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Abu Dhabi 2010: come perdere un Mondiale di Formula 1

Sembrava fatta, sembrava fatta
Heat – la sfida

La seconda edizione del GP di Abu Dhabi se la ricordano tutti. Soprattutto i ferraristi.

Alla vigilia dell’ultima tappa del campionato Fernando Alonso si presenta con 246 punti, otto in più di Mark Webber e addirittura quindici sul terzo in classifica, Sebastian Vettel. L’aritmetica tiene in partita pure Lewis Hamilton, lontano 24 punti dalla vetta con 25 punti teorici ancora in palio.

Sabato 13 novembre 2010 al termine delle qualifiche i contendenti sono tutti lì: Vettel in pole davanti ad Hamilton, Alonso terzo e Webber quinto. Molti, tanti, troppi si sbilanciano a proclamare l’asturiano ‘sicuro’ Campione del mondo.

Ma i punti si prendono la domenica (cit.).

E così parte la gara.

Il tempo dello spegnimento dei semafori e il giovanissimo tedesco della Red Bull scatta perfettamente tallonato da Hamilton e da Webber mentre Alonso viene sopravanzato dalla McLaren Button. Sul finire del primo giro, Michael Schumacher si gira alla curva 6, restando fermo in piena traiettoria in direzione contraria rispetto al senso di marcia: lo schiva tutto il gruppo, non Vitantonio Liuzzi che, incolpevole, centra la W01 ‘arrampicandosi’ fino a sfiorare col musetto della sua Force India il casco del sette volte campione del mondo.

Una dinamica raccapricciante rimasta sottovalutata fino alla tragedia di Bianchi. All’Halo, per intenderci, mancano ancora 8 anni.

Safety car inevitabile.

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Alla ripartenza Vettel inizia a martellare giri record mentre Alonso corre in controllo su Webber. Il fato o il trappolone si materializza al giro numero 10: l’australiano, in uscita di curva, ‘bacia’ con la posteriore destra il muretto. Niente danni strutturali alle sospensioni della RB6 ma viene richiamato ai box al giro seguente per un cambio gomme.

Al box Ferrari sono attimi frenetici: dopo consulti vari richiamano Alonso 5 giri dopo, di fatto anticipando la sosta per marcare l’australiano.
Fernando esce dalla pit lane effettivamente davanti alla Red Bull ma è dodicesimo, intasato nel traffico, dietro a vetture più lente.
Fino al muro invalicabile, Vitalij Petrov che dopo una stagione con eufemisticamente pochi sprazzi, decide di svelare al mondo il suo potenziale.

Il pilota russo non si fa intimidire dai continui attacchi della Ferrari numero 8, il tutto senza mai commettere scorrettezze. Al muretto rosso cominciano a realizzare.

Al termine del valzer dei pit stop Vettel è saldamente al comando mentre i due contendenti al titolo sono al 7° e 8° posto. Se la gara finisse così Alonso salirebbe a 252 punti, 10 in più di Webber. Ma il conto non torna perché Seb zitto zitto andrebbe a 256.

‘Se qualcosa può andare storto, lo farà’ e infatti finisce proprio così tra le urla via radio di Vettel mentre Alonso vorrebbe farsi giustizia da solo dopo la bandiera a scacchi nei confronti di quell’intruso insolente.

Capito su chi puntavano i ‘bibitari’? Per la GES Ferrari paga Chris Dyer, il capo ingegnere di pista.

Quattro anni dopo, sempre su questa pista, Fernando si congederà dalla Rossa dopo aver rincorso invano il titolo per 5 stagioni.

A proposito di Cristian La Rosa

Cristian La Rosa. Classe ’76, ama il calcio e lo sport in generale. Segue con passione il calcio internazionale e ha collaborato con alcuni web magazine. È il fondatore, ideatore ed editore.

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