medie, un 'pezzo di carta' in Lettere e uno in Comunicazione. Pubblicista dal 2015, con un paio di amici ha lanciato il progetto di storytelling su web Sportellers, e ha abbracciato La Notizia Sportiva mosso dalla voglia di viaggiare tra storie ed emozioni. Il suo re: Roger Federer. Il suo dio: Federico Buffa.

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