Quella folle tenacia chiamata Gilles

Il 26 agosto del 1979, in Olanda, la Formula 1 assiste incredula alla tenacia di un pilota che vuole lottare per la vittoria ad ogni costo…su tre ruote

Il “luogo di sabbia”. È questo il significato di Zandvoort, meta in cui la Formula 1 disputa il Gran Premio d’Olanda. Una corsa che, nella sua storia, vanta numerose gesta divenute leggendarie. Ma, fra queste, vi è sicuramente quella compiuta da Gilles Villeneuve il 26 agosto del 1979. 

Il ‘79 per la Ferrari rappresenta un anno felice e pieno di soddisfazioni: Jody Scheckter riporta il titolo al Cavallino, riaprendo ufficialmente un’era post Lauda. Il sudafricano e Gilles formano una coppia straordinaria: due caratteri totalmente opposti che, in pista, combaciano alla perfezione. Un’armonia perfettamente sincronizzata composta da strumenti diversi.  

Villeneuve è l’eccesso per la passione per i motori, è spericolato, assetato del non limite e della velocità. Un pilota che vuole ottenere il massimo ad ogni costo, contro ogni incoscienza, contro ogni ostacolo. E lo dimostra in occasione della corsa olandese, vinta dall’australiano della Williams, il pilota Alan Jones, seguito dalla Ferrari di Scheckter e dalla Ligier di Laffite.  

Eppure, anche il canadese era in lotta per la vittoria. 

Al via, Jones è in testa, vanificando la pole position di René Arnoux. Il francese colpisce l’altra Williams di Clay Regazzoni, entrambi finiscono fuori pista e sono costretti al ritiro. All’11esimo giro, 312 T4 numero 27 passa Jones all’esterno della curva Tarzan e diventa leader del Gran Premio. Il vero show, a Zandvoort, inizia al 47esimo passaggio, quando l’australiano inizia a mettere pressione al ferrarista e lo attacca.

Gilles finisce in testacoda, ritrovandosi con una foratura alla posteriore sinistra. Ma per il canadese non è finita fino a quando non è finita: infila la retromarcia e riprende la sua corsa, ma lo pneumatico si straccia nello spazio di poche curve, danneggiando il braccetto della sospensione e le tubazioni dei freni. Non demorde, raggiunge i box su tre ruote chiedendo ai meccanici di riparare il problema e rimetterlo in pista. 

Ovviamente, l’unica cosa che ottenne fu…un ritiro, e l’esaltazione di una folla impazzita di fronte a quell’instancabile tenacia che avrebbe ammaliato gli appassionati.

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