Nicolas Anelka è il protagonista di un documentario su Netflix, che racconta proprio la sua vita: “Anelka: genio e sregolatezza”. Il calciatore francese racconta soprattutto i tempi al Real Madrid, trascorsi come un vero e proprio incubo, già a partire dal primo giorno.
“Dopo la conferenza stampa di presentazione, sono andato nello spogliatoio e mi sono seduto, sono stato il primo ad arrivare. Poi cominciarano a venire gli altri giocatori, dicendomi ‘questo è il mio posto’, allora io rispondevo ‘scusa, posso sedermi qui?’ e un altro arrivava e mi diceva ‘questo è il mio posto’. Questa cosa si sarà ripetuta almeno 20 volte, quindi mi sono detto ‘cosa ci faccio qui? Questa è ostilità’. Ma quello che ho vissuto quel giorno è stato solo l’inizio dell’incubo”.
Un ambiente certamente non facile quello di Madrid, ma non solo in campo. Soprattutto fuori dal campo, dove un ragazzo di 20 anni ha bisogno anche di sbagliare, di vivere la propria giovinezza…
“C’erano sacrifici da fare ed ero troppo giovane per capire. C’era così tanta pressione su di me. Ero sui giornali ogni giorno. In campo le cose non andavano bene. Non potevo avere una vita privata. Non potevo fare niente. Avevo 20 anni, non potevi camminare per strada. Tutto ciò che facevo me lo ritrovavo sui giornali la mattina seguente”.