Assen è l’Università,
Assen è la Storia,
Assen è Valentino Rossi con i suoi 8 trionfi. Il tracciato olandese rappresenta un autentico crocevia nella carriera del genio di Tavullia.
Edizione 2006.
Si corre come da tradizione ancora al sabato, è il 24 giugno. Nemmeno 48 ore prima Vale in una caduta ha rimediato due microfratture al polso destro. Partito ultimo (18°), al termine di una gara eroica chiude ottavo.
Passano 7 anni, Rossi è appena rientrato in Yamaha dopo un’amara esperienza in Ducati ed è alla caccia di un successo che lo rilanci pienamente, senza ombre, a distanza di ormai 1000 giorni dall’ultimo sigillo (gp Malesia 2010).
La lectio magistralis del Dottore ha una data precisa: sabato 29 giugno 2013. L’arrembante Marc Marquez quel giorno non può nulla e chiude secondo.
Lo stesso ordine d’arrivo si ripete nell’edizione 2015 ma stavolta tra i due si rompe definitivamente ciò che restava di un rapporto pericolosamente in bilico dopo lo scontro al gp d’Argentina.
Assen è il punto di non ritorno.
Entrata eccessiva di Marquez o furbata di Valentino?
Sta di fatto che il risultato scatena una reazione – da parte dello spagnolo – senza precedenti nella storia del motomondiale, scientifica e plateale al tempo stesso.
Passano altri due anni, è il 25 giugno 2017 e il Golden boy delle due ruote centra la vittoria numero 115 della carriera. L’ultima, al momento.
Da allora sono passati 70 GP e 4 anni ma, citando il sommo Guido Meda, stiamone certi che ‘Rossi c’è!’